Il CineThread del venerdì è su David #Fincher che da oggi arriva su Netflix con il suo 11° film, "Mank". 58 anni, di cui quasi 40 all'insegna del grande cinema: qui eccolo ancora teen-ager, in mezzo a centinaia di altri nomi, nei titoli di coda de "Il ritorno dello Jedi" (1983).
Prendiamo un grande momento da ognuno dei 10 film precedenti di #Fincher: per esempio, i titoli di testa li prendiamo da "Millennium - Uomini che odiano le donne" (2011, voto 7,5), con "Immigrant Song" secondo Trent Reznor. Semplicemente, una bomba.
L'atmosfera malsana che permea ogni film di Fincher raggiunge uno dei suoi vertici in "The Game" (1997, voto 7), sceneggiatura un po' cervellotica in cui la regia è fondamentale per tenere tutto insieme, dando vita a momenti inquietanti come questo.
Anche nel suo film d'esordio nonché suo film peggiore - il cupissimo "Alien³" (1992, voto 5) girato a 28 anni e ammazzato dalla produzione - ci sono perle e virtuosismi come la soggettiva del Mostro che insegue i detenuti della colonia penale nei cunicoli della fonderia.
E anche in una bagattella come "Panic Room" (2002, voto 6,5) la classe, la misura e il perfezionismo di #Fincher sono fuori discussione, così come l'eleganza della fotografia: vedere per credere quest'incendio blu di cui finisce vittima il povero Jared Leto.
Il seducente e avvolgente "Gone Girl" (2014, voto 7,5) poggia su un ritmo infallibile tenuto per due ore e mezza con colpi di scena, cambi di prospettiva e un'ambiguità senza fondo che ci accompagna fino alla fine: il più classico degli universi fincheriani.
Sì, Fincher di solito non tratta benissimo le donne. Una luminosa eccezione è Cate Blanchett ne "Il curioso caso di Benjamin Button" (2008, voto 7), splendida controparte della love-story impossibile di Brad Pitt, nel suo film più classico e romantico.
Esatto, Fincher è solitamente infallibile nei casting: valga per tutti Kevin Spacey (Seven, 1995, voto 7,5), una delle entrate in scena più clamorose della storia del cinema. Per aumentare l'effetto sorpresa, Fincher non aveva messo il suo nome nei titoli di testa.
Freddo, clinico, al limite dell'anaffettivo, Fincher ha una sua maniera particolare di giocare col pubblico: i fotogrammi nascosti di Brad Pitt/Tyler Durden all'inizio di "Fight Club" (1999, voto 7,5) sono l'esempio più famoso.
Insomma, cos'è il "Fincher touch"? E' quella maniera di combinare creatività, tecnologia, effetti speciali, intuito, senso del ritmo e follia, tanto da inventarsi una sequenza memorabile come mai nessuno ne aveva dedicate al canottaggio in "The Social Network" (2010, voto 7,5).
Manca solo un finale. Lo prendo da quello che personalmente considero il suo capolavoro, "Zodiac" (2007, voto 8), 2 ore e 37 minuti di indagine ossessiva attorno al serial killer che terrorizzò San Francisco. Con un'ultima scena indimenticabile (spoiler!).
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"Se Dio esiste, spero che abbia una buona scusa". Celebriamo gli 85 anni del sommo #WoodyAllen, uno dei massimi filosofi del Novecento, con una galleria minima di nomi, cose e categorie dello spirito che gli sono servite per fulminarci con una battuta.
Anatomia. Lo straordinario episodio finale di "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)" (1972), ambientato all'interno del corpo umano durante un rapporto sessuale, vale più di ogni trasmissione scientifica.
Avvocati ("Amore e Guerra", 1975). "Sarò giustiziato domattina alle 6: me ne dovevo andare alle 5, ma ho un avvocato in gamba".
50 anni fa, dalla Gazzetta dello Sport del #29novembre 1970, la classifica dei capelloni della serie A, inzigata dal sospetto, venuto a qualcuno in redazione, che "il maggior numero di capelloni in formazione dovesse coincidere con le peggiori prestazioni sportive".
Fino a qualche giorno prima comandava la #Fiorentina con otto giocatori che portavano "i capelli lunghi fino alle spalle o spioventi sulle orecchie, insomma sufficientemente lunghi da apparire femminei".
Ma il 24 novembre il presidente viola Nello Baglini, spaventato dal pessimo avvio di stagione dei suoi, ha obbligato tutti i giocatori ad accorciarsi i capelli, riportando così la disciplina, "perché gli pareva che ormai a tutto pensassero tranne che a giocare bene al calcio".
Le 10:10 mi sembrano l'orario ideale per un #Maradona-Thread in 10 capitoli nel nome di D10S: a cominciare dal suo unico gol in maglia azzurra al minuto 10, in Napoli-Juventus 3-0 di Coppa UEFA 1988-89, che era anche il suo gol numero 10 nelle Coppe Europee.
In Serie A #Maradona ha fatto gol a 24 squadre su 25, dal Milan al Cesena: l'unica a cui non è mai riuscito a segnare è il Lecce, affrontato invano ben 7 volte. E in uno di quei Napoli-Lecce arrivò anche il primo gol in serie A di un certo Antonio #Conte...
I due portieri che sono riusciti a parare due rigori a #Maradona: il povero Giuliano Giuliani che lo ipnotizzò due volte a Verona prima di vincerci uno scudetto insieme nel 1990, e lo jugoslavo Tomislav Ivkovic che lo stregò per due volte in un anno, con lo Sporting e a Italia90.
Stasera Zinedine #Zidane torna a San Siro per la seconda volta da allenatore (la prima volta nel 2016, quando ha vinto la sua prima Champions). Mini-thread sulle 11 precedenti volte da giocatore, 4 contro l'Inter e 7 contro il Milan (nella foto, due Europei e due Mondiali).
1. Milan-Bordeaux 2-0, 5 marzo 1996. Titoli di giornale poco fantasiosi: "Baggio si beve il Bordeaux". Nemmeno Capello può immaginare cosa li aspetta al ritorno, quando Galliani e Braida si faranno abbagliare da Dugarry e porteranno a Milanello il francese sbagliato.
2. Inter-Juventus 0-0, 9 marzo 1997. Nella partita del famoso gol annullato a Ganz da Collina, Zizou fa semplice atto di presenza: il suo unico lampo è quest'azione prolungata conclusa con un assist per Nick Amoruso che meritava miglior sorte.
Alle 22 di domenica #18novembre 1990, 30 anni fa, andava in onda su Italia1 la prima puntata di #MaiDireGol. MEGA-THREAD in 30 capitoli al limite dell'impossibilesu uno dei più grandi programmi della storia della tv italiana, cercando di fare spazio a ogni comico e ogni rubrica.
1) La rubrica che c'è sempre stata, fin dal 1990: "Vai col liscio", titolo diventato proverbiale, quando c'erano la possibilità e la volontà di prendere in giro le stelle della serie A infierendo sul loro mestiere di calciatori. E loro non se la prendevano.
2) Analoghe finalità aveva Il "Pippero" (dal titolo di una canzone degli Elii), il peggior undici titolare secondo le medie voto della Gazzetta. Anch'esso improponibile oggi, con probabili chiamate dei direttori sportivi o dei procuratori entro 40 secondi dalla messa in onda.
Proviamo a capirci qualcosa sul cosiddetto "caso #Lazio", che esiste e sottolinea un conflitto procedurale che andrebbe risolto il prima possibile, ma - al momento - non sembra ancora possedere i crismi del complotto: né anti-Lazio, né pro-Lazio.
L'impiccio nasce a causa del fatto che la Lazio fa processare i suoi test al Laboratorio Futura Diagnostica di Avellino, invece che ai laboratori Synlab come fanno l'UEFA e molte squadre di serie A. Il motivo lo spiega Lotito oggi su Repubblica.
Dunque il 26 ottobre, prima della trasferta a Bruges, Immobile risulta positivo ai test molecolari Synlab-UEFA. Prima leggerezza del club: febbricitanti, Strakosha e Lucas Leiva non si sottopongono ai test perché già esclusi in partenza dal gruppo-squadra che giocherà a Bruges.