Dicevamo: il Mondiale 1982 andrebbe insegnato nelle scuole. Appunto: chiedi chi era #PaoloRossi e del racconto a lieto fine più bello del Novecento italiano. Thread in venti capitoli, come il numero di maglia che l'ha reso immortale.
01. Gli anni Settanta di Pablito finiscono nel veleno: il 30 dicembre 1979 segna due gol in Avellino-Perugia, protagonista di un match che si scoprirà essere stato combinato e orientato sul 2-2 da un gruppo di magliari di Roma che si sono inventati il torbidume del Totonero.
02. Viene processata la crème del calcio italiano. Shock enorme. Rossi (che negherà sempre) viene squalificato per due anni, salta l'Europeo 1980, si sposa e viene contattato da Boniperti che lo porta alla Juve nel 1981, nonostante abbia ancora 12 mesi di squalifica da scontare.
03. Un altro che non lo molla mai, che lo carica e lo rincuora sempre, è Enzo Bearzot. "Guarda che ti porto al Mondiale". Torna in campo il 2 maggio 1982 a Udine, terzultima di campionato. La Juve vince 5-1, lui segna di testa il terzo gol. Può bastare per una convocazione?
04. Bearzot pensa di sì: per chiamarlo e proteggerlo da concorrenze interne, lascia a casa il capocannoniere Pruzzo in luogo del più tenero Selvaggi. Clima tesissimo: il ct schiaffeggia una tifosa di 20 anni che lo insulta per non aver convocato nemmeno Beccalossi.
05. Prima partita, Italia-Polonia 0-0. Buon primo tempo in cui Rossi sfiora il gol di testa, ripresa che persino Nando Martellini definisce "squallida". Ma sull'Italia c'è zero fiducia, quindi il risultato viene accolto con favore. Certo, se avessimo un centravanti.
06. Seconda partita, Italia-Perù 1-1. Partita tremenda. Le sostituzioni sono due (altro che cinque), eppure Bearzot toglie Rossi già all'intervallo, cambiandolo con Causio. E' in condizioni impresentabili. I giornali infieriscono su di lui e sul ct.
07. Terza partita, Italia-Camerun 1-1. Passiamo con tre pareggi e una prestazione talmente scabrosa da alimentare per anni chiacchiere e sospetti. Rossi continua a non stare in piedi, manca di testa una facile occasione, i giornali infieriscono con squallide illazioni private.
08. Italia-Argentina 2-1. Cambia il mondo. Gentile su Maradona, un'Italia più energica e reattiva, pungolata dalle critiche e dal silenzio stampa. L'unico che non gira è ancora Rossi, che spara addosso a Fillol la palla del 2-0 (ma cinque secondi dopo segna Cabrini...).
09. Italia-Brasile, 5 luglio 1982. Dobbiamo vincere. All'alba della partita Tardelli serve a Rossi un gran pallone da calciare al volo di sinistro nel cuore dell'area. Esecuzione di Pablito indecorosa, un liscio goffo seguito da una caduta sgraziata. Ma dove vogliamo andare...
10. Tre minuti dopo. Azione brasiliana di Bruno Conti, cross stupendo di Cabrini, inserimento a radar spenti di Pablito sul secondo palo, perso da tutti, trascurato da tutti, dal mondo intero. 1-0.
11. Poco dopo pareggia Socrates. Brasiliani danzerecci, sussiegosi e spocchiosi. Tutto il contrario di Pablito, attraversato da corrente elettrica. Al 25' ruba palla e fulmina di destro il malcapitato Valdir Peres, il mediocre portiere della Seleçao.
12. Ripareggia Falcao con un gol sublime, nelle maledizioni di un Paese riunito davanti alla tv di lunedì. 74', calcio d'angolo, mischia, tiro dal limite, zampata di Rossi, ancora Rossi, tre volte Rossi, tuttora l'ultimo capace di fare tripletta al Brasile in un Mondiale.
13. Semifinale al Camp Nou, ancora Italia-Polonia. Ormai siamo sulle nuvole, la palla sbatte sui nostri piedi, stinchi, menischi per ordine superiore. Così Pablito segna l'1-0 ancora in trance agonistica, e la Polonia senza Boniek può solo prenderne atto.
14. La famosa palla di Bruno Conti su cui c'è scritto semplicemente "basta spingere", e #PaoloRossi che spinge. Troppo facile per una semifinale Mondiale, troppo facile se stai volando.
15. 11 luglio 1982. Lo stato di grazia prosegue e nobilita anche i piedi di Claudio Gentile, autore di un magnifico cross a giro di destro di cui oggi non sarebbe capace alcun terzino italiano. Alla fine dell'arcobaleno c'è sempre, immancabilmente, Paolo Rossi da Prato.
16. Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo. "Quanto ci avete creduto?", gli domanda Gianfranco De Laurentiis. "Ci abbiamo creduto e non ci abbiamo creduto!".
17. Gianni Minà li invita tutti in studio, sfilano i dirigenti, le star della tv, il bagno di folla popolare. "Qual è stato l'avversario che vi ha messo più in difficoltà". La risposta è illuminante.
18. A fine dicembre 1982 #PaoloRossi diventa il primo della storia a vincere Mondiale, titolo di capocannoniere e Pallone d'Oro. Precede di 51 voti Alain Giresse del Bordeaux, al terzo posto c'è Boniek, suo compagno di squadra insieme a Zoff (ottavo) e Platini (nono).
19. L'estate del 1982 torna oggi a riscaldare questo triste e grigio giorno di dicembre. Un Paese ingenuo, felice di essere felice dopo anni tremendi, che sorride canticchiando il testo di "Son tutti figli di Bearzot", cover di "Da Da Da" dei Trio.
20. Paolorossi è lì per sempre, eroe popolare di una storia a lieto fine che è la quintessenza dell'Italia migliore. Ogni tanto in questi anni, in uno stadio illuminato, qualcuno ha cantato la verità: #PaoloRossi era un ragazzo come noi".

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4 Dec
Il CineThread del venerdì è su David #Fincher che da oggi arriva su Netflix con il suo 11° film, "Mank". 58 anni, di cui quasi 40 all'insegna del grande cinema: qui eccolo ancora teen-ager, in mezzo a centinaia di altri nomi, nei titoli di coda de "Il ritorno dello Jedi" (1983).
Prendiamo un grande momento da ognuno dei 10 film precedenti di #Fincher: per esempio, i titoli di testa li prendiamo da "Millennium - Uomini che odiano le donne" (2011, voto 7,5), con "Immigrant Song" secondo Trent Reznor. Semplicemente, una bomba.
L'atmosfera malsana che permea ogni film di Fincher raggiunge uno dei suoi vertici in "The Game" (1997, voto 7), sceneggiatura un po' cervellotica in cui la regia è fondamentale per tenere tutto insieme, dando vita a momenti inquietanti come questo.
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1 Dec
"Se Dio esiste, spero che abbia una buona scusa". Celebriamo gli 85 anni del sommo #WoodyAllen, uno dei massimi filosofi del Novecento, con una galleria minima di nomi, cose e categorie dello spirito che gli sono servite per fulminarci con una battuta.
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29 Nov
50 anni fa, dalla Gazzetta dello Sport del #29novembre 1970, la classifica dei capelloni della serie A, inzigata dal sospetto, venuto a qualcuno in redazione, che "il maggior numero di capelloni in formazione dovesse coincidere con le peggiori prestazioni sportive". Image
Fino a qualche giorno prima comandava la #Fiorentina con otto giocatori che portavano "i capelli lunghi fino alle spalle o spioventi sulle orecchie, insomma sufficientemente lunghi da apparire femminei". Image
Ma il 24 novembre il presidente viola Nello Baglini, spaventato dal pessimo avvio di stagione dei suoi, ha obbligato tutti i giocatori ad accorciarsi i capelli, riportando così la disciplina, "perché gli pareva che ormai a tutto pensassero tranne che a giocare bene al calcio". Image
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26 Nov
Le 10:10 mi sembrano l'orario ideale per un #Maradona-Thread in 10 capitoli nel nome di D10S: a cominciare dal suo unico gol in maglia azzurra al minuto 10, in Napoli-Juventus 3-0 di Coppa UEFA 1988-89, che era anche il suo gol numero 10 nelle Coppe Europee.
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2) Analoghe finalità aveva Il "Pippero" (dal titolo di una canzone degli Elii), il peggior undici titolare secondo le medie voto della Gazzetta. Anch'esso improponibile oggi, con probabili chiamate dei direttori sportivi o dei procuratori entro 40 secondi dalla messa in onda.
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