Solo “walk-on”, la possibilità di diventare un membro della squadra ma senza reclutamento né borsa di studio per atleti. Dicevano che ero scarso. E poi un cittadino di origine cinese e taiwanese che vuol fare il professionista del basket, via. Non sia mai
Eppure i Golden State Warriors mi offrirono un contratto. Ma a fine stagione mi tagliarono. Tradotto, mi licenziarono.
Finii agli Houston Rockets che mi rifilarono subito ai New York Knicks.
E io sempre in panchina.
O meglio.
Il 3 febbraio ero entrato per pochi minuti e avevo fatto tre tiri.
Tutti sbagliati.
Ma il pensiero durò poco.
"Non arrendersi mai" era il mio motto. Mai.
A tre minuti dalla fine del primo quarto di gioco i Nets sono avanti. Fu in quel preciso momento che accadde l’incredibile.
Nella partita seguente, contro gli Utah Jazz, sono titolare dall’inizio.
Ma ci mancano i titolari più forti. Stoudemire e il grande Anthony, infortunato. Ma ci sono io. E questo basta. Vinciamo ancora e metto a segno 28 punti.
E vincemmo le partite successive
Mi girai verso il mister e chiesi di poter tirare un tiro allo scadere.
A voi sarebbero tremate le gambe, vero?
Non a me. Lasciai passare tutti i secondi fermo a centrocampo.
Si fermarono tutti.
E poi...
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Causa rottura del menisco la mia stagione si chiuse dopo due mesi e 26 gare da titolare.
Houston mi offrì un quadriennale da 28 milioni (28) che New York non pareggiò perché, si disse, i giocatori erano invidiosi di me.