Giorni fa fa, nel raccontarvi la storia del voto segreto, ho fatto il nome di Augusto Turati e del suo emendamento, il 9 novembre 1926, che di fatto decretava la decadenza dei deputati aventinisti. Ma chi era Augusto Turati? 
Una breve divagazione. Io racconto storie in pochi tweet. Non è facile. Confido possano essere spunto per ulteriori approfondimenti. Per esempio, cercando Augusto Turati, qualcuno avrà scoperto che è colui che ha ideato la “prima befana fascista”.
La “Befana fascista” (la prima il 6 gennaio 1928) fu una celebrazione benefica in favore dell'infanzia della popolazione più povera. Nel 1934 mutò denominazione. Per avallare il culto della personalità di Benito Mussolini, fu denominata “Befana del Duce”.
Augusto Turati, nato a Parma, fu prima di tutto un giornalista. Redattore a La Provincia di Brescia e successivamente capo-redattore. Nel 1920 aderisce ai Fasci di Combattimento. Nel 1926 Mussolini lo incarica di sostituire Roberto Farinacci come segretario nazionale del PNF.
In quei giorni si poneva un problema. Quando le masse entrano come protagonisti della politica, non basta un programma per controllare le loro coscienze. Gli Stati totalitari hanno bisogno di controllare le masse in forma preventiva. E qui entra in gioco la “religione”
In fondo Mussolini lo aveva detto chiaramente a Pesaro il 18 agosto del 1926. “Il fascismo è un fenomeno religioso di vaste proporzioni storiche e il prodotto di una razza”.
Servivano simboli, riti, catechismi, decaloghi, e la possibilità di inculcare il timore di un essere superiore, il Duce. Se il Duce fu il “dio” per gli italiani, Turati fu il suo profeta. Inventò e pubblicò i catechismi sulla “religione” fascista.
Mentre Longanesi aveva redatto il primo decalogo fascista (che era in verità un endecalogo). A cui fecero seguito decine di altri decaloghi. Per le donne, per balilla, ….e uno dello stesso Mussolini, per il “Fascista”.
E poi il decalogo del lavoratore italiano, per i fascisti all'estero, per i lavoratori italiani in Africa Orientale, per la famiglia. Il decalogo razzista, della cittadina italiana, delle nozze, dell'avanguardista, del maestro e sugli uccelli. Per il pedone e per il ciclista.
Tutto venne impostato per la “religione” fascista. Fino al santo manganello a cui venivano dedicate canzoncine, preghiere e filastrocche.
E Mussolini riceveva migliaia di lettere. Tutte dallo stesso tono.
Turati fece del partito fascista un organizzazione più disciplinata, scontrandosi con “teste calde” come Farinacci, Ciano, De Vecchi, Balbo, Ricci. Che si vendicarono mettendo in piedi uno scandalo. L’accusa? Essere omosessuale
Malgrado fossero accuse false, Turati diede le dimissioni. Che naturalmente Mussolini rifiutò (nessuno poteva abbandonare Mussolini). Respinte le dimissioni Mussolini decretò la sua espulsione dal partito.
Turati abbandonò la politica e ritornò al giornalismo. Prima inviato al Corriere della Sera e poi direttore de La Stampa. I vecchi avversari politici continuarono però a diffamarlo. Costringendolo ad abbandonare il giornale torinese. Arrestato, venne rinchiuso in un manicomio.
Nel 1933 venne confinato a Rodi. Tornerà in Italia nel 1938 dedicandosi alla professione di consulente legale. Nel dopoguerra verrà processato e condannato. Amnistiato nel 1946, muore a Roma il 27 agosto del 1955.
Carlo Rosselli scrisse:"Il fascismo non ha niente di rivoluzionario. Avere un “duce”, un uomo forte è una necessità degli italiani".
Con una certezza.
Gli italiani abbandonarono il loro dio un minuto dopo la sua caduta. Senza nemmeno aspettare tre giorni per la sua resurrezione
Con una certezza.
Gli italiani abbandonarono il loro dio un minuto dopo la sua caduta. Senza nemmeno aspettare tre giorni per la sua resurrezione
