“Brodo nero”. Sorrido pensando che vuoi raccontare la mia storia iniziando da un intingolo.
Precisamente da una carne di cinghiale cotta nel suo sangue con l’aggiunta di sale e aceto.
Posso dire che sei strano forte? Chi racconterebbe la storia di Sparta iniziando da un piatto.
«Caro Licurgo, non era un semplice piatto, dai.
Era la pietanza più apprezzata a Sparta.
Tanto che un re del Ponto fece venire alla sua reggia un cuoco spartano affinché cucinasse quella prelibatezza.
Pensava fosse una leccornia.
Invece…»
Te lo immagini un re del Ponto che inizia a sputare quella roba nel piatto?
In realtà, e il cuoco lo aveva detto chiaramente al re, per apprezzare quel piatto dovevi essere stato bagnato nell’Eurota, il fiume che attraversava Sparta.
Essere un vero spartano quindi.
«Già. Non so perché Plutarco può aver pensato che oltre a essere spartani potevate essere anche amanti della buona tavola.
Un mistero.
Se è arrivato a questa conclusione significa che lui gli spartani non li conosceva proprio.
Sbaglio?»
Non sbagli. Però non capisco.
Perché per parlare di Sparta hai pensato a me?
Potevi parlare del fondatore, Lacedemone, che diede il nome a quella terra conquistata, chiamandola Laconia.
E che fondò una città che portava il suo nome.
Per darle poi il nome della moglie Sparta
«Sparta mi ha sempre appassionato.
Eravate diversi da tutte le altre genti.
Nell’organizzazione politica, nei costumi, nell’economia, in ogni aspetto della società.
Una realtà esclusiva.
Fondatori sì, ma in una terra occupata.
In pratica dei conquistatori residenti»
Vero. Ho capito dove vuoi arrivare.
Per quattrocento anni Sparta fu il centro religioso, politico e culturale dell’intera Laconia.
Arte e musica, la poesia di Alcmane e Tirteo, il poeta deforme, zoppo e orbo.
Specializzati in ceramiche pregiate e lavorazione del bronzo.
Poi…
«Poi più niente. Dal VII secolo a.C. in poi non è stato trovato nessun segno di arte, poesia, ceramiche, bronzi.
E’ come se a un tratto gli spartani avessero smesso di dedicarsi a ogni lavoro artistico.
Quella brusca interruzione coincide esattamente con le guerre Messeniche»
Ci fu un’esplosione demografica e gli spartani furono costretti a cercare nuove terre.
A “conquistare” nuove terre.
Come Messenia, terra di agricoltori.
Con diversi giacimenti di ferro.
Fu una lunga guerra, durata quasi un secolo, ma alla fine gli spartani ebbero la meglio.
«E iniziarono i problemi.
8.000 Km quadrati e 250.000 messeni ridotti in schiavitù. O quasi.
E Sparta doveva controllarli con soli 10.000 guerrieri. Avevate vinto, ma essendo una minoranza, in pratica eravate assediati.
E foste costretti a rifondare la società spartana»
Con nuove leggi, nuove regole, per dedicarci completamente all’arte della guerra.
Siamo stati unici in questo.
Ci voleva però un regime di vita del tutto nuovo.
Per questo fu richiamato in patria un legislatore che prima di tornare si recò a Delfi, per consultare l’oracolo.
«So tutto Licurgo, e so anche che quel legislatore è qui di fronte a me.
Sei tu il “responsabile”.
Anche se ancora non ho capito se sei un essere umano o un dio. Se sei esistito o sei una leggenda.
La chiamano la “Costituzione di Licurgo”, quindi prendiamo tutto per buono»
Dai, ho messo in piedi un’organizzazione perfetta per solidità e semplicità che venne chiamata “Kòrmos”, ordine per eccellenza.
In forma piramidale si reggeva tutto su quattro pilastri. La prima era la monarchia, o meglio la diarchia, visto che il potere era in mano a due re.
«Lo so. Poi c’era l’Apella composta dagli spartiati che avevano compiuto 30 anni, la Gerusia, con i due re e 28 spartiati anziani, e l’Eforato, la magistratura composta da cinque membri eletti dall’Appella.
Toglimi una curiosità.
Perché le assemblee sempre e solo all’aperto?»
Un immobile serve forse per prendere decisioni importanti?
Li metti dentro un edificio e questi invece di prendere decisioni si mettono a guardare le statue, i quadri e quanto sono belle quelle colonne. No. Solo all’aperto. E al diavolo opere edilizie e abbellimento della città.
«Opinioni.
Anche se non bisogna certo guardare l’aspetto di una città per valutare la forza, il coraggio e il valore morale dei suoi abitanti.
Parlami di com’era organizzata la società spartana.
Il potere a Sparta era gestito dalla casta degli Spartiati. Spartiati per nascita»
Sì, la casta militare.
Che perdeva ogni diritto solo non rispettando alcuni obblighi.
Come versare contribuiti per allestire i sissizi, ai quali erano obbligati a partecipare.
Come cos’erano i sissizi?
Erano i banchetti dove gli spartiati si abbuffavano di “brodo nero”.
«Gli spartiati dovevano dedicarsi sollo all’arte della guerra.
Non potevano fare i commercianti, lavorare la terra o intraprendere qualsiasi attività.
Però veniva assegnato loro un appezzamento di circa 15 ettari.
Che veniva però coltivato dagli Iloti»
Gli Iloti versavano agli spartiati quanto serviva loro per vivere e far fronte ai loro impegni. Al mio arrivo le terre erano di proprietà di pochi. Distribuii un pezzo uguale a tutti gli spartiati sperando in una parità economica, anche se la terra non rendeva lo stesso per tutti
«Gli spartiati erano proprietà dello Stato. Alla nascita ogni neonato veniva giudicato da un’apposita commissione di anziani. Se era di costituzione sana e robusta aveva diritto alla vita. Se era gracilino e malato veniva gettato in una voragine del monte Taigeto.
Così Plutarco»
Vissuto circa 600 anni dopo le Termopili.
Io so che alla nascita le donne spartane immergevano il bambino nel vino.
Si pensava che i bambini gracili ed epilettici iniziassero ad avere convulsioni dopo essere stati inzuppati. Mentre temprava il fisico ai bambini forti e sani.
«A sette anni venivano tolti alla famiglia per essere inseriti in compagnie di tipo militare.
Vita comune, disciplina severissima, mangiare quanto basta per restare in vita.
Carne pochissima.
Com’era quella storia che erano autorizzati a rubare?»
Per loro era lecito rubare per fame, certo.
Ma dovevano assolutamente farla franca.
Nel caso l’onore era massimo.
Guai invece a venire beccati.
Pene severissime per i ladri malaccorti.
Dormivano su letti fatti di canne. E si lavavano raramente. A 12 anni via la biancheria.
«Accidenti. Consegnavate loro un solo mantello che doveva durare almeno un anno. Per forgiare la loro resistenza gli anziani li picchiavano con bastoni. L’istruzione? Il minimo necessario, solo saper leggere e scrivere.
Già. “Spartano” sinonimo di austero, severo, inflessibile»
Basta così, Johannes.
Hai parlato poco delle mie riforme, dobbiamo rimediare.
Dopo la distribuzione della terra in parti uguali decisi di fare la stessa operazione con i beni mobili.
Incredibile a dirsi, molta gente si oppose.
Ma io “li aggirai per altra via”. Ti racconterò.
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«Bentornato Licurgo. Ieri sera (qui bit.ly/2YtDuYP) abbiamo parlato degli spartiati, la casta militare.
“Torna con lo scudo o sullo scudo”.
Era il saluto delle madri spartane quando un figlio partiva per andare a combattere.
Morire in battaglia, l’onore più grande»
I 300 di Leonida alle Termopili sono l’esempio più alto. Abbiamo parlato degli spartiati, circa 10.000 e degli iloti circa 100.000. Esisteva una terza classe sociale. “Il ceto medio”. I Perieci.
50/60.000 uomini liberi che non potevano però partecipare alla vita politica.
«Senza poter votare, dovevano solo servire gli spartiati nel prepararsi alla guerra.
Potevano guadagnare, quello sì.
Erano commercianti, artigiani, fabbricanti di armi.
Il vero motore di Sparta.
Che permetteva agli spartiati di concentrarsi sulla guerra, senza lavorare»
Anno 1919.
Trentasei anni, quasi calvo, abitava in quegli anni a Milano, all’ultimo piano di un appartamento di Foro Buonaparte.
Diceva in giro di essere povero.
Che se sei un politico, alla gente fa sempre un bell’effetto.
Naturalmente non era vero.
Sposato in municipio, viveva in quell’appartamento con i suoi tre figli, la suocera e una domestica.
Usava il “tassì”, ma amava le automobili.
Quando prenderà la patente (tardi) la sua prima auto sarà una Bianchi.
Per passare poi a un'Alfa Romeo.
Continuando a usare il “tassì”.
D’estate tutta la famiglia al mare
Rigorosamente a Senigallia.
Teatro? Quasi tutte le sere. Ma non lirica, perché lo faceva dormire.
La cosa che amava di più? I fuochi artificiale, quelli che alla fine facevano il botto.
Dove prendeva i soldi?
Il New York Times mi ha dedicato un bellissimo necrologio, scrivendo alla fine “una modesta casalinga che non ha mai pensato di aver fatto qualcosa di straordinario". Effettivamente è così. Mai pensato. Fino all’ultimo giorno della mia vita, il 2 maggio 2008. Maledetta polmonite
Avevo 68 anni, ma a dire il vero la mia vita era già terminata quel giorno, il 22 luglio 1975, quando un camion guidato da un ubriaco ci aveva travolti uccidendo sul colpo il mio Richard.
Aveva solo 41 anni, sapete?
Io 36.
Viva, ma da quel giorno senza un occhio.
“Loving v. Virginia 388 U.S. 1967”, non vi dice niente? Tranquilli, è normale.
Oggi per voi molte cose sono scontate.
Non era così a miei tempi, nel 1958.
In Virginia non era scontato per un uomo nemmeno innamorarsi e sposare una donna.
Perché dipendeva dal tipo di donna.
Finalmente tocca a me Johannes.
Sono rimasto seduto tranquillo lasciando che Giulio Cesare raccontasse la sua versione.
Che non sta in piedi.
Lui ha raccontato di essere stato tradito, pugnalato (in effetti questo è vero), pur essendo stato un benefattore nei nostri confronti.
«I lettori valuteranno.
Con Cesare non siamo riusciti, stante lo spazio, a rispondere alla domanda: “cosa hai ottenuto, tu Bruto e gli altri congiurati, con la sua morte?
Visti i risultati è stata del tutto inutile agli scopi che si prefiggeva.
Quindi politicamente sbagliata»
Perché sbagliata? Ma hai idea di cosa fosse diventato Giulio Cesare negli ultimi anni? Sempre più autoritario. Tra i sessanta senatori della congiura c’erano anche dei cesariani moderati contrari alla svolta autocratica di Cesare. Che mai avrebbe restaurato lo Stato repubblicano.
Vuoi parlare un’altra volta con me, Johannes?
Non è che nei thread precedenti mi hai trattato bene.
Tra tutte le mie conquiste hai voluto raccontare l’unico mio errore, l’assedio in Alessandria.
E poi hai parlato pure di Cleopatra.
Ricorda che io sono Gaio Giulio Cesare.
«Gaio il praenomem, Giulio la gente di appartenenza, nel tuo caso la gens Giulia, Cesarem il cognomen, dalla famiglia.
Volevo parlare con te della tua morte.
Lo so, “tra tutte le conquiste …”, l’hai già detto.
Ma vedi. Penso che vada raccontata.
Erano senatori Gaio».
E mi hanno pugnalato ventitré volte quei vigliacchi. Senatori, persone rispettabili, che nascondevano un pugnale sotto la toga, per uccidere uno del loro rango.
Chi è che si sta avvicinando?
Johannes, io quello non lo voglio vedere dopo quello che mi ha fatto.
«No Cleopatra, Cesare non c’è. Abbiamo chiacchierato per un paio di thread e ho avuto come l’impressione che non volesse sentir parlare di te. Ha ripetuto “storia finita”, nulla più. Non ha risposto nemmeno alla domanda se fosse finito nella trappola di Alessandria per amore tuo»
Hai raccontato come ci siamo incontrati? Giulio Cesare era l’unica possibilità di riconquistare il trono e per sfuggire agli uomini di mio fratello un servitore mi portò nel palazzo nascosta in un sacco per tappeti.
Perché quella faccia Johannes? Hai scritto “dentro un tappeto?”
«Ho sbagliato, scusa.
Un’errata traduzione degli storici. Era un sacco per tappeti. Conquistare i favori di Cesare non ti fu difficile. Eri bellissima, colta, elegante e soprattutto seducente. E giovane. A Cesare, in su con gli anni, non parve vero di avere accanto una come te»