«E’ chiaro che questa situazione qualitativamente mutata [ossia il prevalere dell'imperialismo mondialista americano dopo la fine della guerra] deve necessariamente rispecchiarsi anche nel campo ideologico.
La forma più importante in cui si manifesta questa tendenza è il sempre più diffuso cosmopolitismo, vale a dire la concezione secondo cui l’indipendenza degli Stati nazionali e la loro sovranità sono state superate dalla storia. (Il predominio del cosmopolitismo non significa
che sia del tutto cessato l’incitamento allo sciovinismo; si pensi alla campagna contro il confine Oder-Neisse nella Germania occidentale. Ma nel complesso la sua importanza è divenuta secondaria). L’evoluzione economica, politica e culturale, dicono gli ideologi del
cosmopolitismo, spinge sempre più nel senso dell’integrazione degli Stati, del superamento delle sovranità nazionali, e, in definitiva, nella direzione di uno Stato mondiale.
[...] In secondo luogo - ciò che è particolarmente importante per il problema del cosmopolitismo e dello
[...] In secondo luogo - ciò che è particolarmente importante per il problema del cosmopolitismo e dello
Stato mondiale — non è vero che il sorgere di un’economia mondiale e di un mercato mondiale elimini come forme antiquate la sovranità nazionale e l’indipendenza delle nazioni.
L’intensificarsi dei rapporti economici non significa una distruzione del particolare sviluppo nazionale. L’evoluzione socialista mostra invece che perfino popoli vissuti finora « senza storia » si sono destati - proprio nel socialismo — a una cosciente vita nazionale,
e che in tutti i popoli che vivono secondo i principi del socialismo la cultura nazionale, la coscienza dell'indipendenza nazionale e l’entusiasmo per essa non si estinguono, ma anzi si rafforzano continuamente.»
Lukács, La distruzione della ragione, pagg. 809-10 [via Arturo].
Lukács, La distruzione della ragione, pagg. 809-10 [via Arturo].
