Thread by @JohannesBuckler

Mi chiamo Halina, nata a Varsavia il 15 settembre 1929.
Quando iniziarono i bombardamenti sulla città da parte della Luftwaffe il 1º settembre 1939, io avevo 10 anni. La nostra casa venne distrutta.
Iniziammo a vagare tra le rovine. mentre mio fratello mi faceva conoscere Dante

Fu nel ghetto di Varsavia, dove ci avevano alla fine rinchiusi, che imparai "il potere delle parole”.
In quel luogo cominciai a capire che la vita umana non era più considerata un valore. Passavamo tra un rifugio, cantine, posti di blocco.
Qual è l’ultima immagine di mio padre?

Quando i tedeschi lo fecero salire sul treno continuando a picchiarlo con calci e pugni.
E lui urlava, chiedendo pietà. E quell’immagine mi ossessiona tutte le notti.
Io bambina, lui mio papà. Finito su per un camino.
E mi chiedete di dimenticare?Mi chiedete di dimenticare?

Avessi almeno una fotografia. Niente. Neppure quella.
Eravamo rimasti soli, io, la mamma, mio fratello e sua moglie.
Ma ci presero anche noi e fummo deportati.
Avevo appena perso mio padre. Arrivati al campo vidi mia madre andare in una doccia.
Non vidi più nemmeno la mamma.

Mi chiedete di dimenticare?
Fu mia cognata a prendersi cura di me. Poi lei divenne troppo debole.
Ogni giorno le davo una parte della mia razione di cibo per tenerla in vita.
Fu inutile. Morì anche lei. Tra le mie braccia.
E mi chiedete di dimenticare?

Com’era la vita nei campi? Nelle baracche c’era troppa gente per le brande a disposizione (16 per ogni piano). Era una continua lotta per avere dello spazio. In quella parte del campo eravamo 800.
100 le scodelle che ci portavano.
La gente si uccideva per avere quella brodaglia

Non c’era solo la fame. Anche pidocchi e dissenteria. E non ci lasciavano andare in bagno.
Niente acqua per lavarsi. Niente vestiti per cambiarsi.
Non dimenticherò mai quella volta che ci tennero nude tutta la notte nel locale docce.
Mi salvai.
Perché avevano finito il gas.

E come dimenticare le 30 ore a piedi verso Auschwitz?
Rimasi lì due anni.
La cosa che mi ha sconvolto di più?
L’albero di Natale da una parte, con i canti natalizi, e poco lontano il camino del forno crematorio da dove usciva una puzza di carne bruciata.

Provate a immaginare.
Immaginate di alzarvi ogni mattina e di mettervi in riga. Qualcuno deve decidere da quale parte farvi andare.
Se vi dice a sinistra andate nelle camere a gas e a destra vi rivestite.
Non riuscite a immaginarlo?
E allora perché mi chiedete di dimenticare?

Come potrei dimenticare il 1 gennaio 1945.
Era Capodanno e non si lavorava. Mi avvicinai troppo al confine del campo per salutare un’amica. Mi spararono da una torretta. Venni colpita al braccio e poi fino al polmone. Mi portarono in infermeria.

Stavano arrivando i russi a liberare il campo e i medici delle SS furono incaricati di sparare ai malati sulle brande.
Uno di loro si avvicinò. Ma non mi uccise. Anzi se la prese con l’infermiere perché non mi aveva lavato bene la ferita.
Perché non mi uccise? Non lo so.

Alla fine della guerra sono tornata a Varsavia. Dopo la nascita di mio figlio ho ritenuto di dover raccontare al mondo quello che accadeva in quei campi.
Non è stato facile, la gente non vuole sapere.
Mio figlio mi chiese persino di coprire il numero 48693 tatuato sul braccio.

Ho perduto mia madre, mio padre, i miei fratelli, mia cognata e mi chiedete di fare finta di niente?
Mi chiedete di stare con chi appoggia movimenti di odio verso altre persone? A me, che ho vissuto dai 10 ai 16 anni nei lager di Majdanek, Auschwitz, Ravensbrück e Neustadt-Glewe?

Sì, sono quella Halina, Halina Birenbaum.

"Ho sofferto troppo per stare con persone che propagano idee per le quali ho perso la mia famiglia e l'infanzia"

"Avevo dieci anni, ora ne ho quasi 90 e loro stanno tornando".

Immaginate di alzarvi ogni mattina e di mettervi in riga.
Qualcuno deve decidere da quale parte farvi andare.
Se vi dice a sinistra andate nelle camere a gas e a destra vi rivestite.
Non riuscite a immaginarlo?
E allora perché mi chiedete di dimenticare?