Thread by @CarloStagnaro

[mini-thread] Della decisione di @mattiafeltri di non pubblicare un articolo di @lauraboldrini sapete già tutto. C’è però una questione che merita di essere messa in luce: è corretto parlare di #censura? 1/n

Il termine è stato evocato dalla stessa @lauraboldrini, che ha definito “non accettabile” la decisione del direttore @HuffPostItalia ilfattoquotidiano.it/2020/11/26/bol… 2/n

Sui social c’è stato il consueto crescendo polemico, e amen, ma mi ha particolarmente colpito la dichiarazione di Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti primapaginanews.it/articoli/verna… 3/n

Verna ha scritto che “lascia basiti la notizia della censura” e ha ribadito che “I principi della libertà di stampa sono sacri in Italia, in Europa e in tutto il mondo democratico” 4/n

#Feltri ha risposto che “Al pari di ogni direttore, ho facoltà di decidere che cosa va sul mio giornale e che cosa no. Se questa facoltà viene chiamata censura, non ha più nessun senso avere giornali e direttori” huffingtonpost.it/entry/risposta… 5/n

Ci sarebbe poco da aggiungere, ma quel poco voglio dirlo. La parola “censura” ha un significato preciso, cioè: “Esame, da parte dell’autorità pubblica… degli scritti o giornali da stamparsi… che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione” treccani.it/vocabolario/ce… 6/n

La censura è un attributo dell’autorità politica. Mattia Feltri, l’ultima volta che ho controllato, non rivestiva cariche pubbliche. Ha semplicemente esercitato la sua funzione di direttore 7/n

Nei paesi liberi, la risposta alla censura non è l’obbligo di pubblicare tutto: è la libertà di stampa. E, infatti, Boldrini ha potuto pubblicare il suo post altrove ilmanifesto.it/la-gogna-media… 8/n

Proviamo a prendere sul serio Boldrini e Verna: un direttore che decide quali articoli ospitare sulla sua testata è colpevole di censura. Ne segue, quindi, che l’assenza di censura coincide con l’obbligo di un direttore di fare da buca delle lettere e pubblicare tutto 9/n

Supponiamo, allora, che Feltri riceva una proposta di articolo secondo cui, all’origine dei nostri problemi, c’è il complotto demo-pluto-giudaico-massonico e che porti come prova gli infami protocolli dei savi di Sion (nulla che non si sia visto: ansa.it/sito/notizie/p…) 10/n

Accusereste Feltri di censura se ne rifiutasse la pubblicazione? Credo di no. Anzi, lo accusereste di negazionismo (o quantomeno collateralismo coi negazionisti, quelli veri, quelli a cui il termine dovrebbe essere riservato) se si comportase altrimenti 11/n

Come uscirne? Una risposta potrebbe essere che Feltri ha l’obbligo di pubblicare tutto ciò che è gradito (a chi?) e l’obbligo di rigettare tutto ciò che è sgradito (a chi?). Ma ciò presuppone un potere pubblico che detti i canoni del vero e del falso, cioè… la censura! 12/n

Tra i tanti commenti assurdi che ho letto, il più incredibile diceva “cose del genere non succedono neanche in Corea del Nord” (non ricordo l’autore). E’ assolutamente corretto, ma nel senso opposto a quello inteso 13/n

In Corea del Nord non ci sarebbe Mattia Feltri, non ci sarebbe l’Huffington Post (che ha rifiutato l’articolo) e non ci sarebbe il Manifesto (che invece l’ha accettato). Ci sarebbero solo le informazioni gradite al regime 14/n

In altre parole, la libertà di Feltri di decidere cosa non pubblicare è l’altra e inestricabile faccia della sua (e altrui) libertà di scegliere cosa pubblicare. E’ l’essenza stessa della libertà di stampa 15/n

Quella stessa libertà di stampa che consente a ciascuno di noi di farsi una propria idea e di ritenere che @mattiafeltri è un ottimo direttore e ha fatto bene; oppure che è molto bravo ma ha sbagliato; oppure che proprio non ci sa fare 16/n

Quella stessa libertà di stampa che consente a ciascuno di noi di essere lettori affezionati dell’@huffpostitalia, oppure occasionali oppure di detestarlo e non puntare mai il browser in quella direzione 17/n

Fa davvero impressione, dunque, che il capo dell’Ordine dei giornalisti – tra tutti – abbia condannato quello che è il cuore della #libertà di stampa, cioè del valore che, più di tutti, lui dovrebbe conoscere, praticare e difendere 18/n

Ma fa ancora più impressione che egli dimostri di non conoscere il significato delle parole che usa. Le parole sono importanti, e questa è l’unica lezione di una vicenda della quale, per il resto, possiamo serenamente dimenticarci n/n