Finalmente tocca a me Johannes.
Sono rimasto seduto tranquillo lasciando che Giulio Cesare raccontasse la sua versione.
Che non sta in piedi.
Lui ha raccontato di essere stato tradito, pugnalato (in effetti questo è vero), pur essendo stato un benefattore nei nostri confronti.
«I lettori valuteranno.
Con Cesare non siamo riusciti, stante lo spazio, a rispondere alla domanda: “cosa hai ottenuto, tu Bruto e gli altri congiurati, con la sua morte?
Visti i risultati è stata del tutto inutile agli scopi che si prefiggeva.
Quindi politicamente sbagliata»
Perché sbagliata? Ma hai idea di cosa fosse diventato Giulio Cesare negli ultimi anni? Sempre più autoritario. Tra i sessanta senatori della congiura c’erano anche dei cesariani moderati contrari alla svolta autocratica di Cesare. Che mai avrebbe restaurato lo Stato repubblicano.
«Da giovane Cesare era altra persona.
Cicerone ne ha decantato la bellezza, Patercolo ha scritto che era l’uomo più acuto per l’ingegno e il più ricco per nobiltà d’animo.
Pieno di debiti e di donne, più attento alla moda che alle vicende politiche di Roma»
I giovani di Roma si ispiravano a lui.
Li “influenzava” nel vestire e nei misteri della “toletta”. Cesare si tagliava spesso i capelli, si radeva frequentemente e si depilava il petto e le gambe.
Il suo modello?
Alcibiade, che si vestiva solo con la lana pregiata di Mileto.
«Cesare veniva da una famiglia aristocratica, ma non ricca, men che meno influente.
Per ottenere le prime cariche politiche dovette indebitarsi.
Comunque una volta cresciuto la storia ci ha tramandato un Cesare diverso dal giovane “influencer”.
Il primo triunvirato per esempio»
Bella mossa.
L’alleanza strategica con Gneo Pompeo, il generale col maggior numero di vittorie, e con Marco Licinio Crasso, l’uomo più ricco di Roma.
Diventare console fu la logica conseguenza.
Nel 59 a.C. guidò il suo esercito alla conquista della Gallia.
«Poi alla conquista della Britannia. Per non farsi mancare niente domò la ribellione dei Galli guidati da Vercingetorige. La morte di Crasso, che aveva spinto Pompeo a dichiararsi unico console, costrinse Cesare a tornare a Roma. Con una sola legione, arrivò davanti al Rubicone»
Lui voleva diventare di nuovo console, ma attraversare quelle acque in armi significava dichiarare guerra al Senato.
Che gli chiese di sciogliere l’esercito e tornare a Roma come un privato cittadino. Acconsentì, a patto che anche Pompeo rinunciasse al comando delle sue legioni.
«Ma il Senato non accolse la proposta e Cesare attraversò il Rubicone dando inizio alla seconda guerra civile.
Pompeo dapprima fuggì in Macedonia per poi spostarsi in Egitto dove troverà la morte come ho già raccontato in un thread precedente»
Ecco. Proprio da qui Cesare iniziò a cambiare.
Dopo la vittoria sui pompeiani.
Niente più moderazione.
Dione Cassio ha scritto che Cesare iniziò a pensare di essere un dio immortale quando vide spuntare dalle rovine di Munda il germoglio di una palma.
Era come impazzito.
«Impazzito mi sembra un’esagerazione.
Lui era molto amato a Roma.
Si era schierato dalla parte del popolo, con i “Populares” in conflitto con gli “Optimates”, i componenti della fazione aristocratica.
La sua riforma agraria distribuì le terre dei Galli ai romani poveri.
E realizzò numerose opere pubbliche.
Hai però dimenticato di dire che si autonominò dittatore a vita.
E poi quella ridicola decisione di portare il numero dei senatori da 600 a 900 portando in Senato quei barbari dei Galli. Un’offesa. Passare dalle brache barbare al laticlavio.
«Ci fu un episodio che scatenò l’indignazione di tutti voi senatori. Quando Cesare vi convocò nel tempio di Venere Genitrice.
Cesare era seduto al centro e al vostro arrivo non si alzò per tributare a voi rappresentanti del Senato, come consuetudine, i giusti omaggi.Un affronto»
Che pensava di essere? Un dio?
Si era montato la testa.
Cassio Dione ha tentato di giustificarlo, ma è una scusa bella e buona.
E nemmeno Plutarco la racconta giusta.
Quella riunione l’aveva organizzata Cesare.
E alla fine si era alzato e se n’era andato tranquillamente.
«Per scusa bella e buona di Cassio Dione intendi sicuramente quando scrive che non si è alzato perché quel giorno soffriva di “diarrhaea”.
Effettivamente come scusa non sta in piedi.
Plutarco invece parla di un attacco di epilessia.
Non so. Sembrano solo giustificazioni»
Dai, l’unica spiegazione è che lui ormai si considerava un dio e un dio non si alza quando entrano i senatori. Non fu l’unico episodio.
Due tribuni della plebe, Gaio Epidio Marullo e Lucio Cesezio Flavo, trovarono un diadema sulla testa di una statua di Cesare.
E lo levarono.
«Facendo arrabbiare Cesare.
Pensava che il diadema fosse una loro mossa per fare bella figura di fronte al popolo che avrebbe pensato che lui volesse diventare un re assoluto.
E poi ancora nel gennaio del 44 a.C. quando Cesare tornò dalle Feriae Latinae a cavallo»
Sì. Uno tra la folla iniziò ad acclamarlo come re. “Rex” urlava. Lui rispose che non era un Rex, ma era Cesare. Ma lo disse solo perché tra i suoi avi c’erano dei “Re”, la famiglia dei Marci Re. L’uomo fu arrestato dai tribuni e Cesare si arrabbiò, minacciando gli stessi tribuni.
«Cesare convocò il Senato chiedendo di rimuovere i tribuni dal loro incarico cacciandoli dal Senato. Effettivamente questi episodi denotano che ormai Cesare era fuori controllo.
Dopo aver attraversato il Rubicone per difendere i tribuni dal Senato ora si metteva contro di loro»
Cesare aveva fatto molto per il popolo, ma il popolo mal sopportava i suoi attacchi ai tribuni.
In pochi mesi era riuscito a mancare di rispetto al Senato, a cacciare i tribuni e a mostrare ai romani di volere la monarchia.
Cosa avremmo dovuto fare? Far finta di niente?
«Non so, sicuramente non ucciderlo.
C’è da dire che il progetto di un'imminente spedizione contro i daci e i parti per poi volgere lo sguardo verso la Persia sottomettendo gli sciti, spostava in Oriente l’asse della politica romana.
E poi c’era quell’idea su Alessandria.
Voleva farne la capitale dell’Impero, Johannes. Un’idea assurda.
Per Cesare ormai la Repubblica era ormai un nome senza corpo né forma. Era tracotante.
“I cittadini devono parlarmi con grande deferenza e avere per legge le mie parole”.
Aveva perso la testa.
«Eliminato il “dictator perpetuus” voi congiurati non avevate un piano e nemmeno la forza.
Pensavate che dopo la morte di Cesare tutto sarebbe avvenuto automaticamente.
Il ripristino delle antiche libertà democratiche repubblicane, intendo.
Non avvenne niente di tutto ciò»
Roma insorse e fummo costretti a fuggire.
Cesare nel testamento nominò il nipote Ottaviano come successore. Il secondo triumvirato, la lotta con Marco Antonio, il titolo di Imperatore e poi di Augusto.
La fine della Repubblica romana.
Hai ragione Johannes. Fu una morte inutile.

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14 Sep
Vuoi parlare un’altra volta con me, Johannes?
Non è che nei thread precedenti mi hai trattato bene.
Tra tutte le mie conquiste hai voluto raccontare l’unico mio errore, l’assedio in Alessandria.
E poi hai parlato pure di Cleopatra.
Ricorda che io sono Gaio Giulio Cesare.
«Gaio il praenomem, Giulio la gente di appartenenza, nel tuo caso la gens Giulia, Cesarem il cognomen, dalla famiglia.
Volevo parlare con te della tua morte.
Lo so, “tra tutte le conquiste …”, l’hai già detto.
Ma vedi. Penso che vada raccontata.
Erano senatori Gaio».
E mi hanno pugnalato ventitré volte quei vigliacchi. Senatori, persone rispettabili, che nascondevano un pugnale sotto la toga, per uccidere uno del loro rango.

Chi è che si sta avvicinando?
Johannes, io quello non lo voglio vedere dopo quello che mi ha fatto.
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6 Sep
«No Cleopatra, Cesare non c’è. Abbiamo chiacchierato per un paio di thread e ho avuto come l’impressione che non volesse sentir parlare di te. Ha ripetuto “storia finita”, nulla più. Non ha risposto nemmeno alla domanda se fosse finito nella trappola di Alessandria per amore tuo»
Hai raccontato come ci siamo incontrati? Giulio Cesare era l’unica possibilità di riconquistare il trono e per sfuggire agli uomini di mio fratello un servitore mi portò nel palazzo nascosta in un sacco per tappeti.
Perché quella faccia Johannes? Hai scritto “dentro un tappeto?”
«Ho sbagliato, scusa.
Un’errata traduzione degli storici. Era un sacco per tappeti. Conquistare i favori di Cesare non ti fu difficile. Eri bellissima, colta, elegante e soprattutto seducente. E giovane. A Cesare, in su con gli anni, non parve vero di avere accanto una come te»
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28 Aug
«Salve Gaio Giulio Cesare. Ieri abbiamo parlato dell’assedio di Alessandria.
Tu chiuso in trappola dall’esercito egiziano ( leggere qui bit.ly/3DzE1YX ).
“Un conflitto non necessario”, come racconta Plutarco. Unico sollievo, avere vicino a te Cleopatra».
Salve et tu, Johannes. Scusa, ma non voglio parlare di lei. Storia finita. Fattela raccontare da lei.
Voglio invece dire ancora qualcosa sul rischio che ho corso ad Alessandria.
Ricorda che io ero un politico prestato alla guerra. Malgrado questo ero praticamente imbattibile.
«Lo so. Imbattibile nelle guerre asimmetriche, quelle in cui tra i contendenti c’è una disparità non solo di forze, ma anche di strategia e tattica.
Hai scritto molto al riguardo nei libri del De bello Gallico, il racconto della tua conquista della Gallia».
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27 Aug
Dunque Johannes hai dialogato con tutti ormai. Con Augusto, con Caligola, persino con Nerone. Con donne romane come Livia Drusilla e Messalina e con nemici di Roma come Annibale e Pirro. Per non parlare di quel vigliacco di Gaio Flaminio Nepote sconfitto da Annibale sul Trasimeno
«Piano con le offese. Gaio Nepote meritava un dialogo. Molti altri sono stati sconfitti da Annibale, ma Polibio e Livio si sono guardati bene da sottolinearlo.
Publio Cornelio Scipione o Tiberio Sempronio Longo, per esempio.
Per non parlare dei generali sconfitti a Canne».
Gaio Flaminio Nepote era stato eletto tribuno, portavoce delle istanze della plebe.
Che poteva legiferare.
E cosa ti inventa con la prima legge?
Distribuire ai poveri le terre conquistare ai Galli. Capisci? Le terre che spettavano ai patrizi lui li voleva dare ai poveri.
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25 Aug
«Troppo piccola» mi dissero.
«Non possiedi i giusti parametri fisici per giocare ad alto livello. Per questo non potrai mai giocare in Nazionale.» Io non capivo. Amavo quello sport. Avevo cominciato a giocarci a dieci anni e già a tredici avevo esordito nel campionato nazionale.
L’inizio dell’ultima storia di “Non esistono piccoli campioni”, quella sulla cubana Mireya Luis, sembra la storia della mia vita, Johannes.Troppo piccolo.Da non poter giocare nell’NBA. Eppure io amavo e amo giocare a basket. Forse è il caso di raccontare la mia storia dall’inizio
Papà era un appassionato di Basket NBA.
Vecchio tifoso dei Lakers, dopo che io ero nato, il 7 febbraio 1989, aveva fatto una scommessa con un amico durante le Finals di quell’anno.
I LA Lakers contro i “cattivi ragazzi”, come venivano chiamati i Detroit Pistons.
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23 Aug
23 agosto 2021.
Quarantatrè anni. Quelli che avrei potuto compiere oggi. Purtroppo è andata diversamente. So che non mi avete dimenticato. Il fatto che Johannes voglia riproporre la mia storia lo dimostra.
Una storia che inizia da una fine.
La mia ultima partita.
Prima o poi doveva succedere.
È stato un percorso lungo, ma ho preso la mia decisione. E mentre aspetto di scendere in campo per l’ultima volta la mia mente corre a quando tutto è iniziato.
A quel “soldo di cacio” che crebbe mangiando gnocchi, lasagne e salsicce.
Mio padre Joe lo chiamavano “Jellybean”, caramella di gelatina, perché lui era sempre sorridente e scherzava di continuo, in campo e fuori.
Voleva trasmettere la sua allegria a chi gli stava intorno.
«Alcune volte clown, altre volte giocatore di basket» scrivevano i giornali.
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