Nelle automobili la pompa dell’acqua è un componente delicato, che serve a far circolare il liquido di raffreddamento dal motore al radiatore. Se si guasta, il surriscaldamento che ne deriva può causare gravi danni e conti salati per le riparazioni: (1/18)
per esempio i pistoni possono “grippare” (cioè incastrarsi nei cilindri) e la guarnizione della testata può bruciarsi.
Ma le leggi implacabili della meccanica vogliono che tutte le parti meccaniche in movimento siano soggette a usura e destinate a rompersi prima o poi. (2/18)
Questo problema, che è già fastidioso nelle automobili, è ancora più serio per i satelliti che sono condannati a lavorare per anni nello spazio senza poter beneficiare della manutenzione periodica di un tecnico esperto. (3/18)
Sarebbe bello allora avere dei sistemi in cui il fluido di raffreddamento possa muoversi, per così dire, da solo, senza dover sottostare ai vincoli e alle fragilità di una macchina idraulica. (4/18)
Ebbene, questi sistemi esistono e sono usati da decenni, nonostante possano sembrare a prima vista una violazione delle leggi della termodinamica. Quasi tutti li chiamano “heat pipe”, anche in italiano, perché la traduzione “tubi di calore” ha incontrato poca fortuna. (5/18)
Sono tubi ermeticamente sigillati di materiale metallico conduttivo, riempiti con un fluido che è in parte allo stato liquido e in parte allo stato di vapore. Il fluido di lavoro può essere acqua o ammoniaca per temperature medie, oppure litio o sodio per alte temperature. (6/18)
Nell'area a contatto con la sorgente di calore il fluido di lavoro evapora, assorbendo calore, e poi va verso la zona fredda, dove condensa, cedendo calore all’ambiente, e ritorna allo stato liquido. Fin qui niente di originale: assomiglia al funzionamento del termosifone. (7/18)
L’innovazione del tubo di calore sta nella presenza di minuscoli canali nella parete interna del metallo, che esercitano un’azione capillare sul liquido e lo “risucchiano” nella zona calda del tubo, dove può nuovamente evaporare e ricominciare il ciclo. (8/18)
L’azione capillare, che sembra sia stata osservata per primo da Leonardo da Vinci, è quella che genera il flusso spontaneo di un liquido in un tubo stretto o in un materiale poroso, come l'assorbimento di acqua nella carta o il movimento dell'acqua attraverso la sabbia. (9/18)
I “trucchi” che rendono gli heat pipe straordinariamente efficaci sono due.
Il primo è il fatto che ci vuole molto più calore per far evaporare un liquido che per scaldarlo dalla temperatura ambiente alla temperatura di ebollizione
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(un fatto ben noto a chiunque sia rimasto fermo ad aspettare di veder bollire l’acqua della pasta). In termini tecnici si sfrutta il calore latente di evaporazione/condensazione di un fluido, anziché il calore specifico.
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Il secondo è che ’azione capillare garantisce la circolazione del fluido, senza fornire energia meccanica dall’esterno e senza parti in movimento. Questo aspetto potrà lasciare indifferenti le persone normali, ma per un ingegnere è come assistere a una magia. (12/18)
La combinazione di questi due fattori fa sì che gli heat pipe siano conduttori di calore portentosi e quasi indistruttibili, capaci di funzionare ininterrottamente per decenni. (13/18)
Un grosso heat pipe può condurre il calore fino a 200 volte meglio di un tubo di rame pieno delle stesse dimensioni: in pratica, se scaldiamo un’estremità del tubo l’altra estremità si porta istantaneamente alla stessa temperatura, anche a metri di distanza. (14/18)
Questa proprietà fa molto comodo nei satelliti per trasferire, in assenza di aria, il calore dissipato dai componenti interni verso i radiatori, che poi lo disperdono nello spazio. (15/18)
Esistono heat pipe di tutte le dimensioni: da quelli di pochi centimetri fino a quelli di parecchi metri che vengono usati per estrarre dal terreno il calore dissipato dall’oleodotto che attraversa l’Alaska in modo da non scongelare il permafrost. (16/18)
Nel tempo gli heat pipe si sono evoluti: oggi esistono heat pipe a conduttanza variabile, con forme estremamente complesse, capaci di trasportare il calore in un verso solo o di “chiudersi” al di sotto di una certa temperatura, come quelli che usiamo nel rover di Exomars. (17/18)
Data la loro robustezza e semplicità d’uso, si sta pensando di usarli anche per futuri moduli spaziali abitati. Forse un giorno useremo gli heat pipe anche nelle automobili e toglieremo un po’ di lavoro alle autofficine. (18 - fine)
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La NASA ha annunciato che sarà l’azienda di Elon Musk SpaceX a costruire il lander lunare del programma Artemis, cioè il veicolo che trasporterà gli astronauti sulla superficie della Luna. (1/7)
Il progetto di SpaceX era in competizione con altri due, uno di un’azienda del settore militare e uno di un consorzio di imprese spaziali. Sarà la prima volta dal 1972 che gli esseri umani torneranno sulla Luna.
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La NASA ha ricevuto dal congresso americano solo una frazione del finanziamento richiesto per sviluppare il lander lunare e quindi ha scelto un solo fornitore anziché due, mentre SpaceX ha abbassato la propria richiesta per rientrare nel tetto di 2,9 miliardi di dollari. (3/7)
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Russia, 1939. Alcuni prigioneri politici sono ai lavori forzati in una miniera della Kolyma, una regione artica che Solženicyn definirà «l’isola più grande e celebre dell’Arcipelago Gulag».
2. Uno di loro ha perso quasi tutti i denti per lo scorbuto e ha subito durante gli interrogatori una brutta frattura alla mascella che gli ha lasciato la trachea deformata e non gli permetterà mai più di aprire completamente la bocca.
3. Se gli fosse annunciato da un altro prigioniero che fra qualche anno sarà candidato al premio Nobel e sarà ricordato con una delle tre feste più importanti del calendario russo, probabilmente gli risponderebbe che ha bevuto troppa vodka scadente ed è intossicato dal metanolo.
1. Ingenuity (ingegnosità) è un piccolo elicottero sviluppato dal Jet Propulsion Center di Pasadena, in California: il primo oggetto costruito dall’umanità per volare su un pianeta diverso dalla Terra.
2. Far volare un oggetto su Marte è molto difficile, per tante ragioni. Prima di tutto l’atmosfera è 160 volte più rarefatta di quella terrestre: è paragonabile a quella che qui si trova a 30 km di quota, molto più in alto di dove arrivi un normale aereo o elicottero terrestre.
3. Inoltre su Marte fa molto più freddo che sulla Terra e i materiali di Ingenuity devono resistere a temperature dell’ordine dei 100 gradi Celsius sotto zero.
Alcune formule matematiche sono molto semplici ma hanno conseguenze fondamentali. Una di queste è l’equazione dei razzi, ricavata indipendentemente più volte nella storia da personaggi come Ciolkovskij, Oberth e Goddard. (1/10)
In forma semplificata si può scrivere così, dove deltav è l’incremento di velocità del razzo, ve la velocità di uscita del gas, mi/mf il rapporto tra la massa totale iniziale e la massa totale finale del razzo. (2/10)
La “dittatura dell'equazione dei razzi” sta nel fatto che ci sono 3 variabili (deltav, ve e mi/mf) e, una volta fissate 2 di queste, la terza è determinata e non si può fare niente per cambiarla. Non serve imprecare, piangere o invocare Elon Musk o lo spirito di von Braun. (3/10)
(Avvertenza: questo thread è un po’ tecnico, ma la matematica è ridotta al minimo. Basta sapere che un numero elevato alla quarta potenza è uguale allo stesso numero moltiplicato per sé stesso 4 volte e che la temperatura in Kelvin è pari alla temperatura in Celsius +273.
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Per esempio 4 alla quarta fa 256, mentre 27 gradi Celsius sono pari a 300 gradi Kelvin).
Come si fa a simulare sulla Terra l’ambiente che un satellite trova nello spazio?
Occorrono due cose: il vuoto e il freddo. (2/21)
Cominciamo dal vuoto. Sulla Terra, al livello del mare, c’è una pressione di circa una atmosfera. Nello spazio la pressione è circa zero – per l’esattezza un decimilionesimo di miliardesimo di atmosfera. (3/21)
Harbour Island è un’isola delle #Bahamas famosa per le sue spiagge rosa che attraggono molti turisti americani, non altrettanto per il ritrovamento di oggetti misteriosi di possibile origine aliena. (1/11)
Così, quando il 26 febbraio scorso Manon Clarke, una turista inglese, vide una sfera metallica argentata che spuntava dalla sabbia (seconda foto), rimase sorpresa e cercò un po’ imprudentemente di scoprirla del tutto insieme ai familiari. (2/11)
Ho cercato di capire di che cosa si tratta insieme al mio ex collega Salvatore Tavera, che ringrazio per la consulenza. (3/11)