Con il DL Capienze l’esecutivo si appropria di una prerogativa riconosciuta dalla normativa europea al potere legislativo, (auto)attribuendo alla propria discrezionalità la legittimazione dei propri trattamenti di dati personali, spogliando anche il Garante del controllo. 1/
In sostanza, i soggetti pubblici elencati potranno decidere, nella più totale discrezionalità, di effettuare trattamenti di dati personali per qualunque finalità, semplicemente affermando che questi sono “coerenti al compito svolto o al potere esercitato”.
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Con l’abrogazione dell’art. 2quinquiesdecies codice privacy, il Garante non potrà più “prescrivere misure e accorgimenti a garanzia dell'interessato con provvedimenti di carattere generale adottati d'ufficio” e la tutela degli interessati sarà possibile solo ex post.
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Questa norma appare minare pericolosamente il principio basilare di separazione dei poteri dello Stato (per di più in materia di tutela di un diritto fondamentale della persona), e violare il Regolamento Europeo, e non può - non deve - essere convertita in Parlamento.
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Visto che tutti ne parlano, ma pochi (?) l’hanno letta, l’ho fatto io.
Cosa ne sarà dei nostri dati?
DISCLAIMER: per verificare che quanto dichiarato corrisponde alla realtà servirebbe un audit indipendente.
TL;DR: tanto rumore per nulla.
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Nei giorni scorsi gli utenti Whatsapp hanno iniziato a ricevere una notifica che segnala l’entrata in vigore (dal 8/02) dei nuovi termini di servizio e della nuova privacy policy.
Nelle ultime 24 ore sono uscite decine di articoli allarmanti e spesso imprecisi.
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Il concetto che è passato, sostanzialmente, è:
“Facebook potrà accedere a tutti i dati - entro l’8 febbraio gli utenti dovranno accettare la condivisione delle informazioni con il social network o smettere di usare l’app” (La Stampa).
Nonostante l’obbligo di upload delle TEK previsto dal DPCM, le segnalazioni di utenti positivi su #Immuni non decollano.
La % media sui casi totali dal 19 al 27 è 0,54%, la stessa dell’intero mese di ottobre, contro un numero dichiarato di download del 15,7% della popolazione. 1/
Nel frattempo sulla Dashboard è comparsa una nuova nota: il numero di download non comprende gli aggiornamenti e le reinstallazioni.
Chiarimento sicuramente utile che conferma non trattarsi degli utenti attivi, tuttora sconosciuti.
Resta un numero privo di significato. 2/
Ma qualcosa si sta, lentamente, muovendo: nel codice che alimenta la Dashboard sono comprarsi i numeri di positivi e notifiche inviate giorno per giorno dal 15/06.
Sono però spariti quelli relativi ai focolai, mai pubblicati sulla pagina web, apparsi qualche giorno fa. 3/
"Immuni ha rilevato che il giorno %@ sei stato vicino a un utente COVID-19 positivo."
Dal codice sorgente di #ImmuniApp sembra essere questa (allo stato attuale) la notifica che verrà visualizzata in caso di "contatto a rischio".
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"Segui le indicazioni del tuo medico"
La prima istruzione è quella di contattare il Medico di Medicina Generale, spiegandogli di aver ricevuto una notifica di contatto stretto di COVID-19 da Immuni, e seguire le sue indicazioni.
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"Rimani a casa per i 14 giorni successivi alla data del contatto"
Nell'attesa, l'app suggerisce di controllare i sintomi (temperatura, mal di gola, tosse, raffreddore o naso chiuso, difficoltà respiratoria, dolori muscolari, perdita o alterazioni di olfatto o gusto, diarrea).
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Il Responsabile anticorruzione e per la trasparenza della Regione Piemonte respinge l’istanza di riesame, confermando il rifiuto all’accesso civico ai dati dei contagiati, divisi per comune, con cui è generata la mappa regione.piemonte.it/web/covid-19-m…. #FOIA#opendata 1/
Se il primo rifiuto non era stato, di fatto, motivato, in questo caso il Resp. afferma che “le pubbliche amministrazioni non sono tenute a elaborare dati in proprio possesso al fine di soddisfare le richieste di accesso”, richiamando l’orientamento e le FAQ dell’ANAC.
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La FAQ 2bis, punto 4, però, è sufficientemente chiara, la PA “deve consentire l’accesso ai documenti, ai dati ed alle informazioni così come sono già detenuti, organizzati, gestiti e fruiti”.
Esattamente quello che era stato richiesto: i file che alimentano la mappa.
3/
Gli interventi della Ministra Catalfo e del Presidente Tridico su #INPSDown confermano, come ipotizzato fin da subito dagli esperti, che i fatti del 1 aprile non sono stati causati da un attacco hacker (come comunicato a caldo), ma da problemi interni di cache.
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La relazione INPS a cui fanno riferimento (non ancora disponibile) in sintesi sembra dare la colpa della cattiva configurazione della CDN ai tecnici Microsoft che “ha messo a disposizione tutte le risorse professionali indispensabili per configurare l’ambiente target”.
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La vera notizia è la conferma del secondo data breach: “Relativamente alla procedura del bonus Baby-Sitting è stato rilevato che alcuni utenti hanno potuto consultare le domande trasmesse da altri utenti”, di cui si è parlato troppo poco. 3/
Facendo un passo indietro, dopo quasi 2 mesi di approfondimenti sul #ContactTracing digitale, ad oggi, non sono convinto possa essere uno strumento anche solo minimamente utile.
Poco ma sicuro: l’app *non sarà* la soluzione definitiva e quelle sulla privacy non sono "fisime".
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La protezione dei dati personali coincide con la protezione delle persone e, come scrive meglio di me @lucabolognini, chi non l’ha capito vive nel passato.
Serve trasparenza, servono scelte motivate, servono garanzie, in poche parole serve una DPIA. agendadigitale.eu/sicurezza/priv…
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Come se non bastasse, le app di #ContactTracing sono un campo minato di problemi etici, prima che tecnologici.
Lo scrive il Prof @Floridi: per raggiungere la quota % di installazioni ritenute utili servono incentivi (e non penalizzazioni per chi non la vuole/può installare).
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