Dopo 34 anni forse ci sarà giustizia per Thomas Sankara, il “Che Guevara africano”, l’uomo che negli anni '80 guida il poverissimo Burkina Faso introducendo riforme rivoluzionarie.
Il paese, infatti, porterà alla sbarra l'uomo che lo uccise.
Ma chi è Thomas Sankara?
Sankara è il generale che a soli 35 anni prende il potere con un colpo di Stato senza spargimenti di sangue, sostenuto dall'amico e compagno d'armi Blaise Compaorè.
Ed è anche il rivoluzionario che porta istanze di libertà e modernità in Burkina Faso, paese del "quarto mondo".
Lotta contro il maschilismo e parla di parità fra uomo e donna, tutela il lavoro femminile, cerca di re-inserire le ex prostitute nel mondo del lavoro, promuove l’uso di preservativi contro l’AIDS.
Sankara abolisce la poligamia e l’infibulazione, avvia vaccinazioni di massa.
Lotta contro la desertificazione piantando milioni di alberi nel Sahel. Impiega l’esercito non per combattere, ma per aumentare la produzione agricola e industriale, favorisce le piccole imprese e le risorse locali per garantirsi autosufficienza alimentare e di risorse.
«Dobbiamo produrre in Africa, trasformare le nostre materie prime in Africa e consumare in Africa.»
Il Burkina Faso inizia a produrre senza importare tutto e, di conseguenza, si abbassano i prezzi della merce, che il popolo può finalmente acquistare, come carne e cotone.
Sankara si sposta in bicicletta, combatte la dilagante la corruzione, impone ai ministri l’utilizzo di utilitarie e aerei di classe economica.
La sua idea non è quella di pochi ricchi in un paese livellato verso il basso, ma di un popolo intero che ambisca al benessere.
«La rivoluzione è anche vivere nell’opulenza, vivere nella felicità. Ma opulenza e felicità per tutti, non solo per qualcuno.»
Il sogno di Sankara è quello di un paese che non sia suddito dell’Occidente ricco, ma arbitro del proprio destino.
Per questo il nemico è il debito.
I paesi occidentali, con il pretesto di aiutare l'Africa investono a condizioni e interessi di debito insostenibili.
Per ripagare quel debito, i paesi africani tagliano le spese di istruzione e sanità, svendono le risorse del territorio, si costringono alla sopravvivenza.
I poveri diventano più poveri, i ricchi più ricchi, un circolo vizioso che si può rompere solo cancellando quel debito, richiesta che Sankara manifesta pubblicamente mettendosi in conflitto con il mondo occidentale.
Il 29 luglio del 1987 Sankara tiene un celeberrimo discorso all’Organizzazione dell’Unità Africana «I debiti possono non essere pagati. Perché se noi non li rimborsiamo, i nostri finanziatori non moriranno. Al contrario, se noi pagassimo, i nostri paesi moriranno. Hanno giocato
con noi come al casinò, hanno giocato e ora possono anche perdere».
Tutti lo applaudono, ma – in realtà ¬molti leader africani temono che Sankara danneggi le loro relazioni a occidente.
Thomas è in pericolo, viene scortato ovunque.
"Potrei essere ammazzato da un momento all’altro. Ma i semi che abbiamo seminato in Burkina e nel mondo sono qui. Nessuno potrà mai estirparli. Germoglieranno e daranno frutti. Se mi ammazzano, arriveranno migliaia di nuovi Sankara!».
Le scorte possono proteggerlo da tutti, ma non dal suo migliore amico e più fedele compagno, quel Blaise Compaoré con cui ha inseguito il sogno di un nuovo Burkina Faso e che è stato suo vice, per poi trasformarsi in leader dell’opposizione a Sankara.
A poco più di due mesi dal discorso sul debito, la sera del 15 ottobre '87 i due ex amici e compagni di armi e lotta arrivano al momento decisivo.
Sankara accusa Compaoré di aver tradito lui e la rivoluzione
Compaoré gli prende la pistola dalla cintura e gli spara al petto.
Secondo un’altra versione Sankara viene ucciso a colpi di mitra da uomini di Compaoré in un agguato premeditato.
Il cadavere viene fatto a pezzi e sepolto in una tomba senza nome, fuori dalla capitale Ouagadougou.
Il certificato di morte parla di “decesso per cause naturali”.
Compaoré non vuole solo uccidere Sankara, ma anche cancellarne la memoria: non ne pronuncia mai il nome e proclama una festa nazionale nel giorno della morte dell’ex amico.
Nel 2007, nel ventennale della morte, paga i cittadini per dissuaderli da manifestazioni in memoria.
La presunta tomba di Sankara viene profanata, ma tanti cittadini vanno in piazza, lo ricordano, ricostruiscono la sepoltura.
Nel 2014, quando un’insurrezione di popolo caccia Compaoré, nelle scritte sui muri e nei cartelli in strada campeggia un nome: Thomas Sankara.
Lui diceva «Mentre i rivoluzionari in quanto individui possono essere uccisi, nessuno può uccidere le idee».
Pochi giorni fa, nel 2021, dopo 34 anni, il tribunale militare di Ouagadougou ha deciso di incriminare Blaise Compaoré, nascosto in Costa d'Avorio, per quell'assassinio.
Il ricercato non andrà a farsi processare.
Ma il Burkina Faso, giudicandolo, restituirà verità alla vita e alla morte del suo più grande leader.
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Grazie.
La vicenda di Sankara è fra le 20 storie del mio libro “Come fiori che rompono l’asfalto”. rizzoli.rizzolilibri.it/.../come-fiori…
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12 Aprile 1980.
Terry Fox, 22 anni, lancia la sua incredibile sfida: attraversare di corsa tutto il Canada dall'Atlantico al Pacifico correndo con una protesi artificiale.
Terry ha subito l'amputazione della destra per un osteosarcoma e superato una chemioterapia lunga 16 mesi.
Ancora sotto cura, Terry ha giocato a basket in carrozzina, vincendo 3 titoli canadesi.
Poi ha iniziato con la corsa arrivando alle maratone.
A 3 anni dall'amputazione progetta la sua impresa per la ricerca: attraversare il Canada correndo una maratona di 42 km al giorno.
Fox intende raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro: 1 dollaro per ogni canadese, in pratica 22 milioni di dollari.
La chiama Maratona della Speranza.
“Non è facile, e non è detto che ce la faccia, ma io devo concludere qualcosa. Abbiamo bisogno del vostro aiuto".
Sono le 6.35 del 24 gennaio 1979, a Genova, quando Guido Rossa esce per andare al lavoro all’Italsider.
È solo, nonostante sia in grave pericolo.
Ha rifiutato una scorta di colleghi sindacalisti.
«Non voglio far rischiare la vita ad altri»
Lo Stato, dal canto suo, non gli ha fornito protezione, ma consigliato di comprarsi una pistola.
Tutti quanti, in modo diverso, hanno lasciato Guido da solo, di fronte alle minacce delle Brigate Rosse. Guido è diventato un obiettivo pochi mesi prima.
Il 25 Ottobre 1978 Guido, con altri operai, trova nello stabilimento Italsider alcuni volantini con la stella a cinque punte delle B.R. e nota il collega Franco Berardi allontanarsi in bicicletta.
Guido, che è sindacalista, consegna i volantini al Consiglio di fabbrica.
Oggi Google ha dedicato il suo Doodle a Terry Fox, che nel 1976, a 18 anni, scopre di essere affetto da osteosarcoma, tumore maligno che tende a espandersi dalle ginocchia a muscoli e tendini con frequenti metastasi polmonari.
Ha il 50% di probabilità di salvarsi con la chemio.
Terry, a soli 19 anni, subisce l’amputazione della gamba destra per fermare il male, gli viene impiantata una protesi e affronta una chemioterapia di 16 mesi.
Ancora sotto chemio, gioca a basket nella nazionale per atleti in carrozzina, diventando 3 volte campione canadese.
Si allena per mesi, poi corre una prima maratona, nonostante la gamba artificiale gli renda molto dolorosa la corsa.
Finisce ultimo, a dieci minuti dal penultimo, accolto con commozione dal pubblico e, a fine gara"Voglio tentare l’impossibile, per mostrare che può essere fatto”.
"Le SS mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta l'Europa. Non la trovate una splendida vendetta?" disse Albert Sabin del suo vaccino contro la poliomielite.
In realtà ha salvato bimbi di tutto il mondo, visto che da pochi giorni l'Africa...
...è stata dichiarata definitivamente libera dalla malattia.
Dietro la medicina emergela storia di questo dottore, nato in Polonia come Albert Saperstein, semicieco dall’occhio destro, fuggito a 15 anni negli USA per sfuggire alla persecuzione antisemita sotto lo zarismo.
Una parte della famiglia resta in Polonia e Albert apprenderà della morte delle due nipotine, Amy e Deborah uccise dai nazisti.
Dopo aver studiato da odontoiatra, vira alla microbiologia e alla cura della poliomielite che scatena ancora gravi epidemie negli Stati Uniti.
C’è una terza persona, sulla macchina dove viaggiano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, il 23 Maggio 1992.
Sul sedile posteriore c'è Giuseppe Costanza, dipendente civile della Giustizia adibito a condurre mezzi speciali.
Costanza non è lì per caso.
Lui è l'autista di Falcone da 8 anni.
Costanza è l’uomo che Falcone informa dei suoi spostamenti, affinché raduni la sua scorta. Da lui si fa tagliare anche i capelli davanti a un caffè, perché prima di quell’incarico è stato barbiere.
C’è Costanza con lui quando a Bagheria
vengono uccisi i familiari del pentito Marino Mannoia. Falcone vorrebbe andare a Bagheria, poi decide di no, è troppo pericoloso.
Ma quando, per una serie di fattori, c’è la possibilità che ci vada da solo il suo autista lui si oppone. “A Costanza non lo lascio solo”.
Oltre a due figlie femmine, Alcide Cervi ha sette maschi, tutti contadini come lui.
I ragazzi hanno nomi importanti, alcuni epici, quasi preludio di un destino tragico quanto quello paterno: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore.
La piccola azienda...
...agricola di famiglia fuori Reggio Emilia è all’avanguardia rispetto ai tempi, perché i Cervi leggono, s' informano, cercano di modernizzare il lavoro anche il trattore, macchina rivoluzionaria.
In casa creano una sorta di biblioteca popolare, parlano di libri ai compaesani.
Nel 1943 Aldo, il figlio di Alcide più schierato politicamente (prima nel Partito Popolare poi nel PCI) e già incarcerato, intesse contatti sempre più forti con la famiglia Sarzi e la rete antifascista di Dante Castellucci,
La casa dei Cervi diventa un ritrovo di antifascisti.