Nel thread di ieri sera, che potete leggere nel link sotto, vi ho raccontato perché sono arrivato alle Termopili.
E come ha aggirato i greci grazie a un certo Efialte che mi ha rivelato un sentiero nascosto tra le montagne. Andiamo avanti.
bit.ly/39m9e3j
Anni fa i Focesi hanno costruito un muro alle Termopili per difendersi dai Tessali. Quando i miei uomini sono andati in avanscoperta hanno visto alcuni greci “intenti in parte a compiere esercizi fisici in parte a pettinarsi le chiome”.
Il resto allora è dietro quel muro.
Ho saputo che dopo varie consultazioni Leonida ha preso la decisione di rimandare indietro il grosso dell’esercito greco rimanendo con i suoi 300 spartani e i 700 opliti tespiesi a difendere le Termopili.
Un sacrificio per permettere loro la ritirata?
Se è così è un folle.
Credo sia inutile raccontare per filo e per segno quello che è accaduto. Conoscete bene la storia.
Leonida è caduto verso mezzogiorno, ma i greci sono riusciti a sottrarlo a noi persiani per ben 4 volte, ritirandosi sulla collina.
E’ ancora Erodoto a raccontare com’è finita.
I greci si ritirarono “verso la parte stretta della strada e, oltrepassando il muro, andarono a prendere posizione sulla collina…mentre si difendevano accanitamente con le spade, con le mani e con i denti, i barbari (cioè noi persiani) li seppellirono con i dardi”. Image
Fine del racconto. Alcune considerazioni.
Sul sacrificio di Leonida e dei suoi 300, Erodoto scrive che il re spartano “licenziò” il grosso dell’esercito greco perché “desiderava assicurare la gloria di quell’impresa soltanto a Sparta”. C’è da credergli?
Quindi le Termopili solo un fatto privato spartano?
Sicuramente fu la versione ufficiale di Sparta, che aveva imparato nei litigi da guerra fredda con Atene l’arte della propaganda. Ed ora una domanda sorge spontanea.
Era proprio necessario quel sacrificio?
Nessuno mette in discussione il coraggio di Leonida e dei suoi uomini, ma perché sacrificare il fior fiore della gioventù spartana? E ancora.
E’ risaputo che esisteva sì “una tregua sacra”, ma era solo per avere il maggior numero di partecipanti ai giochi. Image
Perché usarono quel pretesto per non partecipare in massa a quell’impresa? Secondo ragionevoli calcoli sarebbero bastati 15.000 uomini per fermare Serse. Erodoto lo dice chiaramente. I greci erano lì per “fermare” i persiani, non per “rallentare” i persiani.Con così pochi uomini?
E se erano lì per “fermare” i persiani, di chi sono le responsabilità per quello che è accaduto?
Dei peloponnesiaci? Degli stessi spartani?
Non parlo solo per le Termopili, ma successivamente per l’invasione dell’Attica, la conquista di Atene e l’incendio dei suoi templi.
Con il giusto numero di uomini sarebbe bastato resistere per un po’ di giorni per sconfiggere quell’imponente massa di uomini al comando di Serse.
Come avrebbe fatto con i rifornimenti?
Con il cibo e l’acqua, per esempio, per uomini e animali.
Come andò a finire la guerra lo sapete.
La flotta persiana ammassata nel Pireo e la flotta greca al comando di Temistocle a Salamina.
Dove avvenne lo scontro. Vittorioso per i greci.
Come la successiva e definitiva battaglia di Platea. Image
In questi threads è stato Serse in prima persona a raccontare la sua versione dei fatti.
In realtà ciò è impossibile, perché non esiste un resoconto di fonte persiana.
I resoconti delle battaglie persiane sono arrivati a noi grazie allo storico Erodoto. Una fonte greca. Image
Attendibile? Diciamo che a quei tempi la verità storica non aveva lo stesso significato di oggi.
La storia aveva una funzione educativa, nessuna ricerca spasmodica delle fonti. Erodoto non consultava documenti o archivi. Solo per “sentito dire”.
Comunque sempre in buona fede. Image
Ora.
Se la battaglia delle Termopili ha solo una versione, quella greca, esiste una battaglia della storia antica documentata in ogni suo dettaglio da entrambi gli schieramenti?
La risposta è sì, esiste.
Dalla strategia militare alle armi impiegate nei combattimenti. Image
La battaglia in questione venne combattuta sulle rive del fiume Oronte, nell'attuale Siria, nel 1275 a.C. e contrappose le due più grandi potenze del Vicino Oriente antico: l'Egitto di Ramses II e le forze ittite di Muwatalli II. Image
Quella battaglia, la battaglia di Qadeš per intenderci, fu l'ultima di una lunga serie di guerre tra i due regni e quella dove venne impiegato il maggior numero di carri da combattimento trainati da cavalli (si racconta di circa 5000/6000 carri). Image
Ora non starò a raccontarvi la vita di Ramses II, terzo sovrano della XIX dinastia, nipote di Ramses I, figlio di Seti I.
O del suo nemico, Muwatalli II, sovrano ittita che regnò dal 1295 al 1272 a.C., succedendo al padre Muršili II. ImageImage
E nemmeno di come si svolse la battaglia.
Rispetto alle guerre persiane, di cui abbiamo solo una versione, abbiamo detto che qui abbiamo un’informazione completa. La battaglia è infatti ben documentata, sia da parte degli egizi, sia da parte degli ittiti. Image
Volete sapere come è andata a finire?
Beh, non so come dirvelo.
In realtà, ancora oggi, non sappiamo nemmeno chi l’ha vinta quella battaglia.
Il "giornale" egiziano, conosciuto con il nome di Poema di Qadeš, racconta di una clamorosa vittoria del faraone Ramses II. Image
Ma più che un resoconto, è un'opera puramente propagandistica delle gesta del loro sovrano.

Lo stesso vale per l'altra parte.
Infatti sono stati trovati documenti ittiti che attestano la loro grandissima vittoria sugli egizi in quella battaglia. Image
Insomma, già allora ognuno la raccontava a modo suo. Però in quel caso con lieto fine.
I due regni, dopo quella battaglia, firmarono un trattato per una vera e propria alleanza.
I due sovrani si giurarono a vicenda buona pace e fraternità eterna.
Tornando però alle Termopili.
Quello stretto passaggio racchiuso tra mare e monti, non esiste più. Il panorama è molto cambiato.
A ricordare quel sacrificio c’è però una pietra con uno dei più celebri epitaffi. Image
«O straniero, dì a Sparta che qui noi giaciamo obbedienti alle sante leggi della patria» (Simonide, poeta lirico greco).

Però la domanda rimane. La battaglia delle Termopili.
Una sconfitta gloriosa o un sacrificio inutile? Image

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11 Jan
Esagerato. Parlo dello storico Erodoto, considerato da Cicerone come il «padre della storia».
Secondo lui oggi il mio esercito è composto da oltre cinque milioni di uomini tra guerrieri e personale di supporto.
In più ho 1.207 triremi e circa 3.000 navi da trasporto.
Ma dai.
Siamo tanti, non discuto, ma mai quel numero.
Messi su una strada sola, fossero cinque milioni di uomini, oggi l’avanguardia sarebbe qui alle “porte calde”, mentre la retroguardia ancora ai confini della Persia.
Assurdo.
Come potrei sfamare e dissetare milioni di uomini?
Sinceramente non mi sono messo a contarli uno per uno, ma penso di aver a disposizione circa 200.000 uomini e circa 1.000 navi tra triremi e trasporto.
Un bell’esercito comunque.
Sufficiente per fare quello che non è riuscito a mio padre.
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8 Jan
Che ci faccio seduto su una panchina negli spogliatoi dello stadio “The Dell”, lo stadio dei Saints?
Semplice.
Perché questo è il mio stadio. E il Southampton la mia squadra. La squadra dove gioco da sedici anni ormai.
E oggi sono triste, molto triste.
E' passato più di un secolo. Questo stadio infatti è stato costruito esattamente 103 anni fa, nel 1898.
Qualche anno prima, il 21 novembre 1885, i parrocchiani di St. Mary avevano fondato una squadra di calcio, i The Saints, i Santi. Pur senza avere uno stadio di proprietà.
Per questo ne avevano costruito uno nel nord-ovest di Southampton e lo avevano chiamato “The Dell”.
Uno stadio che a oggi ha visto una sola grande vittoria.
La FA Cup nel 1976.
1-0 a Wembley contro i favoriti del Manchester United. Pur giocando, i Saints, in seconda divisione
Read 25 tweets
4 Jan
L’epigrafe sulla mia tomba mi definisce “gloria del genere umano”. Non so.
Avete presente un bambino su una spiaggia che trova, prima una pietra variegata, poi una conchiglia a più colori dinanzi ad un oceano ancora inesplorato?
Ecco, penso di essere stato solo quel bambino. Image
Su quello che mi accadde nell’estate del 1666, nel giardino della mia casa natale di Woolsthorpe, Voltaire ed Eulero ci hanno ricamato sopra.
Una mela in testa, ma via. In testa no di sicuro.
E quando mai.
Forse è il caso di raccontarvi un po’ della mia vita. Dall’inizio. Image
Sono nato appunto a Woolsthorpe, nella Contea del Lincolnshire, il 25 dicembre del 1642.
Secondo il calendario giuliano.
Dieci giorni dopo, il il 4 gennaio 1643, secondo il calendario gregoriano.
Quello che forse non sapete, è che sono nato povero. Molto povero.
Read 23 tweets
16 Dec 20
Si racconta che quell’anno fossero tutti nella mia città. A Vienna nel 1913, intendo.
Tito, Hitler, Stalin, Freud e Trockij.
Arrivai anch’io quell’anno.
Il 25 settembre per la precisione.
Facendo la felicità di mamma Ludmila e di papà Frantisek.
I casi della vita.
Papà era tornato dalla Prima Guerra Mondiale sano e salvo.
Giocava nell’Herta Vienna quando subì un colpo ai reni durante uno scontro di gioco.
Rifiutò di farsi operare.
Lui aveva 30 anni quando morì. Io solo otto.
Mamma si mise a fare la cuoca in un ristorante per mantenere noi figli.
Ero piccolo e mi piaceva giocare col pallone, come papà.
Essendo poveri, senza scarpe naturalmente.
Bravo ero bravo. E soprattutto veloce.
Read 21 tweets
11 Dec 20
Vi giuro, ho fatto quello che potevo.
E’ tutto registrato. Il radiocronista Andrew West lo stava intervistando.
“Sono qui. Rafer ha afferrato l’uomo che ha sparato. Prendigli la pistola. Il dito…il dito…prendi l’arma Rafer. Bravo, l’hai preso”.
L’ho preso, bloccato, è vero, ma troppo tardi. Quel giorno di più non potevo fare.
E mi dispiace. Da morire.
Non essere riuscito a salvargli la vita, intendo.
Un dispiacere che non ho mai dimenticato.
Mi chiamo Rafer Johnson e sono nato a Hillsboro, Texas, il 18 agosto 1934.
Papà voleva darci un futuro migliore di una baracca senza elettricità e impianto idraulico. Per questo, all’età di nove anni, ci eravamp trasferiti con mio fratello Jim a Kingsburg, in California.
Read 25 tweets
8 Dec 20
Come anticipato nel thread di ieri sera, che potete leggere nel link sotto, mi chiamo Michail Illarionovič Goleniščev Kutuzov.
Vi stavo raccontando che mi trovavo col mio esercito nel villaggio di Borodino pronto ad affrontare l’esercito di Napoleone.
bit.ly/2IpDy3y
Era un bel colpo d’occhio vedere i miei uomini schierati di fronte all’esercito francese lungo tutte le colline. Con quei bei cannoni tutti neri. Il morale alto. Pronto a difendere la Santa Russia e "le mogli e i figli". Il primo sparo? Alle sei di mattina del 7 settembre 1812. Image
La forza della cavalleria francese era come un bulldozer. Resistemmo fino all’impossibile. Non ci voleva proprio il ferimento del principe Ivanovič Bragation che guidava l’ala sinistra, la mia seconda armata. Un durissimo colpo. (Bragation morirà il 12 settembre) Image
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