Perché tutti conoscono Leonida mentre nessuno conosce il sottoscritto?
Perché tutti conoscono le sue gesta e nessuno le mie? Lo chiedi a me? Non so Johannes, me lo devi dire tu.
Tra l’altro, come hai raccontato, fu vera gloria quella del re spartano? O un sacrificio inutile?
«Sinceramente non lo so. Comunque conosciamo poco di te prima di quelle imprese.
Quel poco che sappiamo lo dobbiamo agli storici Diodoro e Plutarco. Provenivi da una nobile famiglia corinzia. Quindi un’infanzia agiata e tranquilla.
E poi la carriera militare».
Sì, nel 366 a.C. ero il secondo in comando di un esercito di 3.000 uomini. Avevo il compito di difendere l'istmo di Corinto.
C’era l’eventualità di un tentativo d'invadere il Peloponneso.
Poi lui decise di occupare l'Acrocorinto, l’acropoli di Corinto. Per diventarne il tiranno
«Lui era tuo fratello Timofane. Al comando di quei 3.000 uomini c’era lui.
Una pagina nera nella tua vita.
La sua uccisione non ti fu perdonata.
Ti ritirasti per vent’anni dalla vita pubblica per il dolore che ti hanno provocato le critiche dell’opinione pubblica».
Odiavo le tirannie. Ho chiesto a mio cognato e a un mio amico di ucciderlo. Mi costò caro.
Fui costretto a lasciare Corinto e mia madre non volle più saperne di me. Tentai anche il suicidio, quando ormai quasi settantenne, mi richiamarono in patria. Avevano bisogno di me.
«Già. Era il 344 a.C. e in quegli anni le città della Sicilia erano governate solo da tiranni. Ben sette se non ricordo male.
Nella città di Siracusa, definita da Diodoro “la signoria d’Europa”, per molti anni avevano regnato prima Dionisio I e poi Dionisio II detto il Giovane.»
Ci fu una guerra civile a Siracusa con la cacciata di Dionisio II che riparò a Locri Epizefiti instaurando la sua tirannide.
Dieci anni dopo venne cacciato anche da lì e lui ritornò a Siracusa che non vide di buon occhio il suo ritorno. Proseguiamo con Diodoro o Plutarco?
«Diodoro dice che Siracusa chiese aiuto a Corinto per liberarsi dal tiranno Dionisio II.
La versione di Plutarco differisce.
Dice che l’aiuto a Corinto fu chiesto perché Cartagine aveva allestito un esercito di migliaia di uomini e centinaia di navi per conquistare l’isola».
Forse hanno ragione entrambi. So per certo che Siracusa chiese prima aiuto a Sparta, che rifiutò ritenendo un suicidio battersi contro i cartaginesi.
Per quello chiesero aiuto ai corinzi.
Erano stati loro a fondarla nel 733 a.C.
Syrakousai l’avevano chiamata.
«Ma c’era che un motivo ben più importante.
A Corinto i tiranni non piacevano. Così decisero d'intervenire.
Raccolsero dieci triremi e settecento uomini.
Un po’ pochini per quello che li attendeva in Sicilia.
E richiamarono quel vecchio settantenne.
Timoleonte. Lo conosci?»
Certo che lo conosco, sono io. Avevano scelto me perché ero il più bravo.
Con quei pochi uomini dovevo solo liberare Siracusa, uccidere tutti i tiranni e poi battere il grande esercito cartaginese.
I cartaginesi, quelli definiti “i più malvagi e i più crudeli degli uomini”.
«Con settecento uomini e dieci navi?
Scusa Timoleonte, non vorrei deluderti, ma con quei pochi uomini e così poche navi ho l’impressione che più che in credere in te, volevano sbarazzarsi di te.
Ma è solo una mia impressione naturalmente».
Sempre negativo. Sì, con quegli uomini dovevo battere la flotta cartaginese che controllava le coste della Sicilia e cacciare Iceta, tiranno di Leontini, che nel frattempo si era impadronito di Siracusa. Dovevo solo superare le enormi mura che avevano resistito a tutti gli assedi
«Una volta partito venisti a sapere che la flotta cartaginese stava cercando d'intercettarti nei pressi dello Stretto di Messina.
Non ti mancava certo l’ingegno.
Convocasti a Reggio un incontro con gli ambasciatori cartaginesi. Una volta arrivati nella piazza non ti trovarono».
Sorrido al pensiero.
Mentre loro si domandavano dove diavolo fosse quel Timoleonte salpai dal porto e sbarcai in Sicilia a Tauromenio, che diventò la base dei miei attacchi terrestri.
Li avevo fregati per bene quei cartaginesi. Che fessi.
«Li avevi fregati.
Ora ti toccava affrontare il tiranno leontinese Iceta.
I tuoi uomini erano in inferiorità numerica.
La città di Adranòn, alle falde dell'Etna, divisa.
Chi voleva stare con te, chi con Iceta e i cartaginesi. Arrivaste insieme per convincere gli abitanti».
E lì, nel 344 a.C. si svolse la battaglia.
Che ingegnoso che ero.
Mentre i soldati di Iceta stavano montando le tende chiesi ai miei uomini di attaccare immediatamente.
Io stesso presi le armi e lo scudo e mi gettai nella mischia. La sorpresa ebbe successo.
«Gli abitanti ti aprirono le porte della città. Anche perché nel tempio il viso del dio Adranòs si era rigato di sudore. Un segno.
Quando sfuggisti ad alcuni attentati di sicari di Iceta le altre città si unirono a te.
Convinti in una tua protezione da parte della Dea Tiche».
Vero. Fu allora che il tiranno Dionisio II, che aveva preso possesso di Ortigia, venne da me chiedendo salva la vita. Accettai, lasciandolo fuggire a Corinto. Prendendo possesso anche di Ortigia.
Tutto in soli cinquanta giorni. Un vero fenomeno.
«Solo allora i cartaginesi capirono che non dovevano sottovalutarti. Raccolsero un esercito di 70.000 uomini, tra questi 2.500 del battaglione sacro, corpo d'élite usato solo per le guerre importanti.
Tu invece, secondo Plutarco, avevi la bellezza di 6.000 uomini. Eri in te?»
La stessa cosa che mi dissero quei 1.000 uomini che fuggirono quando comunicai loro che dovevamo combattere contro 70.000 cartaginesi.
Meglio così. Uomini che hanno paura sono solo un peso.
C’era pioggia e foschia quando arrivammo nei pressi del fiume Crimiso.
«Su un’altura.Dall’altra parte del fiume era fermo l’esercito cartaginese. Cosa hai pensato quando hai visto il battaglione sacro con quelle armi pesanti attraversare per primi il fiume? Non aspettavi altro. Con coraggio ti ponesti davanti ai tuoi uomini e sferrasti l’attacco»
Li sorprendemmo in mezzo al fiume. Non riuscirono a difendersi e fu un massacro. I cartaginesi, vedendo il battaglione sacro distrutto, pensarono di trovarsi di fronte a un grande esercito.
E si ritirarono. Entrai a Siracusa da trionfatore.
Poi firmai la pace con i cartaginesi.
«Dopo aver sconfitto i cartaginesi ti occupasti degli altri tiranni dell’isola. Li condannasti a morte e riformasti la costituzione siracusana.
Democratica, per uomini liberi con pari diritti.
In piena crisi economica e demografica organizzasti bandi per ripopolare Siracusa».
Già. Partito con dieci navi e pochi uomini per salvare la Sicilia e i Sicelioti.
Sconfitti i tiranni e sconfitta Cartagine.
Sono morto, ormai cieco, a Siracusa.
Venne un sacco di gente da tutta l’isola al mio funerale.
E ora dimmi.
Perché ricordate Leonida e non Timoleonte?

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24 Mar
Odio essere chiamato Caligola.
Mi chiamo Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico.
Te lo ripeto Johannes, dato che alla tua veneranda età stai perdendo colpi.
Mi chiamo Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico.
Gaio Cesare una volta diventato Imperatore.
O anche solo Gaio. Chiaro? Image
«Scusa Cal…ops Gaio. Datti una calmata, perché ti alteri? D’altronde le fonti storiografiche sono scarse. Una delle poche cose certe è il perché ti chiamavano Cal…quella roba lì, insomma. Eri piccolo e giravi nell’accampamento di tuo padre indossando quelle calzature». Image
Ricordo. I soldati di mio padre indossavano le caligae. Essendo le mie molto piccole le chiamavano col diminutivo di caligulae.
Sono cresciuto tra i soldati che scherzando mi chiamavano in quel modo.
Però odiavo quel soprannome.
E lo odio tutt’oggi. Quindi regolati.
Read 22 tweets
20 Mar
Sinceramente non capisco perché vuoi scambiare quattro chiacchiere con me, Johannes.
Su Wikipedia ci sono poche righe sulla mia vita
e nessun ritratto o scultura che mi rappresenti.
A chi può interessare quello che ho fatto, come ho vissuto e come sono morto?
«Per me non esistono piccole storie.
Chuck Palahniuk ha scritto: “Scommetto che se tu dipingessi quello che hai nel cuore, finirebbe appeso in un museo”. Io ti dirò di più.
Se ognuno di noi potesse dipingere la propria vita, tutti i quadri finirebbero in un museo».
Prendo atto. Da dove cominciamo?
So che tempo fa hai parlato con mio padre, Pericle.
Per tre sere consecutive.
Certo, lui ha avuto una vita intensa, un grandissimo. Aveva certo molte cose da raccontarti.
Read 25 tweets
16 Mar
Sì. Johannes, la frase «un’altra vittoria così sui Romani e sarò perduto» è mia.
Per vincere l’avevo vinta quella battaglia, ma quale prezzo. Una vittoria inutile.
Ero convinto che i Sanniti si sarebbero ribellati ai Romani.
O gli Etruschi, o i Latini almeno. Invece.
«Già. Credo tu stia parlando della battaglia del 279 a.C., quella di Ascoli Satriano nell’attuale provincia di Foggia. In realtà le tue perdite, 3.500, furono inferiori rispetto ai Romani dei consoli Publio Decio Mure e Publio Sulpicio Saverrione, che persero circa 6.000 uomini»
E’ vero, i loro caduti venivano però rimpiazzati alla svelta. Per me era più complicato farli arrivare dall’Epiro.
Per quello contavo sulla ribellione di quei popoli.
Da alleati le cose sarebbero andate diversamente.
La battaglia di Malevento avrebbe avuto ben altro esito.
Read 25 tweets
12 Mar
Ho letto i giornali.
Il 18 febbraio 2021 alle 20:55 UTC, il Rover Perseverance, soprannominato Percy, è atterrato su Marte.
Non ho detto “ammartato” altrimenti li sentivi quelli della brigata dei Crusconi.
Come chi sono? L’Accademia della Crusca, perdinci.
Tutti a parlare e scrivere di Perseverance.
Eppure su Marte non ci sarebbe mai arrivato senza il suo contributo. Quello del razzo Atlas V, intendo.
E quindi senza il mio contributo.
Mio e di lei, soprattutto.
Senza di noi, niente Marte.
Non sono stato il primo, e nemmeno il più importante, ma nella conquista dello spazio mediante razzi propulsori un pochino di merito è anche mio. Chi ha iniziato?
Bisogna andare indietro nel tempo, quando la conquista si fermava all’aria. Alle rondini volanti dei bambini di Rodi
Read 25 tweets
7 Mar
Cosa darei per vincere questo torneo? C’è gente che sarebbe disposta a tutto anche solo per essere presente come spettatore, figuriamoci come protagonista in campo. Dicono che non posso vincere. Sono d'accordo.
In conferenza stampa ho detto che «Darei una mano pur di farcela».
C’è sempre dell’ansia prima di entrare in campo.
Ci si veste, poi i soliti riti scaramantici, e infine qualche minuto seduto in attesa della chiamata.
Tra poco sfiderò in finale, sul manto erboso del Centre Court di Wimbledon, il vincitore dell’anno scorso.
Numero uno al mondo
Non ci sopportiamo. Vecchia ruggine per questioni di patriottismo.
Non avendo risposto a una chiamata della nazionale per giocare delle amichevoli lo avevo definito “antipatriottico”. Una causa di risarcimento in corso. Siamo diversi. Non solo per il colore della pelle.
Read 24 tweets
3 Mar
«Dopo 2 thread (bit.ly/301WVoL e bit.ly/2OcUuNj ), caro Pericle, riprendiamo dalle opere da te realizzate.
Non avevi soldi. Però avevi i tributi dalle città che facevano parte della lega di Delo.
Soldi custoditi nell’isola sacra ad Apollo.
Ti venne un’idea».
Vero. I soldi erano custoditi nell’isola di Delo.
Pensai di trasferire quei soldi ad Atene, sotto il mio controllo. Usai quel denaro anche per completare i circa sei chilometri di mura che dalla città arrivavano a inglobare il vecchio porto del Falero e il nuovo porto del Pireo.
«Ma come sempre accade, anche ai migliori politici, il consenso cominciò a calare.
E quando cala il consenso…
I tuoi avversari passarono al contrattacco.
Cominciarono accusando il tuo amico Anassagora.
Solo per aver formulato ipotesi sul moto dei corpi celesti».
Read 25 tweets

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