La comparsata di Nicola Zingaretti da Barbara D’Urso è stata accolta da critiche e consensi, bi-partigiani…
Ha fatto bene? Ha fatto male? Che significato ha? Perché l’ha fatto? Vediamo. Iniziamo dal perché. 1/n
Il perché non può prescindere dal quando. L’ha fatto in un momento di tensione interna, di attacchi prima silenziosi poi assordanti, di “fuoco amico” e di mancate difese nei suoi confronti. La comparsata accumula capitale mediatico, mette alla prova il 2/n
consenso “popolare”, mostra ai capicorrente che il Segretario ha un legame diretto con “la gente”, parla il loro linguaggio. Nei sistemi sociali circolano diversi mezzi di scambio: denaro, potere, influenza e impegno verso i valori. I media per l’integrazione sistemica 3/n
come potere, influenza e impegno verso i valori dipendono dalla formazione linguistica del consenso, mentre il denaro solleva l’interazione dalle esigenze di comprensione attraverso il linguaggio (Habermas, Teoria dell’agire comunicativo) 4/n
Renzi, con gli 80 euro, ha fatto la stessa cosa di Zingaretti: si è rivolto alla “gente” per affrancarsi dalla conflittualità interna. L’ha fatto, però, attraverso un medium impersonale, come il denaro; mentre Zinga ha utilizzato l’influenza media(tica) 5/n
Ha fatto bene? La critica è snobismo? L’agorà televisiva è popolare? La D’Urso avvicina la gente alla politica? Un Segretario del più grande (vabbè) partito di sinistra del Paese può andare dalla D’Urso a porre questioni politiche? E se sì, come deve farlo? 6/n
Io dico che se hai valori saldi e obiettivi chiari, puoi andare ovunque in TV e parlare con chiunque (esclusi stupidi, corrotti o in malafede). Ma non vai con il cappello in mano. Non vai a dire grazie. Eh no. Vai a dire quel che pensi di quel modo di fare TV. 7/n
Dell’immagine della donna che ne esce, della spettacolarizzazione del dolore, dell’uso strumentale dei sentimenti, del trionfo della forma sulla sostanza, e via così. Se invece non lo fai, perché apprezzi quel modo di fare TV e se ne sei convinto, allora abbiamo un problema 8/n
Abbiamo un leader che cerca la disintermediazione mediatica, andando nel salotto della TV generalista, con il cappello in mano, a ringraziare e a cercare conferme. Non ha il giubbotto di pelle e ha meno capelli. Ma la sostanza non cambia, 9/9.
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In The Black Swan (2007), Nassim Taleb ricorda che ciò che veramente fa la differenza nel mondo (dall’economia, alla società, alla politica) sono i “cigni neri”: eventi unici, a grande impatto e ricchi di giustificazioni ex-post 1/n
Le pandemie non sono cigni neri: sono eventi certamente a bassa frequenza (se ne contano 72 dal 429 DC al 2020, con più di 1.000 morti, cfr. nature.com/articles/s4156…), ma non “unici” e, quindi, per definizione imprevedibili 2/n
Prima del Covid-19, per esempio, non sono mancate le voci che prefiguravano l’occorrenza di un evento pandemico: da Bill Gates, al New England Journal of Medicine, dal saggio del 2008 “Global Catastrophes and Trends” di Vaclav Smill 3/n
Il piano del Governo è già fatto e non è molto diverso da quello presentato dal Governo Conte, dicono fonti ben informate. Lo vedremo. In ogni caso, McKinsey ha un ruolo preciso: di legittimazione esterna, verso la Commissione 1/n
E’ quello che i sociologi chiamano “isomorfismo”: per acquisire legittimità (la risorsa più importante) in un certo campo, devi adottare le pratiche invalse in quel campo. Nel 1977 Meyer e Rowan introducono il concetto di isomorfismo organizzativo 2/n
Le organizzazioni operano in un contesto altamente istituzionalizzato, che stabilisce normative e criteri di razionalità ai quali le organizzazioni devono adeguarsi per potere essere giudicate efficienti. L’Italia ha bisogno delle slide colorate, delle parole chiave e 3/n
Riporta l’attenzione sul tema della valutazione della qualità della ricerca. Ognuno si può fare un’idea degli argomenti sviluppati da EGDL. A me interessa provare a proporre uno schema analitico per capire come e in che direzione sono 2/n
cambiate le convenzioni di qualità. L’idea, quindi, è che la qualità non esiste in sè: è frutto di un insieme di criteri convenzionali che generano sistemi di scambio, retribuzione, reputazione, distribuzione delle risorse. 3/n
Interclassismo e vita quotidiana
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Sono cresciuto in una media città di provincia, famiglia borghese che mi ha mandato alle scuole private. Eravamo tutti ‘uguali’, stessa provenienza di classe e ceto. Quasi tutti del nord Italia 1/n
Vacanze-studio in UK, casa al mare, ma sempre con quel tipo di persone e di famiglie. Un mondo bolla, dove l’habitus e il capitale culturale segnavano confini chiari
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La mia scuola aveva anche una sua ‘festa della neve’, separata da quella con le altre scuole. Di nuovo omofilia, stesse persone e linguaggi. Stessi valori e visioni del mondo 3/n
THREAD. FORME DI ANTICAPITALISMO. L'anticapitalismo ha diverse forme: distruggere il capitalismo, smantellare il capitalismo, domare il capitalismo, resistere al capitalismo e sfuggire al capitalismo. 1/n
La strategia rivoluzionaria (distruggere) consegna nelle mani di una élite le chiavi dell’ingegneria sociale, accoppiando principi strutturali e soluzioni strutturali. Le altre strategie disaccoppiano la radicalità dei principi da quella delle soluzioni. 2/n
Il fallimento del socialismo reale ci ha fatto buttare via il bambino (i principi) con l’acqua sporca (le soluzioni). Attenzione: il confronto tra alternative non è sulla carta o in base alla dottrina. Come c’è il “socialismo reale” c’è il “liberismo reale”. 3/n
Tesi: oggi essere anticapitalisti è una scelta ideologica tanto quanto non essere anticapitalisti. 1/n
La scelta, in altre parole, non è tra neutralità assiologica e postura critica, ma tra i diversi tipi di sguardo morale che oggi il capitalismo necessariamente sollecita o implica. Oggi, il capitalismo ci pone di fronte a problemi tali che 2/n
la neutralità assiologica è di fatto una scelta etica. Per la legge, l'omissione di soccorso è un crimine, così come lo il peccato di omissione in teologia. Ma il capitalismo giustifica questa analogia? 3/n