«Troppo piccola» mi dissero.
«Non possiedi i giusti parametri fisici per giocare ad alto livello. Per questo non potrai mai giocare in Nazionale.» Io non capivo. Amavo quello sport. Avevo cominciato a giocarci a dieci anni e già a tredici avevo esordito nel campionato nazionale.
L’inizio dell’ultima storia di “Non esistono piccoli campioni”, quella sulla cubana Mireya Luis, sembra la storia della mia vita, Johannes.Troppo piccolo.Da non poter giocare nell’NBA. Eppure io amavo e amo giocare a basket. Forse è il caso di raccontare la mia storia dall’inizio
Papà era un appassionato di Basket NBA.
Vecchio tifoso dei Lakers, dopo che io ero nato, il 7 febbraio 1989, aveva fatto una scommessa con un amico durante le Finals di quell’anno.
I LA Lakers contro i “cattivi ragazzi”, come venivano chiamati i Detroit Pistons.
Se i rivali dei Pistons avessero vinto, lui avrebbe chiamato suo figlio come il playmaker degli odiati rivali. Finì 4-0 per i Pistons.
E così era andato all’anagrafe e mi aveva registrato come Isaiah, Isaiah Thomas.
Fu mamma a rimediare aggiungendo una lettera.
Vi spiego.
Non so, forse è solo una leggenda, dato che ero già nato da qualche mese.
Comunque.
Lui è Isiah Thomas. Il leader di tutti i tempi dei Pistons per punti, assist, palle rubate e partite giocate.
Solo 185 centimetri, ma sicuramente uno dei più grandi playmaker di sempre.
Questo invece sono io, Isaiah Thomas.
Non Isiah, ma Isaiah, con una “a” in più grazie a mamma.
E molti meno punti, assist, palle rubate e partite giocate rispetto a lui.
Però con un piccolo record pure io. Sono alto infatti solo 175 centimetri.
Forse anche meno.
Dicono che sei vuoi eccellere, se vuoi farti le ossa, devi partire dal basso.
Per me non fu difficile, anzi.
Più basso di così nell’NBA si erano visti ben pochi giocatori.
Normale, se vuoi giocare contro gente che ti sovrasta di almeno 30 centimetri.
Ma amavo il basket, anche se tutti mi prendevano in giro per la mia altezza.
Io a basket volevo giocare a tutti i costi.
Fu così che continuando a ripetere che ero basso, cominciarono a chiamarmi anche “testone”.
Basso e testone. Un bel mix.
Ero nato a Tacoma e l'Università del Washington fu una scelta naturale.
Fu lì che incontrai Nate Robinson, stella del basket. Una stella che riuscivo a guardare senza alzare gli occhi, visto che anche lui era alto come me, 175 centimetri.
Solo che lui, cosa non da poco, aveva un’elevazione di 112 centimetri. E questo lo aiutava. E non poco.
Con la sua benedizione presi il suo vecchio numero, il due.
Nella Prima partita in amichevole misi a segno 27 punti.
Un buon inizio.
Al college rimasi tre anni.
Con una media di 16,4 punti, 3,5 rimbalzi, 4,0 assist e 1,2 palle recuperate.
Una discreta media per un piccolino. Seppur testone. Ritenni di essere pronto al grande salto.
Il Draft NBA 2011, la mia grande occasione.
Com’è quella storia che sei vuoi eccellere, se vuoi farti le ossa, devi partire dal basso?
Le scelte si susseguivano e il mio nome non veniva pronunciato.
Decima, ventesima, trentesima, cinquantesima scelta. Poi finalmente il mio nome, alla sessantesima. L’ultima.
Più in basso di così.
Furono i Sacramento Kings a chiamarmi, quando ormai non ci speravo più. Troppo basso, la solita storia.
Uno scoglio insormontabile per le squadre NBA.
Ma quella squadra aveva creduto in me.
Dovevo ripagarla.
E cosi feci. Non era mai successo nella storia della NBA che un giocatore scelto come ultimo nel draft ricevesse il premio come miglior matricola per due mesi di fila nella Western Conference.
Conclusi il primo anno con 11.5 punti di media, 14 il secondo, e oltre i 20 il terzo
Niente male per uno scricciolo come me.
A Sacramento i tifosi mi adoravano, ma nel 2014 venni ceduto ai Phoenix Suns.
Le prime quattro partite sopra i 20 punti e poi il primo di una serie di infortuni.
E così nel 2015 venni ceduto ai Boston Celtics.
Nella prima stagione feci incetta di premi.
Giocatore della settimana, giocatore del mese, secondo nelle votazioni per il Sixth Man Of The Year Award.
Iniziai meglio la mia seconda stagione nei Boston Celtics.
Nelle prime 21 partite andai oltre i 20 punti per 20 volte.
Inclusi i 36 punti dopo un intervallo e un record in carriera di 52 punti.
In lizza per il premio di miglior giocatore dell’anno.
E poi quel maledetto 15 aprile 2017.
Prima dell’inizio della prima partita dei playoff contro i Bulls mi arrivò la notizia della morte di Chyna.
Chyna, la mia sorellina, era morta in un incidente stradale.
Piangevo, non volevo giocare, ma Chyna non avrebbe voluto quello.
Scesi in campo con il cuore a pezzi.
33 punti in gara uno. E poi il 2 maggio.
Un giorno speciale.
Sarebbe stato il compleanno di Chyna.
Non avrei mai potuto mancare a quella partita. Qualche giorno prima, in gara uno, una gomitata mi aveva letteralmente spaccato e lanciato lontano un dente.
Mi feci operare il giorno stesso.
Per poter rientrare in campo quel 2 maggio.
Avevo una faccia gonfia come un melone e due labbroni che non vi dico. La mia sorellina avrebbe compiuto ventitré anni quel giorno. Realizzai 53 punti, primo nella storia dei Celtics ad aver superato quota 50 sia in regular season che nei playoff. Il mio modo per sentirla vicina
Ero un eroe in quel momento, amato da tutti. E poi. Quando pensavo di essere arrivato, di aver ormai convinto tutti malgrado la mia altezza, tutto andò in mille pezzi.
Un continuo rimbalzare di squadra in squadra.
L’anno scorso solo tre partite.
Nessuno mi vuole più.
Forse per la convinzione, sbagliata, che 175 centimetri sono troppo pochi per poter vincere.
Sono basso è vero, ma ci ho messo sempre l’anima. Durante una partita giocata contro Huston il vostro Flavio Tranquillo parlò di resilienza.
Disse che “la resilienza “è” Isaiah Thomas”.
Non so. So per certo di essere un testone, quello sì.
Mi sono sempre allenato con la speranza di poter tornare a giocare nella NBA.
Per questo ho partecipato al torneo organizzato dal mio amico Crawford.
Gli 81 punti segnati poco tempo fa non sono passati inosservati.
E nemmeno il mio pianto negli spogliatoi.
“Non vi ho mostrato le mie emozioni perché possiate provare pena per me. Diavolo, proprio no!!! La mia vita è BELLISSIMA!! Vi ho mostrato quelle lacrime solo per farvi capire cosa si prova quando si dà tutto per qualcosa che si ama”.
Nessuno lo vuole. Una favola a lieto fine vorrebbe che a Isaiah fosse data una nuova opportunità.
Perché non importa quanto sei alto e quanto alto è l’avversario o l’ostacolo che hai davanti.
Quello che conta è provare sempre a superarlo. Sempre. Come faceva Isaiah Thomas

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16 Sep
Finalmente tocca a me Johannes.
Sono rimasto seduto tranquillo lasciando che Giulio Cesare raccontasse la sua versione.
Che non sta in piedi.
Lui ha raccontato di essere stato tradito, pugnalato (in effetti questo è vero), pur essendo stato un benefattore nei nostri confronti. Image
«I lettori valuteranno.
Con Cesare non siamo riusciti, stante lo spazio, a rispondere alla domanda: “cosa hai ottenuto, tu Bruto e gli altri congiurati, con la sua morte?
Visti i risultati è stata del tutto inutile agli scopi che si prefiggeva.
Quindi politicamente sbagliata»
Perché sbagliata? Ma hai idea di cosa fosse diventato Giulio Cesare negli ultimi anni? Sempre più autoritario. Tra i sessanta senatori della congiura c’erano anche dei cesariani moderati contrari alla svolta autocratica di Cesare. Che mai avrebbe restaurato lo Stato repubblicano. Image
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14 Sep
Vuoi parlare un’altra volta con me, Johannes?
Non è che nei thread precedenti mi hai trattato bene.
Tra tutte le mie conquiste hai voluto raccontare l’unico mio errore, l’assedio in Alessandria.
E poi hai parlato pure di Cleopatra.
Ricorda che io sono Gaio Giulio Cesare.
«Gaio il praenomem, Giulio la gente di appartenenza, nel tuo caso la gens Giulia, Cesarem il cognomen, dalla famiglia.
Volevo parlare con te della tua morte.
Lo so, “tra tutte le conquiste …”, l’hai già detto.
Ma vedi. Penso che vada raccontata.
Erano senatori Gaio».
E mi hanno pugnalato ventitré volte quei vigliacchi. Senatori, persone rispettabili, che nascondevano un pugnale sotto la toga, per uccidere uno del loro rango.

Chi è che si sta avvicinando?
Johannes, io quello non lo voglio vedere dopo quello che mi ha fatto.
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6 Sep
«No Cleopatra, Cesare non c’è. Abbiamo chiacchierato per un paio di thread e ho avuto come l’impressione che non volesse sentir parlare di te. Ha ripetuto “storia finita”, nulla più. Non ha risposto nemmeno alla domanda se fosse finito nella trappola di Alessandria per amore tuo»
Hai raccontato come ci siamo incontrati? Giulio Cesare era l’unica possibilità di riconquistare il trono e per sfuggire agli uomini di mio fratello un servitore mi portò nel palazzo nascosta in un sacco per tappeti.
Perché quella faccia Johannes? Hai scritto “dentro un tappeto?”
«Ho sbagliato, scusa.
Un’errata traduzione degli storici. Era un sacco per tappeti. Conquistare i favori di Cesare non ti fu difficile. Eri bellissima, colta, elegante e soprattutto seducente. E giovane. A Cesare, in su con gli anni, non parve vero di avere accanto una come te»
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28 Aug
«Salve Gaio Giulio Cesare. Ieri abbiamo parlato dell’assedio di Alessandria.
Tu chiuso in trappola dall’esercito egiziano ( leggere qui bit.ly/3DzE1YX ).
“Un conflitto non necessario”, come racconta Plutarco. Unico sollievo, avere vicino a te Cleopatra».
Salve et tu, Johannes. Scusa, ma non voglio parlare di lei. Storia finita. Fattela raccontare da lei.
Voglio invece dire ancora qualcosa sul rischio che ho corso ad Alessandria.
Ricorda che io ero un politico prestato alla guerra. Malgrado questo ero praticamente imbattibile.
«Lo so. Imbattibile nelle guerre asimmetriche, quelle in cui tra i contendenti c’è una disparità non solo di forze, ma anche di strategia e tattica.
Hai scritto molto al riguardo nei libri del De bello Gallico, il racconto della tua conquista della Gallia».
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27 Aug
Dunque Johannes hai dialogato con tutti ormai. Con Augusto, con Caligola, persino con Nerone. Con donne romane come Livia Drusilla e Messalina e con nemici di Roma come Annibale e Pirro. Per non parlare di quel vigliacco di Gaio Flaminio Nepote sconfitto da Annibale sul Trasimeno
«Piano con le offese. Gaio Nepote meritava un dialogo. Molti altri sono stati sconfitti da Annibale, ma Polibio e Livio si sono guardati bene da sottolinearlo.
Publio Cornelio Scipione o Tiberio Sempronio Longo, per esempio.
Per non parlare dei generali sconfitti a Canne».
Gaio Flaminio Nepote era stato eletto tribuno, portavoce delle istanze della plebe.
Che poteva legiferare.
E cosa ti inventa con la prima legge?
Distribuire ai poveri le terre conquistare ai Galli. Capisci? Le terre che spettavano ai patrizi lui li voleva dare ai poveri.
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23 Aug
23 agosto 2021.
Quarantatrè anni. Quelli che avrei potuto compiere oggi. Purtroppo è andata diversamente. So che non mi avete dimenticato. Il fatto che Johannes voglia riproporre la mia storia lo dimostra.
Una storia che inizia da una fine.
La mia ultima partita.
Prima o poi doveva succedere.
È stato un percorso lungo, ma ho preso la mia decisione. E mentre aspetto di scendere in campo per l’ultima volta la mia mente corre a quando tutto è iniziato.
A quel “soldo di cacio” che crebbe mangiando gnocchi, lasagne e salsicce.
Mio padre Joe lo chiamavano “Jellybean”, caramella di gelatina, perché lui era sempre sorridente e scherzava di continuo, in campo e fuori.
Voleva trasmettere la sua allegria a chi gli stava intorno.
«Alcune volte clown, altre volte giocatore di basket» scrivevano i giornali.
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