Dunque Johannes hai dialogato con tutti ormai. Con Augusto, con Caligola, persino con Nerone. Con donne romane come Livia Drusilla e Messalina e con nemici di Roma come Annibale e Pirro. Per non parlare di quel vigliacco di Gaio Flaminio Nepote sconfitto da Annibale sul Trasimeno
«Piano con le offese. Gaio Nepote meritava un dialogo. Molti altri sono stati sconfitti da Annibale, ma Polibio e Livio si sono guardati bene da sottolinearlo.
Publio Cornelio Scipione o Tiberio Sempronio Longo, per esempio.
Per non parlare dei generali sconfitti a Canne».
Gaio Flaminio Nepote era stato eletto tribuno, portavoce delle istanze della plebe.
Che poteva legiferare.
E cosa ti inventa con la prima legge?
Distribuire ai poveri le terre conquistare ai Galli. Capisci? Le terre che spettavano ai patrizi lui li voleva dare ai poveri.
«E gli storici, finanziati dal Senato, scrissero peste e corna del povero Nepote. Polibio aveva come mecenati la famiglia degli Scipioni.Sei stato un grande conquistatore, ma anche tu hai rischiato una sconfitta. Hai avuto una fortuna sfacciata quella volta. Te lo ricordi vero?».
Non so, non ricordo nessun evento in cui ho avuto fortuna.
Vediamo. In Spagna no. In Gallia nemmeno.
Con Germani e Belgi non ricordo niente del genere. Tantomeno nella guerra civile dal 49 al 45 a.C. Sai che non ricordo nulla di fortunato? E’ stata sempre e solo abilità la mia.
«Insomma.
Diciamo che c’è stato un momento in cui stavi per soccombere.
Eri finito avventatamente in un bel guaio.
Se non lo ricordi forse una giustificazione esiste.
Un motivo che ti ha fatto perdere la testa.
Un motivo che ha un nome ben preciso: Cleopatra».
Ora ricordo. Fu colpa di Pompeo, mio acerrimo nemico. Sconfitto nella battaglia di Farsalo era riuscito a fuggire riparando in Egitto. Per quello il 31 settembre del 48 a.C. sbarcai in Egitto con 3.000 legionari.
La guerra civile a Roma poteva finire solo con una sua sconfitta.
«E così arrivasti ad Alessandriam scoprendo che Pompeo era stato ucciso dal giovane faraone Tolomeo XIII. E tu andasti su tutte le furie.
Pompeo era morto, potevi tornare tranquillamente a Roma, invece…
Lei era incantevole.
L’intelligenza di Minerva nel corpo di Venere».
Johannes, incantevole è dire poco.
Aveva occhi bellissimi, un incedere da dea, un corpo sottile. Bellissima.
Impossibile non restare affascinati.
Comunque la decisione di rimanere ad Alessandria non fu dettata dalla mia attrazione verso Cleopatra.
«Avevi 52 anni Cesare. Lei 21.
Forse, come dici, non è stata la sua presenza, ma rimanere fu un errore madornale, ti rendi conto?
Ti sei immischiato in una contesa dinastica che avrebbe dilaniato l’intero Egitto. Non erano affari tuoi. Cosa ti è passato per la testa?»
Che dovevo fare?
Tolomeo XII, nel 51 a.C.,morente, aveva lasciato come suoi eredi la figlia maggiore Cleopatra e il piccolo Tolomeo XIII. Una scelta infelice. Due anni dopo lei era stata costretta a fuggire in Siria. Pronta a riconquistare il trono.
In quel mentre arrivai io
«Dichiarandoti custode del testamento di Tolomeo XII. “Chiudete le ostilità e presentatevi al mio cospetto per raggiungere un compromesso”.
Capisci l’assurdità della cosa?
Eri in un paese straniero.
Logico che abbiano pensato che quello fosse un atto di sottomissione a Roma».
Non immaginavo.
Col senno di poi concordo con te Johannes.
Era una decisione leggermente dispotica, lo so.
Ma io volevo spostare l’asse culturale ed economico in Oriente. Stavo persino pensando di spostare la capitale del mondo romano ad Alessandria. Una bella idea, non credi?
«Bellissima, ma il Senato non era certo contento. Tanto che… Lasciamo perdere. Affronteremo la questione un’altra volta. Eravamo arrivati a quando convocasti Cleopatra e Tolomeo XIII. Eri in terra straniera con soli 3.000 uomini. Questo almeno lo sapevi. Stavi rischiando grosso»
Lo so, ma avevo mandato degli emissari in Grecia per farmi inviare alcune legioni.
Contrattempi avevano impedito il loro arrivo.
Nel frattempo si presentò al mio cospetto Tolomeo XIII.
Ma mancava ancora Cleopatra.
Che fine aveva fatto? Ero preoccupato.
«Secondo te lei si sarebbe presentata in un palazzo pieno di emissari di suo fratello pronti ad ucciderla?
L’idea di farti consegnare un tappeto con lei avvolta dentro le evitò ogni problema.
Sempre che la storia sia vera.
Certo che è vera.
L’ho anche scritto nel “De bello civili”.
E così i due fratelli erano finalmente insieme.
Certo, non avevo legionari con me, ma ero un grande nell’arte della diplomazia. Sarebbe bastato.
Doveva bastare quella mia abilità.
«Mentre ti trastullavi con la tua diplomazia sei venuto a sapere che l’esercito di Tolomeo e la cavalleria egiziana stava puntando su Alessandria.
Come avevano fatto con Pompeo, uccidere te Gaio Giulio Cesare e Cleopatra in un colpo solo, avrebbe risolto tutti i loro problemi».
Va bene. Avevo commesso un errore imperdonabile. Facile parlare col senno di poi.
Mi ritrovai rinchiuso in un palazzo mentre 20.000 uomini entravano in Alessandria. Ero assediato.
Così per mesi. Però dai, la convivenza forzata con Cleopatra non fu malaccio. Anzi.
«La reggia era attaccata al porto.
Le strade strette impedirono per mesi l’entrata degli uomini di Tolomeo.
Il porto andava difeso perché solo da lì potevano arrivare i tuoi rinforzi. I tuoi nemici provarono di tutto. Persino a tagliarti l’accesso all’acqua potabile. Invano».
Ormai era novembre. I miei uomini sempre meno. Quando vidi spuntare all’orizzonte delle galee romane che si avvicinavano.
Non erano molte, per questo decisi di salire a bordo per guidarle.
Resistemmo agli assalti, ma dovetti rientrare nella reggia. Di nuovo prigioniero.
«Ma avevi sempre Tolomeo con te. Quando ti proposero di consegnare loro Tolomeo con la promessa dello stesso di lasciarti tornare a Roma, accettasti. Seppur a malincuore. Altro errore.
Una volta libero Tolomeo si mise alla testa del suo esercito per catturarti».
Ero allo stremo, quando nel febbraio del 47 a.C., ricevetti una missiva. Le truppe di Mitridate di Pergamo, fedele alleato, erano arrivate in Siria. Tolomeo cercò di sbarrare loro la strada. Inutilmente. Tanto che fu costretto a togliere l’assedio su Alessandria. Fu la sua fine.
«Già. Non aspettasti nemmeno l’esercito di Mitridate.
I tuoi legionari inseguirono gli uomini di Tolomeo colpendo senza pietà.
Lo stesso Tolomeo morì annegato in un ramo del Nilo. Cleopatra poté quindi sedere sul trono del padre, sotto la tua ala protettrice».
Già. Avevo vinto. Rischiando, lo ammetto.
Come dici Johannes? Se sono finito nella trappola alessandrina solo per amore di Cleopatra, come racconta Plutarco, o su consiglio dell’eunuco Potino che aveva intenzione poi di distruggermi?
Sai già la risposta Johannes. La sai già.

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16 Sep
Finalmente tocca a me Johannes.
Sono rimasto seduto tranquillo lasciando che Giulio Cesare raccontasse la sua versione.
Che non sta in piedi.
Lui ha raccontato di essere stato tradito, pugnalato (in effetti questo è vero), pur essendo stato un benefattore nei nostri confronti. Image
«I lettori valuteranno.
Con Cesare non siamo riusciti, stante lo spazio, a rispondere alla domanda: “cosa hai ottenuto, tu Bruto e gli altri congiurati, con la sua morte?
Visti i risultati è stata del tutto inutile agli scopi che si prefiggeva.
Quindi politicamente sbagliata»
Perché sbagliata? Ma hai idea di cosa fosse diventato Giulio Cesare negli ultimi anni? Sempre più autoritario. Tra i sessanta senatori della congiura c’erano anche dei cesariani moderati contrari alla svolta autocratica di Cesare. Che mai avrebbe restaurato lo Stato repubblicano. Image
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14 Sep
Vuoi parlare un’altra volta con me, Johannes?
Non è che nei thread precedenti mi hai trattato bene.
Tra tutte le mie conquiste hai voluto raccontare l’unico mio errore, l’assedio in Alessandria.
E poi hai parlato pure di Cleopatra.
Ricorda che io sono Gaio Giulio Cesare.
«Gaio il praenomem, Giulio la gente di appartenenza, nel tuo caso la gens Giulia, Cesarem il cognomen, dalla famiglia.
Volevo parlare con te della tua morte.
Lo so, “tra tutte le conquiste …”, l’hai già detto.
Ma vedi. Penso che vada raccontata.
Erano senatori Gaio».
E mi hanno pugnalato ventitré volte quei vigliacchi. Senatori, persone rispettabili, che nascondevano un pugnale sotto la toga, per uccidere uno del loro rango.

Chi è che si sta avvicinando?
Johannes, io quello non lo voglio vedere dopo quello che mi ha fatto.
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6 Sep
«No Cleopatra, Cesare non c’è. Abbiamo chiacchierato per un paio di thread e ho avuto come l’impressione che non volesse sentir parlare di te. Ha ripetuto “storia finita”, nulla più. Non ha risposto nemmeno alla domanda se fosse finito nella trappola di Alessandria per amore tuo»
Hai raccontato come ci siamo incontrati? Giulio Cesare era l’unica possibilità di riconquistare il trono e per sfuggire agli uomini di mio fratello un servitore mi portò nel palazzo nascosta in un sacco per tappeti.
Perché quella faccia Johannes? Hai scritto “dentro un tappeto?”
«Ho sbagliato, scusa.
Un’errata traduzione degli storici. Era un sacco per tappeti. Conquistare i favori di Cesare non ti fu difficile. Eri bellissima, colta, elegante e soprattutto seducente. E giovane. A Cesare, in su con gli anni, non parve vero di avere accanto una come te»
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28 Aug
«Salve Gaio Giulio Cesare. Ieri abbiamo parlato dell’assedio di Alessandria.
Tu chiuso in trappola dall’esercito egiziano ( leggere qui bit.ly/3DzE1YX ).
“Un conflitto non necessario”, come racconta Plutarco. Unico sollievo, avere vicino a te Cleopatra».
Salve et tu, Johannes. Scusa, ma non voglio parlare di lei. Storia finita. Fattela raccontare da lei.
Voglio invece dire ancora qualcosa sul rischio che ho corso ad Alessandria.
Ricorda che io ero un politico prestato alla guerra. Malgrado questo ero praticamente imbattibile.
«Lo so. Imbattibile nelle guerre asimmetriche, quelle in cui tra i contendenti c’è una disparità non solo di forze, ma anche di strategia e tattica.
Hai scritto molto al riguardo nei libri del De bello Gallico, il racconto della tua conquista della Gallia».
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25 Aug
«Troppo piccola» mi dissero.
«Non possiedi i giusti parametri fisici per giocare ad alto livello. Per questo non potrai mai giocare in Nazionale.» Io non capivo. Amavo quello sport. Avevo cominciato a giocarci a dieci anni e già a tredici avevo esordito nel campionato nazionale.
L’inizio dell’ultima storia di “Non esistono piccoli campioni”, quella sulla cubana Mireya Luis, sembra la storia della mia vita, Johannes.Troppo piccolo.Da non poter giocare nell’NBA. Eppure io amavo e amo giocare a basket. Forse è il caso di raccontare la mia storia dall’inizio
Papà era un appassionato di Basket NBA.
Vecchio tifoso dei Lakers, dopo che io ero nato, il 7 febbraio 1989, aveva fatto una scommessa con un amico durante le Finals di quell’anno.
I LA Lakers contro i “cattivi ragazzi”, come venivano chiamati i Detroit Pistons.
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23 Aug
23 agosto 2021.
Quarantatrè anni. Quelli che avrei potuto compiere oggi. Purtroppo è andata diversamente. So che non mi avete dimenticato. Il fatto che Johannes voglia riproporre la mia storia lo dimostra.
Una storia che inizia da una fine.
La mia ultima partita.
Prima o poi doveva succedere.
È stato un percorso lungo, ma ho preso la mia decisione. E mentre aspetto di scendere in campo per l’ultima volta la mia mente corre a quando tutto è iniziato.
A quel “soldo di cacio” che crebbe mangiando gnocchi, lasagne e salsicce.
Mio padre Joe lo chiamavano “Jellybean”, caramella di gelatina, perché lui era sempre sorridente e scherzava di continuo, in campo e fuori.
Voleva trasmettere la sua allegria a chi gli stava intorno.
«Alcune volte clown, altre volte giocatore di basket» scrivevano i giornali.
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