Ciò che mi ha sempre incuriosito, ma che non ho mai veramente approfondito, del Canova è il suo ruolo di "commissario straordinario" nominato dal Papa per il recupero delle opere d'arte che Napoleone aveva razziato dall'Italia. Ne recuperò parecchie, e venne scelto non solo per
la competenza ma anche perché era un personaggio molto noto in Europa. Non so se formò una squadra per la ricerca e il recupero come Napoleone aveva formato la sua quando aveva deciso di portarsi via il meglio del meglio e decidere che era tutta roba della Francia. Parigi doveva
essere il nuovo centro mondiale della cultura e il Louvre doveva essere rimpinzato il più possibile. Perciò s'era scelto fior fiore di esperti e li aveva spediti a saccheggiare l'Italia.
Ma Canova? Me lo sono sempre immaginato da solo, cosa che probabilmente è sbagliata :),
scervellarsi per compilare una lista. Non potendo googlare :D, un problema sarà sicuramente stato come riconoscere ciò che andava recuperato. Avere bene in testa il ricordo di opere che aveva visto coi suoi occhi, affidarsi alle descrizioni degli inventari, o a quelle dei con-
tratti di compravendita o che so io. Certo che deve essere stato un lavoro titanico.. considerando la posta in gioco, innanzitutto.
Me lo immagino che non dorme la notte con l'ansia di sbagliare, certo non poteva fare affidamento sulla collaborazione dei francesi ma solo su certe
(e cmq importanti) conoscenze personali. So che ebbe bisogno di truppe armate e il governo britannico offrì supporto. Forse alla fine andò meglio dell'immaginabile. Canova recuperò ~3/4 delle opere rubate. Mi sono sempre chiesta come diavolo fece... Ma cmq eterna gratitudine ❤
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"Avrei davvero voluto morire quando lei mi lasciò in affannoso pianto" scrive Saffo nel VII sec. aC, "tra molte cose dicendomi 'Come soffriamo atrocemente, Saffo! io ti lascio contro il mio volere.' Ed io le rispondevo 'Va' serena, e di me serba il ricordo. Sai quanto ti ho amata
Se mai lo dimenticassi, sempre io ricorderò i bei momenti che vivemmo [...] quando sul morbido letto ti saziavi, né mai vi furono danze nei sacri boschi a cui fossimo assenti'..."
Saffo dedica questa poesia, evidentemente, a una sua allieva prediletta, una delle tante di cui fu
maestra nel tiaso. Una che aveva amato, ricambiata, come spesso accadeva. Ma anche con lei era arrivato il momento della separazione, e questo accadeva quando la ragazza andava a sposarsi. Ché quello era lo scopo della formazione che aveva ricevuto nel tiaso, impartita da Saffo e
C'era una volta a Roma uno che parlava, e soprattutto scriveva. Sarebbe diventato la condanna di tanti liceali e il suo nome risuonato, a volte, minaccioso: Marco Tullio CICERONE. Oggi a Roma si sarebbe chiamato, però, Er Cecione, e forse così avrebbe suscitato meno timore :)
Perché Marco Tullio aveva un cecio sulla faccia, perciò il cognomen era Cicero :)
Questo era tipico dei Romani, dare soprannomi a presa di culo, per ironizzare, deridere, spesso dispregiativi. Del resto a prendersi parecchio sul serio bastavano i Greci, che si davano nomi magni-
loquenti ed esaltanti tipo Aristotele (prrr! :p).
A Roma no. A Roma c'era Publio Ovidio Nasone, che ce lo immaginiamo facilmente :), c'era Claudio, che evidentemente zoppicava (cfr. il ns "claudicante"), c'era Bruto, che era scemo, così come Varrone. :)
Cercavo in effetti, ché mi
Già, #OTD nel 1849 moriva Edgar Allan Poe, di morte misteriosa, tra deliri ed allucinazioni.
Aveva in realtà tentato di uccidersi dopo la scomparsa della sua amatissima Virginia, la sua "sposa bambina" che, come tutte le persone che amava tanto, era morta troppo presto.
Morivano
tutte, sempre. E lui restava solo. Una vita di eccessi furiosi, e lui non riusciva a morire. Ci aveva provato sul serio, una volta: una dose smisurata di laudano; ma, per la grande assuefazione, non c'era riuscito. La cara zia - che pure doveva essere viva e vegeta... - dov'era?
Dove, in questo tormento? Da quanto non la vedeva? Troppo! Allora doveva esser morta anche lei, di sicuro, come tutte quelle che amava..! Impossibile che non fosse così, morivano tutte, e se c'era qualcosa che aveva imparato dalla vita era questa lezione sopra ogni altra! Certo,
"L'isola dei morti", di Arnold Boecklin (1880-86)
"Sono convinto che susciterà l'impressione che desidero", scrisse il pittore al committente. E non si sbagliava.
Lenin ne teneva una copia sopra il letto.
Hitler acquistò la 3^ versione per una cifra spropositata e se la portò ap-
presso dalla Cancelleria fin dentro il bunker dove si ammazzò.
Dopo l'occupazione di Berlino, Stalin fece portare il quadro a Mosca, dove rimase fino agli anni '90, quando fu poi restituito alla Germania.
Freud ne aveva 22 copie nel suo studio, e l'analizzò a lungo.
E poi Strind-
berg, Dalì, D'Annunzio, De Chirico, Rachmaninov... Boecklin ne fece altre 4 versioni perché, ho letto, non riuscì a separarsi dalla prima. La 4^ versione (ne resta la foto ⬇️ in b/n) andò distrutta durante la Guerra.
"Il dipinto che ipnotizza", lo hanno chiamato. Molti, nel ri-
Ora vi racconto il mio esame di maturità e del tempo in cui mi dipingevo le magliette da sola.
Nell'ansia di fondo che pervadeva quelle giornate di luglio, in quello che credetti essere un momento di lucidità battagliera, scelsi la mise.
Decisi così che avrei messo la mia amata
maglia col Che ♥️ La commissione, il cui pensiero un po' mi preoccupava, doveva sapere con chi aveva a che fare. Avevo saputo dal cd membro interno che non erano convinti che il compito d'italiano fosse farina del mio sacco, pensavano fossi riuscita a copiarlo in qualche modo,
sicché ero stata preparata al peggio. La furia! Avrei contrastato questa enorme ingiustizia a suon di argomentazioni d'ogni tipo, se non li avessi convinti li avrei comunque sfiniti, insomma hasta la victoria siempre e anche sulla lotta armata avevo iniziato,al limite,a farci un
"Quando Giovanna si presenta ai giudici per la prima seduta le chiedono subito di giurare sul Vangelo che dirà la verità."
È illegale, annota Barbero, ed è una delle varie "licenze" che questo processo si concede. Perché è un processo politico, messo su perché Giovanna possa
essere fatta fuori legalmente, e lo sanno tutti, tutto il mondo che osserva attento (perché nel frattempo lei è diventata una leggenda) e tutti quelli che vengono chiamati a parteciparvi,che siano testi, inquisitori o dotti teologi kompetenti. E vorrebbero quasi tutti sottrarsene
ma vi sono costretti, e così si dà inizio a questa specie di sceneggiata dall'esito scontato che però paradossalmente ha la pretesa di salvare la forma.
È illegale pretendere che Giovanna giuri di dire il vero, dicevo, perché a monte c'è un'altra, ancor più grossa, illegalità: il