Franca Viola era nata ad Alcamo, in Sicilia, in una famiglia di agricoltori. Eravamo coetanei, compaesani e amici d’infanzia. Direi, più che amici, fidanzatini. Franca era la ragazza più bella di Alcamo. Aveva diciassette anni e undici mesi, quel giorno.
Filippo Melodia, nipote di un boss, la voleva per sé. Dopo il suo rifiuto, aveva bruciato la vigna del padre. Ma non si era fermato lì.
Il 26 dicembre 1965, alle ore 9, con l’aiuto di dodici amici, era entrato in casa della famiglia Viola.
Avevano picchiato la madre e portato via Franca e il suo fratellino di otto anni. Li avevano portati in un casolare. Due giorni dopo avevano liberato il bambino. E Franca? Violentata, malmenata e lasciata digiuna. Tenuta segregata per otto giorni.
Quando arrivò il capodanno, il papà di Franca venne contattato dai parenti di Melodia, per mettersi d’acordo sul matrimonio di Franca Viola con il suo stupratore. Un matrimonio “riparatore”. Articolo 544 del codice penale.
Il matrimonio avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e violenza carnale. Reato estinto per la legge, onore riparato per la società. Franca avrebbe dovuto sposare Melodia, punto.
Ma non andò così.
Il giorno dopo, all’alba del 2 gennaio 1966, la polizia intervenne facendo irruzione nell’abitazione, liberando Franca e arrestando Melodia, insieme ai suoi complici.
Un giorno d’inverno del 1965 una ragazza compì un primo passo. Per sbarazzarci di “nozze riparatrici” e “delitto d’onore” bisognerà attendere il 1981. Perché la legge considerasse lo stupro come un reato contro la persona, si dovrà aspettare il 1996.
#Porrajmos, “grande divoramento”, è la parola con cui Rom e Sinti definiscono lo sterminio che ha inghiottito centinaia di migliaia di persone provenienti da tutta Europa, all’interno dei ghetti, nei campi di concentramento e sterminio, nelle fosse comuni. #2agosto#Thread
I Rom e Sinti residenti in Germania sono i primi a partire sui treni diretti verso la Polonia: censiti e catalogati all’interno di un registro creato appositamente – sotto la supervisione del“Centro per la Ricerca sull’Igiene Razziale e la Biologia Demografica”.
Nel maggio 1940 sono in mille, radunati alla Fiera di Deutz, arrivati là da Colonia e dintorni, con i bambini e i violini e i sacchi impilati a terra. Solo bagagli di piccole dimensioni, quello che potevano trasportare, come era stato ordinato loro.
"A me, mio padre, mi era simpatico, anche se mi faceva alzare presto. La mattina apriva tutte le finestre, anche a meno dieci gradi. Non amava il buio. Mi svegliava con ordini gutturali: Achtung, gema, raus, auf.
E ogni tanto gli scappava un po' di tedesco: spazieren, Essen, Kartoffel, Brot, Abort... che significa ‘latrina’. L’aveva imparato a Ebensee, ed era una lingua brutta, fatta di abbai e ordini, perfetta per svegliare un adolescente.
Mio padre mi era simpatico, ma la mattina alle 6 quando mi urlava addosso in tedesco, mi urtava. Soprattutto la domenica, quando in teoria si può dormire, e lui mi svegliava lo stesso, o il #25aprile che mi svegliava per portare corone d’alloro ai cippi di via Sette Martiri.
"Perché non ho ricevuto il Premio Nobel per le mie scoperte? Una lunga storia. Storia di misoginia, di avversione verso il lavoro di noi donne. Iniziata fin dai 16 anni, quando dissi a mio padre che da grande avrei voluto fare una cosa sola: la scienziata. #WomeninScienceDay 1/7
Per questo mi ero iscritta al Newnham College di Cambridge. Mio padre non la prese bene.
Le donne, secondo lui, potevano al massimo dedicarsi alle opere di beneficenza. Che volete fare, nel 1936 era così. 2/7
Chi sono? Rosalind Elsie Franklin, anche se mi chiamavano “dark lady”, solo perché «all’età di 31 anni vestivo con la fantasia di un’occhialuta liceale».
Più volte mi fecero capire che una femminista non era gradita in quel laboratorio. Ma io non mi arresi. Mai. 3/7
Una bellissima notizia: è stata scarcerata ieri #LoujainAlhathloul, attivista per i diritti delle donne in #Arabia#Saudita. Era in prigione da più di mille giorni, colpevole di "aver minato la sicurezza e la stabilità del regno e dell'unità nazionale." bit.ly/stessalotta
Aveva rivendicato un ruolo da protagonista nella fine del divieto di guida per le donne e nell'attenuazione della figura del "tutore", il maschio di casa che fino a poco tempo fa prendeva tutte le decisioni al posto delle sue familiari.
Nel 2013, ripresa da una telecamera, guidò dall'aeroporto di Riad fino a casa, l'anno dopo andò in macchina fino alla frontiera con gli Emirati Arabi Uniti, cercando di attraversare il confine. Anche allora due mesi e due settimane in carcere.
Un regime dimenticato e il coraggio di una giornalista
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.@AntonellaNapoli , unica giornalista occidentale in Sudan durante le rivolte che hanno portato alla caduta del dittatore Omar Hasan al-Bashīr nell’aprile del 2019, viene fermata mentre sta riprendendo alcuni palazzi governativi a Khartoum.
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Trattenuta per ore dai servizi di sicurezza, @AntonellaNapoli subisce un duro interrogatorio. Il peggio viene scongiurato solo grazie all’intervento tempestivo dell’ambasciata italiana e del Ministero degli Esteri.
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#19luglio 1992, strage di via D’Amelio. Perdono la vita #PaoloBorsellino e i cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
È una data che non si può dimenticare, un fardello insopportabile che scuote la coscienza di tutti i cittadini per quelle vittime innocenti della mafia. Sei martiri, a cui se ne aggiungerà poco dopo una settima. Dimenticata. Sconosciuta ai più. Ma facciamo un passo indietro.
4 settembre 1974. Sono nata a Partanna (Trapani). Una maledizione grava su di me fin da piccola. Triste destino, il mio: tutti i maschi a cui voglio bene vengono ammazzati dalla mafia.