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Nel precedente thread vi ho raccontato di Dino Segre in arte Pitigrilli. E della sua storia d’amore con la poetessa Amalia Guglielminetti con il successivo processo.
Fu allora, che per paura di altri problemi con i fascisti, Pittigrilli diventò quello che diventò.
Piti si era sempre tenuto lontano dalla politica: non poteva schierarsi perché, come amava raccontare, “Al cretino del mio partito avrei sempre preferito l’intelligente del partito avverso”.
Ma cosa diventò dopo il processo’? Un attimo. Pazienza.
Pitigrilli non aveva bisogno di altri soldi.
Dai rendiconti della casa editrice Sonzogno, risulta che i quattro romanzi pubblicati tra il 1920 e il 1930, avevano reso all’autore circa mezzo milione di lire. Una bella cifra.
Malgrado qualcuno ipotizzi altre teorie, i documenti raccolti e i precedenti dello scrittore, dimostrano senza ombra di dubbio che fu quel processo (e la paura) a far compiere quel passo a Pitigrilli.
A diventare quello che diventò.
Una spia dell’ O.V.R.A
5000 lire al mese lo pagava L'O.V.R.A, la polizia segreta dell'Italia fascista. Iscritto nel segretissimo quadernone di Arturo Bocchini (il capo della Polizia) non per motivi ideologici, ma piuttosto per ragioni di sicurezza personale
(“per paura” diranno i suoi denigratori)
Fu lo scrittore italiano più popolare e più tradotto all’estero negli anni Trenta. amato da un pubblico vastissimo e trasversale (fascisti e non fascisti), sempre in attesa della pubblicazione dei suoi libri che registravano tirature
da capogiro per l’epoca
Ma le sue denunce portarono in carcere tutte le persone citate nel primo thread. Vittorio Foa e Michele Giua, condannati a quindici anni, ne scontarono oltre otto. E al carcere o al confino finirono Sion Segre Amar, Franco Antonicelli, Carlo Levi,
E ancora Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Massimo Mila, Michele Giua , Giuseppe Levi, Gino Levi Martinoli,, Carlo Mussa Ivaldi, Barbara Allason e molti altri. Tutti antifascisti.
Pitigrilli fu il re dei paradossi, nemico giurato dei “cretini” (naturalmente era lui che decideva chi appartenesse a questa categoria), criticato e osannato.
Sue alcune battute immortali.
“Non datemi consigli, so sbagliare da me”.
“La verità è una menzogna che dura”.
“L’uomo comune ragiona, il saggio tace, il fesso discute”.
“Capisco il bacio al lebbroso, ma non la stretta di mano al cretino”.
Pitigrilli dopo la guerra emigrò in Argentina, dove ebbe un successo straordinario. Grazie a quel successo, Pitigrilli divenne la penna di fiducia di Evita Perón. Dopo dieci anni andò a vivere a Parigi, ricevendo però sempre meno proposte di collaborazione.
Nel frattempo si convertì al cattolicesimo, fervente e praticante.
Muore nel 1975.
Gli ultimi anni in modo paradossale. I suoi libri erano stati messi all’indice dal Vaticano (scrittore pornografico).
Finì come editorialista del settimanale il “Messaggero di Sant’Antonio”
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