#Porrajmos, “grande divoramento”, è la parola con cui Rom e Sinti definiscono lo sterminio che ha inghiottito centinaia di migliaia di persone provenienti da tutta Europa, all’interno dei ghetti, nei campi di concentramento e sterminio, nelle fosse comuni. #2agosto#Thread
I Rom e Sinti residenti in Germania sono i primi a partire sui treni diretti verso la Polonia: censiti e catalogati all’interno di un registro creato appositamente – sotto la supervisione del“Centro per la Ricerca sull’Igiene Razziale e la Biologia Demografica”.
Nel maggio 1940 sono in mille, radunati alla Fiera di Deutz, arrivati là da Colonia e dintorni, con i bambini e i violini e i sacchi impilati a terra. Solo bagagli di piccole dimensioni, quello che potevano trasportare, come era stato ordinato loro.
Qualcuno li fotografa, l’istantanea di un destino: gli uomini col cappello, le ragazzine con le trecce, una donna di spalle con il soprabito nero sollevato da un colpo d’aria, mentre aspettano il treno che li avrebbe portati a Buchenwald.
50 anni dopo, nel 1990, Gunter Demnig, artista berlinese classe 1947, arriva a Colonia con un attrezzo a forma di ruota costruito appositamente per l’occasione e tanta vernice bianca da parete.
È abbastanza da tracciare una linea di venti chilometri che attraversa la città, con la scritta Mai 1940 - 1000 Roma und Sinti ripetuta incessantemente lungo le strade e i quartieri, fino ad arrivare alla Fiera e alla stazione ferroviaria.
È la prima delle tracce lasciate da Demnig sulle strade d’Europa per ricordare le vittime dello sterminio nazista, ma non sarà l’ultima, né resterà immutata a lungo.
Franca Viola era nata ad Alcamo, in Sicilia, in una famiglia di agricoltori. Eravamo coetanei, compaesani e amici d’infanzia. Direi, più che amici, fidanzatini. Franca era la ragazza più bella di Alcamo. Aveva diciassette anni e undici mesi, quel giorno.
Filippo Melodia, nipote di un boss, la voleva per sé. Dopo il suo rifiuto, aveva bruciato la vigna del padre. Ma non si era fermato lì.
Il 26 dicembre 1965, alle ore 9, con l’aiuto di dodici amici, era entrato in casa della famiglia Viola.
"A me, mio padre, mi era simpatico, anche se mi faceva alzare presto. La mattina apriva tutte le finestre, anche a meno dieci gradi. Non amava il buio. Mi svegliava con ordini gutturali: Achtung, gema, raus, auf.
E ogni tanto gli scappava un po' di tedesco: spazieren, Essen, Kartoffel, Brot, Abort... che significa ‘latrina’. L’aveva imparato a Ebensee, ed era una lingua brutta, fatta di abbai e ordini, perfetta per svegliare un adolescente.
Mio padre mi era simpatico, ma la mattina alle 6 quando mi urlava addosso in tedesco, mi urtava. Soprattutto la domenica, quando in teoria si può dormire, e lui mi svegliava lo stesso, o il #25aprile che mi svegliava per portare corone d’alloro ai cippi di via Sette Martiri.
"Perché non ho ricevuto il Premio Nobel per le mie scoperte? Una lunga storia. Storia di misoginia, di avversione verso il lavoro di noi donne. Iniziata fin dai 16 anni, quando dissi a mio padre che da grande avrei voluto fare una cosa sola: la scienziata. #WomeninScienceDay 1/7
Per questo mi ero iscritta al Newnham College di Cambridge. Mio padre non la prese bene.
Le donne, secondo lui, potevano al massimo dedicarsi alle opere di beneficenza. Che volete fare, nel 1936 era così. 2/7
Chi sono? Rosalind Elsie Franklin, anche se mi chiamavano “dark lady”, solo perché «all’età di 31 anni vestivo con la fantasia di un’occhialuta liceale».
Più volte mi fecero capire che una femminista non era gradita in quel laboratorio. Ma io non mi arresi. Mai. 3/7
Una bellissima notizia: è stata scarcerata ieri #LoujainAlhathloul, attivista per i diritti delle donne in #Arabia#Saudita. Era in prigione da più di mille giorni, colpevole di "aver minato la sicurezza e la stabilità del regno e dell'unità nazionale." bit.ly/stessalotta
Aveva rivendicato un ruolo da protagonista nella fine del divieto di guida per le donne e nell'attenuazione della figura del "tutore", il maschio di casa che fino a poco tempo fa prendeva tutte le decisioni al posto delle sue familiari.
Nel 2013, ripresa da una telecamera, guidò dall'aeroporto di Riad fino a casa, l'anno dopo andò in macchina fino alla frontiera con gli Emirati Arabi Uniti, cercando di attraversare il confine. Anche allora due mesi e due settimane in carcere.
Un regime dimenticato e il coraggio di una giornalista
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.@AntonellaNapoli , unica giornalista occidentale in Sudan durante le rivolte che hanno portato alla caduta del dittatore Omar Hasan al-Bashīr nell’aprile del 2019, viene fermata mentre sta riprendendo alcuni palazzi governativi a Khartoum.
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Trattenuta per ore dai servizi di sicurezza, @AntonellaNapoli subisce un duro interrogatorio. Il peggio viene scongiurato solo grazie all’intervento tempestivo dell’ambasciata italiana e del Ministero degli Esteri.
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#19luglio 1992, strage di via D’Amelio. Perdono la vita #PaoloBorsellino e i cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
È una data che non si può dimenticare, un fardello insopportabile che scuote la coscienza di tutti i cittadini per quelle vittime innocenti della mafia. Sei martiri, a cui se ne aggiungerà poco dopo una settima. Dimenticata. Sconosciuta ai più. Ma facciamo un passo indietro.
4 settembre 1974. Sono nata a Partanna (Trapani). Una maledizione grava su di me fin da piccola. Triste destino, il mio: tutti i maschi a cui voglio bene vengono ammazzati dalla mafia.