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Tempo fa, il Foglio ha riportato alcuni documenti del garante della privacy relativi al funzionamento di Rousseau, ottenuti grazie a un nostro accesso agli atti. I documenti sono interessanti perché ci dicono qualcosa di importante su perché i voti su Rousseau sono voti a rischio
Una parte di quei documenti si concentra sulle ragioni per cui il voto su Rousseau non è sicuro. Sapete perché? Il garante lo spiega così:
“I voti espressi tramite le funzionalità di e-voting offerte dalla piattaforma vengono archiviati, storicizzati e restano imputabili a uno specifico elettore successivamente alla chiusura delle operazioni di voto....
.. consentendo elaborazioni a ritroso con, in astratto, la possibilità di profilare costantemente gli iscritti, sulla base di ogni scelta o preferenza espressa tramite il sistema operativo”.
Potrebbe bastare questo dettaglio a capire perché il voto su Rousseau non è un voto come tutti gli altri. Ma c’è un dettaglio in più confessato al garante proprio dai legali di Davide Casaleggio il 5 ottobre 2017. Sentite cosa scrive il garante
“A specifica domanda dei verbalizzanti, la parte (Casaleggio) ha fatto presente che sussiste la possibilità teorica di ricondurre, tramite altre informazioni disponibili nel sistema, il voto espresso all’identità del votante, possibilità che tuttavia non è mai stata utilizzata”
Ora: ci si chiederà, ma rispetto a ciò che ha evidenziato il garante, la piattaforma Rousseau è sempre la stessa o è cambiata? La risposta è proprio quella che pensate: i rischi di controllo remoto sono sempre lì. Buon voto a tutti. Dio non vi vede, gli altri non si sa.
Qui trovate tutto: ilfoglio.it/politica/2018/…
