«Salve Gaio.
Ieri sera (bit.ly/3y8BXUY) abbiamo raccontato che una volta approvata la tua legge, che concedeva ai plebei le terre dei Galli, accadde qualcosa di grave.
Si avverò una delle sventure profetizzate dal Senato. Le tribù galliche si rivoltarono contro Roma».
E il Senato diede la colpa a me. Assurdo.
Delle loro profezie fregava niente.
Come ti ho detto ai loro dei non credevo, figuriamoci alle profezie dei loro aruspici.
Sai, quei sacerdoti che prevedevano il futuro osservando le viscere degli animali sacrificati.
Stupidaggini.
«Stupidaggini, certo. Ma avevano previsto la ribellione dei Celti, o Galli come li chiamavate. Fu gioco facile scatenare il popolo contro di te.
La cosa era seria. Nella capitale Mediolanum erano confluiti migliaia di Celti. Partiti alla volta di Roma avevano assediato Rimini».
Gli aruspici predissero l’entrata a Roma dei Celti.
Per placare l’ira degli dei vennero uccisi tutti i prigionieri, seppellendoli vivi.
Il Senato richiamò dalla Sicilia il console Lucio Emilio Papo e dalla Sardegna il console Atilio Regolo.
La colpa era sempre mia. Patetici.
«Il console Lucio Emilio Papo liberò Rimini dall’assedio e cacciò i Celti guidati dal re Aneroesto spingendoli fino in Liguria.
Nel frattempo a Pisa era sbarcato dalla Sardegna l’esercito di Atilio Regolo.
Fu cosa facile chiudere in una morsa i Celti a Talamone».
Il Senato se l’era presa con me. Capisci Johannes? Sempre per la storia delle terre regalate ai plebei.
Per questo gli dei continuavano a cospirare contro Roma. Dicevano.
Eppure la guerra era stata vinta.
Oltre quarantamila soldati celti erano rimasti sul terreno.
«Era il 225 a.C.
Una grande vittoria di Roma anche se il console Gaio Atilio Regolo era rimasto ucciso.
Mentre il Re Aneroesto si suicidava a seguito della sconfitta, ci furono scene di giubilo a Roma, ma l’ira nei tuoi confronti non si placò».
Era stato un anno terribile per me.
Il Senato aveva fatto di tutto per boicottare la mia legge.
Quelli che dovevano goderne i benefici avevano cominciato a pretendere ciò che spettava loro.
Il Senato aveva dato ordine di fare orecchie da mercante. Con ogni mezzo.
«Ogni previsione sulla guerra era stata funesta.
Gli Auguri, i sacerdoti che avevano il compito di interpretare la volontà degli dei osservando il volo degli uccelli, vedendo in cielo una cometa dissero che la guerra con i Celti avrebbe avuto un esisto funesto.Tutte menzogne».
Sempre mia la colpa.
Un bue che salì al secondo piano di una casa cosa mai poteva significare se non una grave sventura per Roma. E poi si erano inventati un’epidemia tra i soldati impegnati contro i Celti per impedire la mia nomina a console. Sempre mia era la colpa. Di tutto.
«L’epidemia era una bugia.
Il popolo lo aveva capito e la tua elezione a console avvenne contro ogni aspettativa.
Il Senato non si arrese. Voleva invalidare l’elezione perché tu non ti eri presentato alle funzioni propiziatorie.
Per loro un ateo non poteva diventare console»
Sì. Poi avevano portato dei testimoni.
Durante il mio giuramento era avvenuto qualcosa di straordinario, un segno degli dei, un segno di profonda sventura.
Una cosa mai vista prima a Roma.
Qualcosa che andava oltre ogni più fosca previsione.
«Spero tu non ti riferisca a quello che ho letto.
Va bene tutto.
Gli aruspici e le loro previsioni del futuro osservando le viscere degli animali.
Va bene gli auguri e la loro osservazione del volo degli uccelli.
Ma quella era una stupidaggine, via».
Per i Romani era qualcosa di molto grave.
Dimostrava chiaramente quanto fossi pericoloso per il futuro di Roma.
Durante il mio giuramento alcuni testimoni avevano giurato davanti al Senato di aver visto un topo.
E, cosa ancor più grave, lo avevano sentito squittire.
«Accidenti. Un topo a Roma? Che squittiva pure. Incredibile.
Scusa Gaio, ma che doveva fare un topo se non squittire.
Doveva leggere e far di conto? Suonare la balalaika? Era solo un topo. Come ce ne sono tanti.
Non mi sembra proprio una gran tragedia».
Certo che un topo squittisce.
Ma dissero che quella era un segno del destino.
Fuggii e mi diressi al Nord con il mio esercito.
Con gli altri consoli sconfiggemmo gli Insubri sulle rive dell’Adda.
Anche su questo fatto gli storici ebbero da dire. Sempre per denigrarmi.
«Sì. Sempre Polibio e Livio hanno scritto che fosti tu, sempre tu, a mettere a rischio quella vittoria.
Hanno scritto che schierasti i tuoi uomini con le spalle al fiume. Un suicidio in caso di ritirata.
Malgrado ciò, la tua popolarità crebbe tra il popolo romano».
Vero. Tornai a Roma acclamato dalla gente.
Il Senato mi negò il trionfo riservato ai vincitori.
Fu in quel momento, era il 221 a. C., che arrivò la notizia dell’uccisione di Asdrubale, comandante delle forze cartaginesi in Spagna.
Ucciso da uno schiavo celta.
«Il suo successore, anche lui della famiglia Barca, non aveva nessuna intenzione di scendere a patti con i romani. Anzi. Aveva giurato odio eterno verso Roma. Ancora non sapevate che sarebbe stato un nemico acerrimo di Roma.
Ancora non sapevi quello che sarebbe stato per te».
Lo scoprii presto. Annibale iniziò la conquista di tutta la Spagna. Altro che il trattato di amicizia che c’era in quel momento tra i romani e i cartaginesi.
Non contento assediò Sagunto.
Nel 219 a.C. Roma non poté fare altro che dichiarargli guerra.
Il resto lo conoscete.
«Sì. Credo che ci siamo detti tutto. Spero si essere riuscito a riabilitare la tua figura. Almeno per i miei lettori ora tu non sei più solo colui che venne sconfitto da Annibale sul lago Trasimeno.
Sei molto, molto di più. Dimenticavo.
Non abbiamo parlato di quella strada».
Parliamone.
Nel 220 a. C iniziai la costruzione della via che prende il mio nome. La Via Flaminia, intendo.
Diretta a nord. Aveva qualcosa a che fare proprio con quella legge, perché puntava proprio verso l’Ager Gallicus dove si trovavano quelle terre.
«L’Agro Gallico arrivava fin sotto quella che oggi è la Provincia di Rimini. Dopo quella legge dovevi per forza facilitare le comunicazioni con quelle terre.
Strada ultimata in un solo anno, se non ricordo male.
E’ opera tua anche il Circo Flaminio, vero? ».
Vero.
Grazie Johannes.
Incredibile come gli storici si siano accaniti contro di me.
Come il Senato abbia denigrato ogni mia opera.
In fondo che avevo fatto di male?
Tutto per essere stato il console che voleva donare la terra ai poveri?
E’ stata questa la mia colpa?
«Gaio Flaminio Nepote è una delle tante figure detestate dai senatori, dai nobili e quindi dagli storici al loro servizio.
Eppure persino la sua sconfitta fu utile alla causa romana.
I suoi errori, una volta studiati, non verranno ripetuti a Zama.
Ma questa è un’altra storia».

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12 May
Sono sorpreso Johannes. Non capisco perché vuoi parlare con me. Sui libri di storia solo un accenno sul mio conto, solo per dire che sono stato sconfitto da Annibale nella battaglia del lago Trasimeno.
Solo quello. E niente più.
Hai letto cosa dicono di me gli storici?
«Sì. Ho letto Polibio e Livio.
Hanno usato parole sprezzanti nei tuoi confronti. Hanno scritto che hai sottovalutato il genio militare di Annibale.
Una domanda.
Molti altri generali sono stati sconfitti da Annibale, perché Polibio e Livio hanno disprezzato solo te?»
Hai ragione Johannes. Non hanno scritto le stesse parole sdegnose su Publio Cornelio Scipione, sconfitto e ferito nella battaglia del Ticino.
Neppure su Tiberio Sempronio Longo, sconfitto da Annibale nella battaglia della Trebbia.
Per non parlare dei generali sconfitti a Canne.
Read 24 tweets
6 May
Scusa Johannes. Hai parlato con Nerone prima e con Caligola poi. E io chi sono? Sono forse un Imperatore minore rispetto agli altri?
Faccio parte anch’io della dinastia giulio-claudia e quindi non capisco perché non hai ancora raccontato la mia storia.
«Niente di personale Claudio.
Ti volevo lasciare per ultimo perché sei la dimostrazione che dare giudizi su una persona senza conoscerla a volte è sbagliato.
Che non si giudica qualcuno solo dal curriculum o dal titolo di studio.
E nemmeno dal numero di follower».
Questo è vero. Nessuno mi considerava.
Essere insignificante, balbuziente e claudicante, anche se unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia, ero stato messo in disparte.
Deriso e sbeffeggiato da mio nipote Caligola.
A proposito. Cosa diavolo sono i follower?
Read 25 tweets
4 May
Che ci faccio in questo luogo di dolore?
La logica conclusione, caro Johannes, dopo una vita passata a lottare contro i mulini a vento. Perché nessuno mi vuole dare retta? So di aver ragione, ne sono certo. Sto impazzendo per questa cosa.
Perché mi hanno rinchiuso in manicomio?
«Converrai che la situazione ormai era critica.
I tuoi familiari non avevano scelta.
Ti sei messo a distribuire volantini con accuse ai tuoi colleghi un tantinello eccessivi, non credi?
Li hai definiti assassini.
Un modo strano per farti ascoltare».
Sono assassini.
Scrivi. Oggi, 13 agosto 1865, nel letto di un manicomio, Ignác Fülöp Semmelweis dichiara che quei medici sono assassini.
Senti Johannes.
Ci siamo presentati con una stretta di mano.
Hai lavato le mani prima, vero?
Read 25 tweets
2 Apr
In questi giorni avrei dovuto festeggiare il mio trentesimo compleanno. Peccato.
Oggi, 2 aprile, è comunque una data importante.
Certo, non come un compleanno, sapete, quella cosa con torta e candeline.
Oggi, 2 aprile, sono nove anni esatti che sono morta.
Niente torta di compleanno e niente fiori al mio funerale. Non doveva andare così, non è giusto.
Come non è giusto essere costretti a lasciare la propria terra alla ricerca di un sogno.
Il mio? Una lunga storia. Iniziata con uno sparo in un giorno d’agosto del 2008.
Uno sparo. E poi avevo sentito solo l’urlo della folla.
Non avevo nemmeno lasciato i blocchi che le altre erano già lontane.
Ed ero ancora in curva quando loro già riposavano dopo il traguardo.
Io ultima, anzi, ultimissima.
Eppure negli ultimi 50 metri era accaduto qualcosa.
Read 21 tweets
29 Mar
Il 25 marzo scorso Venezia ha compiuto 1600 anni.
La sua nascita viene raccontata in “Chronaca Altinate”, anche se la data non è storicamente provata.
Ma non è importante per l’impresa che sto per raccontarvi.
Una delle più grandi di Venezia, forse la meno conosciuta.
Era il dieci dicembre del 1438.
Un rumore sordo tra i boschi del Trentino con i taglialegna che stanno avanzando, senza conoscere ostacoli. Gli alberi che cadono uno dietro l'altro.
Cosa sta accadendo? Di cosa stiamo parlando?
Per comprenderlo, dobbiamo fare un passo indietro.
Al 1410, quando la Repubblica di Venezia sa di essere una potenza nel mare (Stato da Mar), ma comprende anche che l’impero bizantino prima o poi cadrà sotto le lame degli Ottomani.
Ha un sacco di interessi commerciali e monetari in Oriente e appoggia la resistenza bizantina.
Read 23 tweets
26 Mar
Lo sapevo che prima o poi sarebbe toccato a me, uno dei matematici più celebri al mondo. Non solo. Filosofo, fisico, astronomo e inventore.
Ti ringrazio Johannes per avermi interpellato.
Da dove vuoi cominciare? Dall’inizio?
Sono nato nel 287 a.C. nella città di Siracusa.
«Lo so dove sei nato Archimede.
E so anche che durante la tua vita ti sei occupato di matematica, geometria, piana e solida.
E poi di astronomia, di ottica, di meccanica, d’idrostatica.
Ma ti ho interpellato per un’altra cosa.
Vorrei parlare con te di…»
Lo so. Lo so. Vuoi che ti racconti la mia infanzia ad Alessandria, capitale culturale del mondo ellenistico. Andai lì per i miei studi di matematica, ma i miei interessi spaziavano dalla musica alla politica, dalla poesia all’astronomia, e poi l’arte e le tattiche militari.
Read 25 tweets

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