Thread by @JohannesBuckler

“Sa perché mi ritrovo in questa situazione? Perché ho fatto quello che voi mi avete insegnato: dar da mangiare agli affamati”.
E poi lo avevo abbracciato.
Don Vittorio era stato svegliato quando era ancora buio.
Poi lo avevano accompagnato nella mia cella.

Era la notte tra il 21 e 22 dicembre 1943.
Mi chiamo Michele Del Greco, pastore, richiuso nel carcere dell'Abbazia di Santo Spirito a Sulmona.
Il 27 novembre il Tribunale tedesco di guerra a Sulmona mi ha condannato a morte.
Che ho fatto di così grave?

Tutto era cominciato all'indomani dell'8 Settembre 1943, con i tedeschi in arrivo a Sulmona.
Rocco Santacroce, con il grado di maggiore, era assegnato al campo di concentramento di prigionieri di guerra alleati, il campo 78, istituito nei pressi della Badia di Sulmona.

Aveva ordini precisi. Disobbedì.
Fece spalancare i cancelli del campo liberando 3.800 prigionieri inglesi.
Poi erano arrivati i tedeschi e avevano iniziato azioni di rastrellamento per cercare di catturare gli inglesi evasi dal campo.

Sì, sapevo cosa stavo rischiando. Per i civili che aiutavano e nascondevano evasi era prevista la pena di morte.
I tedeschi erano stati chiari. Io facevo il pastore ad Anversa degli Abruzzi, un piccolo paesino di montagna. Gli inglesi passavano di lì cercando di raggiungere Roma

Fu così che misi a disposizione la mia masseria per molti inglesi disperati.
E così fecero altri pastori e contadini.
Non so chi avvisò i tedeschi. So solo che un bel giorno fui catturato da una pattuglia tedesca mentre tornavo alla masseria dove tenevo nascosti 15 prigionieri.

Era il 20 settembre 1943.
I tedeschi trovarono pure il quaderno dove avevo annotato i nomi dei fuggiaschi che avevo aiutato. In totale 56.
La motivazione della mia condanna a morte? "Intelligenza con il nemico, inosservanza dei bandi militari e aiuto ai prigionieri di guerra".

E ora sono qui in cella. E aspetto.
Don Vittorio mi ha comunicato che la mia domanda di grazia non è stata accolta.
Allora ho preso un paio di fogli da un quaderno a quadretti e ho scritto alla mia Carminuccia e ai miei quattro figli.

La pena di morte mediante fucilazione del pastore abruzzese Michele del Greco fu eseguita il 22 dicembre 1943 tra le sei e le sette del mattino nel cortile interno del carcere.
Uno dei tanti abruzzesi uccisi dai nazisti.

Due mesi prima, il 20 ottobre 1943, alle 8 del mattino, davanti al muro del cimitero di Sulmona erano state fucilati, per lo stesso motivo, i due fratelli Giuseppe e Antonio D’Eliseo di Roccacasale, il loro nipote Antonio Taddei e l’amico Giuseppe De Simone di Pratola Peligna.

Civili italiani, in questo caso uomini e donne dell’Abruzzo, passati per le armi con la specifica accusa di aver “aiutato e favorito” dei fuggiaschi.
Colpevoli, come molti altri italiani, di “dividere il pane che non c'era”.

Grazie a @Ferula18 per avermi ricordato la storia di Michele del Greco.
Ucciso, come molti altri, solo per aver “dato da mangiare agli affamati”.