Il piano del Governo è già fatto e non è molto diverso da quello presentato dal Governo Conte, dicono fonti ben informate. Lo vedremo. In ogni caso, McKinsey ha un ruolo preciso: di legittimazione esterna, verso la Commissione 1/n
E’ quello che i sociologi chiamano “isomorfismo”: per acquisire legittimità (la risorsa più importante) in un certo campo, devi adottare le pratiche invalse in quel campo. Nel 1977 Meyer e Rowan introducono il concetto di isomorfismo organizzativo 2/n
Le organizzazioni operano in un contesto altamente istituzionalizzato, che stabilisce normative e criteri di razionalità ai quali le organizzazioni devono adeguarsi per potere essere giudicate efficienti. L’Italia ha bisogno delle slide colorate, delle parole chiave e 3/n
dei criteri di qualità utilizzati da McKinsey, per passare l’esame della Commissione. Lo studio dei processi di isomorfismo è stato approfondito da Powell e DiMaggio, con l’idea che l’isomorfismo è il risultato delle pressioni (di tipo diverso) 4/n
in azione nel campo: si imitano i “migliori”, si ubbidisce alle norme, ci si adatta ai rapporti di potere, etc. Le pratiche adottate, in ogni caso, non riguardano l’efficacia o l’efficienza, ma la legittimazione politico-simbolica e l’accesso a reti e risorse 5/n
se fai così, bene. Altrimenti sei out. McKinsey ha questo ruolo: formatta nell’algido linguaggio managerialista e burocratico che piace alla Commissione. E’ pura cosmesi. Ma con delle conseguenze politiche: le tecnostrutture e la PA 6/n
che dovranno attuare il piano sono esautorate (a meno che si formi un “gruppo misto”) dal disegno e si troveranno ad attuare un piano “formattato”. Questo può essere un problema. Sarà una grande infografica, bella da guardare. 7/n
Lo faranno pro-bono? Sono missionari? No! Avranno accesso a informazioni riservate e costruiranno capitale relazionale e capitale simbolico, che metteranno a frutto nella fase attuativa. 8/n
Qui qualche riferimento biblio: Powell e diMaggio, Il Neoistituzionalismo nell’analisi organizzativa, Torino, Edizioni di Comunità, 2000; 9/9
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Riporta l’attenzione sul tema della valutazione della qualità della ricerca. Ognuno si può fare un’idea degli argomenti sviluppati da EGDL. A me interessa provare a proporre uno schema analitico per capire come e in che direzione sono 2/n
cambiate le convenzioni di qualità. L’idea, quindi, è che la qualità non esiste in sè: è frutto di un insieme di criteri convenzionali che generano sistemi di scambio, retribuzione, reputazione, distribuzione delle risorse. 3/n
Interclassismo e vita quotidiana
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Sono cresciuto in una media città di provincia, famiglia borghese che mi ha mandato alle scuole private. Eravamo tutti ‘uguali’, stessa provenienza di classe e ceto. Quasi tutti del nord Italia 1/n
Vacanze-studio in UK, casa al mare, ma sempre con quel tipo di persone e di famiglie. Un mondo bolla, dove l’habitus e il capitale culturale segnavano confini chiari
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La mia scuola aveva anche una sua ‘festa della neve’, separata da quella con le altre scuole. Di nuovo omofilia, stesse persone e linguaggi. Stessi valori e visioni del mondo 3/n
THREAD. FORME DI ANTICAPITALISMO. L'anticapitalismo ha diverse forme: distruggere il capitalismo, smantellare il capitalismo, domare il capitalismo, resistere al capitalismo e sfuggire al capitalismo. 1/n
La strategia rivoluzionaria (distruggere) consegna nelle mani di una élite le chiavi dell’ingegneria sociale, accoppiando principi strutturali e soluzioni strutturali. Le altre strategie disaccoppiano la radicalità dei principi da quella delle soluzioni. 2/n
Il fallimento del socialismo reale ci ha fatto buttare via il bambino (i principi) con l’acqua sporca (le soluzioni). Attenzione: il confronto tra alternative non è sulla carta o in base alla dottrina. Come c’è il “socialismo reale” c’è il “liberismo reale”. 3/n
Tesi: oggi essere anticapitalisti è una scelta ideologica tanto quanto non essere anticapitalisti. 1/n
La scelta, in altre parole, non è tra neutralità assiologica e postura critica, ma tra i diversi tipi di sguardo morale che oggi il capitalismo necessariamente sollecita o implica. Oggi, il capitalismo ci pone di fronte a problemi tali che 2/n
la neutralità assiologica è di fatto una scelta etica. Per la legge, l'omissione di soccorso è un crimine, così come lo il peccato di omissione in teologia. Ma il capitalismo giustifica questa analogia? 3/n
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Da dove vengono i nostri scopi? I nostri obiettivi e fini? Nel libro Il Velo della diversità (qui: lafeltrinelli.it/libri/alessand…), Alessandro Pizzorno distingue tra teorie intenzionaliste e teorie della recezione. 1/n
Nella prospettiva intenzionalista la razionalità è un predicato dell’attore sociale; mentre in quella della recezione riguarda la manifestazione comunicativa delle ragioni dell’azione di fronte ad una cerchia di riconoscimento che che assegna valore agli esiti dell’azione. 2/n
Il valore delle nostre azioni dipende da “altri” che giudicano come “degno di valore” ciò che facciamo. Il problema del riconoscimento può essere collegato, secondo Pizzorno, a due lacune del paradigma intenzionalista e in particolare della teoria dell’azione razionale. 3/n
È il titolo di un celebre e bellissimo libro di Albert Hirschman, qui link: mulino.it/isbn/978881524….
Il libro descrive le dinamiche tra impegno individuale e impegno collettivo alla stregua del moto di un pendolo. 1/n
Per esempio, chi, concentrato sul suo benessere privato, acquista ogni genere di beni, una volta ottenuto ciò che desiderava, scopre di non aver raggiunto la felicità attesa. La delusione lo spingerà a impegnarsi in qualche azione di interesse pubblico. 2/n
Ma anche la vita pubblica riserva una quantità di frustrazioni: egli ritornerà così al suo mondo privato. Un aspetto dell’impegno pubblico è la sua natura collettiva e fortemente dipendente dal processo: si tratta di azioni che contengono in sé la propria ricompensa. 3/n