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C’era una volta una città chiamata Utopia. In una grave crisi economica.
Cosa fanno i politici di fronte ad una crisi?
Semplice. Trovano un capro espiatorio.
Infatti oggi è un giorno particolare.
Il Parlamento ha promulgato un editto per scacciare gli ebrei dalla città.
Aizzati dai politici, i cittadini hanno trovato finalmente qualcuno con cui prendersela. La causa di tutti i loro problemi.
Per questo la cittadinanza ha aderito entusiasta al piano di epurazione.
"Una volta ripulita dagli ebrei, la città potrà rinascere a miglior vita", dicono
E così iniziò la “pulizia”. Ma ecco sorgere i primi dubbi, pur nella drammaticità dei fatti. Situazioni assurde e incredibili: ogni buon viennese infatti annovera nella propria genealogia un qualche antenato di origine ebraica.
Quindi? Che fare? Chi può restare? Chi deve andare?
Ministri che hanno un trisnonno ebreo, giornalisti cristiani con genitori dalle origini dubbie.
Le espulsioni però proseguono.
Perché, via gli ebrei, la città ritornerà agli antichi splendori.
Ma una volta espulsi gli ebrei, tutto precipita.
Le Banche e le industrie chiudono
Chiudono teatri e negozi.
Spariscono sarti, medici, avvocati, scrittori, giornalisti e artisti.
Tutto entra immediatamente in crisi.
Molti caffè chiudono, e le vivaci ragazze di Utopia rimpiangono i loro audaci e fantasiosi corteggiatori ebrei.
Utopia piomba gradualmente in una noia mortale, e nel profondo dei loro cuori i cittadini rimasti rimpiangono la loro bella città fiorente, allegra e lussuosa di prima. “Anche se con una leggera sfumatura orientale”.

Come va a finire questa storia?
Che gli abitanti di Utopia cambiano idea.
Non sono gli ebrei il problema.
E chiedono a gran voce il loro ritorno.
La storia finisce in una festosa ed entusiasta cornice di riconciliazione.
L’abbraccio fra il sindaco e il primo ebreo che ritorna in città dopo il forzato esilio.
“Il bel municipio era di nuovo illuminato, sembrava di nuovo una fiaccola ardente…fanfare, trombe.
Il Borgomastro di Utopia, signor Laberl, uscì sul balcone, sospinse in avanti un braccio benedicente e tenne un’allocuzione che cominciava con le parole: "Mio caro ebreo..."
In realtà la storia che vi ho raccontato è la trama di un vecchio film. “La città senza ebrei”.
Un film muto realizzato da Hans Karl Breslauer, quando in Austria l’antisemitismo era in forte ascesa.
Stiamo parlando del 1924.
Il film era tratto da un libro, dallo stesso titolo, dello scrittore austriaco Hugo Bettauer.
Uno dei libri più letti in Austria negli anni ’20.
Nel libro la città non si chiama Utopia, come raccontato da Hans Karl Breslauer nel film.
Nel libro la città è Vienna.
Il film scomparve all’arrivo del sonoro. Venne trovato uno spezzone danneggiato nel 1991. Nel 2015, in un mercatino delle pulci, è stato trovato l'intero film.
Grazie ad una campagna di crowdfunding la pellicola è stata restaurata. Acquisita dalla Cineteca Nazionale austriaca.
Hugo Bettauer, autore del libro, nel 1924 iniziò a pubblicare la rivista “Lui e lei, rivista settimanale di cultura del vivere ed erotismo" propagandando un più moderno diritto al divorzio, il diritto all'aborto e la depenalizzazione dell'omosessualità tra adulti.
La reazione fu violenta. Dopo una campagna di odio contro di lui, Otto Rothstock, un odontotecnico, sparò sei colpi di pistola a Bettauer che si trovava nella redazione della rivista, ferendolo gravemente.
Morirà in ospedale il 26 marzo 1925 a 52 anni.
Otto Rothstock, l’attentatore, si giustificò dicendo che lo aveva fatto per salvare la cultura tedesca dalla minaccia della degenerazione ebraica.
Il suo avvocato, Walter Riehl, un funzionario nazista, sostenne che Rothstock era sì colpevole, ma pazzo.
Otto Rothstock fu condannato ad una detenzione in manicomio criminale.
18 mesi dopo fu rilasciato perché “guarito”.
Rothstock era un nazista impenitente.
In un'intervista del 1977 alla Austrian Broadcasting Corporation, Rothstock si è detto orgoglioso di quello che aveva fatto.
Con i toni grotteschi della satira, Bettauer anticipò quello che realmente sarebbe accaduto pochi anni da lì a venire.

Lo aveva previsto, ascoltando e respirando gli umori della gente.
Aveva visto in quegli umori i veleni del razzismo, dell’intolleranza e della discriminazione.
Aveva capito tutto.
Tranne il finale.
Lui aveva scelto di far vincere il bene sul male.

Non aveva previsto che quando questi veleni continuano a serpeggiare indisturbati…
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