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Bob è nato a Jacksonville il 20 dicembre 1942 in Florida. Nato da una relazione che la madre ha intrattenuto con tale George Sanders, mentre il marito, Joseph Hayes combatteva con l’esercito Usa nel Secondo Conflitto Mondiale.
“Sono un vero figlio della guerra” dirà in seguito.
Bob frequenta la Matthew Gilbert High School, e gioca nella squadra di football americano. Nel ’58 vince il Campionato Regionale davanti a 11mila spettatori, per poi iscriversi alla “Miami A&M University”, un College riservato ai ragazzi di colore.
Però nel frattempo si dedica ad altro sport. In sei anni al College non conosce sconfitta in gare sui 100 metri o sulle 100yds.
Ai primi Campionati AAU nel ’62 realizza 9”3 sulle 100yds, titolo replicato l’anno seguente in 9”1.
E dopo 54 vittorie consecutive nell’arco di 28 mesi diventa il punto di forza della Squadra Usa in vista delle Olimpiadi di Tokyo ’64. Gli americani devono cancellare l’onta delle sconfitte di Roma sui 100 e 200 metri dal tedesco Armin Hary ed il nostro Livio Berruti.
Corre, ma viene dal football dove bisogna scansare gli avversari. E corre allo stesso modo: “sembra che vada in tutte le direzioni, tranne che verso il traguardo”.
Ma l’allenatore Robert Griffin gli toglie quell’andatura sgraziata, poco ortodossa e derisa dagli altri allenatori
E arriviamo ai famigerati e drammatici “Olympic Trials”, le sezioni americane per andare alle Olimpiadi. Ma Bob Hayes si produce uno strappo muscolare che non gli consente di partecipare alle selezioni in programma il 3 luglio ’64 a New York.
Ma, incredibile a dirsi (non accade mai) la Federazione gli concede una deroga per potersi schierare ai blocchi di partenza. Ma non si allena da mesi e ha qualche chilo di troppo. La muscolatura non è ancora pronta per un evento del genre. Ma non è solo quello
Al momento di lasciare l’albergo per la pista, rimane bloccato in ascensore e perde la navetta che conduce al “Coliseum”. E lui cosa fa? Ci fa correndo facendo lo slalom tra il traffico.
Arriva in pista stanchissimo. Ma vince la selezione in 10”1 e stacca il pass olimpico.
Alle Olimpiadi nessun problema nei primi turni. Sempre il migliore. Ci sono le semifinali dei 100 metri. Vince la sua con uno straordinario 9”9 (ma con un vento di oltre 5 m/s). Ma le cose per lui non sono mai semplici.
Ad attenderlo l’ennesimo contrattempo.
Al Villaggio Olimpico, per rilassarsi in vista della gara più importante della sua vita, Joe Frazier e il lunghista Ralph Boston giocano con la sua borsa. Senza accorgersi che una scarpa è finita sotto il letto.
E' alla partenza che si accorge che gli manca la scarpa.
Il mezzofondista Tom Farrell gli si avvicina per chiedergli spiegazioni e, per una volta la fortuna lo assiste. Farrell indossa proprio lo stesso numero (il 40) di Hayes, il quale, a dispetto del fisico ha piedi piccoli. E può così correre.
Ma Bob ha la prima corsia. Disastrosa visto che la pista è in terra battuta. A causa delle forti piogge, ma anche della 20 Km di marcia del giorno precedente. Ma lo chiamano “Bullet Bob”, e schizza fuori dai blocchi come un proiettile uscito dalla canna di un fucile.
Con un ritmo impressionante a metà gara l’Oro risulta palesemente assegnato, andando a concludere in 10”0 manuali, record Mondiale eguagliato, cronometrato in 10”06 elettronico, con un ampio margine sui suoi avversari.
bit.ly/2FDBIZa
Il sogno di Bob Hayes si è avverato. E a rendere straordinario quel sogno la presenza in tribuna della madre alla quale gli abitanti di Jacksonville avevano pagato il viaggio in Giappone per consentirle di ammirare l’impresa del proprio figlio.
Ma non è finita qui. Nella finale della Staffetta 4×100 raccoglie il testimone in quinta posizione per poi vincere con il primato mondiale di 39”0. La frazione su terra battuta e con i materiali di allora in 8”6.
Tempo mai sfiorato da Bolt.
bit.ly/2B0JwkL
Ma la storia del più grande velocista di tutti i tempi finisce lì. Affascinato dalle sirene e dai soldi del Football americano va nei “Dallas Cowboys”. Nelle prime due stagioni capeggia la Classifica dei “touchdwon” e il 16 gennaio ’72, si aggiudica il “Superbowl”.
Hayes si ritira nel ’76 con un patrimonio di 4milioni di dollari. Che se ne vanno in breve tempo per la sua vita dissoluta, fatta steroidi anabolizzanti per rinforzare i muscoli e dalla cocaina per reggere allo stress.
Condannato a due anni di carcere per spaccio di droga, nell’aprile ’79 sprofonda nella depressione rifugiandosi nell’alcool. Ormai l’ombra di sé stesso, senza soldi, senza famiglia.
Una vita di stenti aiutato di nascosto dai suoi ex compagni di squadra a Dallas.
Non esce neppure più di casa, vergognandosi del proprio stato, fino al colpo del definitivo ko sotto forma di un cancro alla prostata che dopo varie chemio lo riducono su una sedia a rotelle. Muore il 18 settembre 2002 a 59 anni di età, solo e dimenticato da tutti.
E questa è la storia di Bob Hayes. l’unico atleta nella Storia capace di abbinare una Medaglia d’Oro Olimpica e un Super Bowl.
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