Poi, quando la polvere si sarà depositata e il governo di salvezza nazionale sarà partito, spero potremo ragionare con calma di quanto anomalo sia stato che il capo dello stato abbia buttato un nome in mezzo senza consultare i partiti, 1/6 #Draghi
senza certezze su chi l'avrebbe sostenuto, senza uno straccio di prospettiva politica (anzi dicendo che il governo non avrebbe dovuto identificarsi "con alcuna formula politica"), niente.
2/6
Ora i partiti non devono solo posizionarsi, ma ovviamente devono pensare a che coalizione costruiscono (o rompono), che punti programmatici possono portare a Draghi, con chi possono farli avanzare. E tutto questo in un paio di giorni, perché signora mia bisogna far presto.
3/6
Con calma qualcuno mi spiegherà in quale democrazia avanzata si assiste a una tale umiliazione del parlamento e del sistema partitico (tutto, non solo la maggioranza). E non mi si venga a dire che è per l'instabilità o lo spread.
4/6
Lo spread ha fatto minime oscillazioni a gennaio, nonostante la crisi di governo che era in corso. Non c'erano avvisaglie di tempesta sui mercati. Ricordo che negli anni della crisi del debito sovrano la Spagna è stata con un governo in carica dimissionario per oltre un anno.
5/6
Purtroppo da noi va di moda commissariare la politica. Ora, se questo è giustificabile in emergenza assoluta (com'era il novembre 2011), diventa molto problematico in una situazione come quella attuale. Difficile, drammatica, ma non fuori controllo.
6/fine
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Cosa ci dice la scienza politica su come si costruiscono le coalizioni e che performance ci possiamo aspettare da coalizioni più o meno larghe? #GovernoDraghi
La teoria dei poteri di veto di George Tsebelis (riassunta nel suo libro del 2002 "Veto players: how political institutions work") ci dice che in un governo multi-partito ogni partito è "veto player", cioè può opporsi a politiche che sono troppo lontane dalle proprie preferenze.
Intuitivamente, al crescere del numero dei partiti, si restringe il numero di politiche in cui i partiti possono trovare compromessi. Tsebelis rappresenta i possibili punti d'incontro dei partiti graficamente così:
Uno dei mantra più ricorrenti di chi sostiene #Renzi è che non sia mai stato accettato nel Pd, che gli abbiano fatto la guerra perché considerato un corpo estraneo. Ma mettiamo in fila qualche fatto. #crisidigoverno
Renzi diventa segretario alla fine del 2013. I gruppi parlamentari sono prevalentemente stati scelti da #Bersani che era segretario al tempo delle elezioni.
Questi eletti di Bersani lo ostacolano talmente tanto che, passate poche settimane dalla sua elezione a segretario, promuovono l'avvicendamento con Enrico Letta e lo fanno direttamente presidente del consiglio.
#Renzi continua a puntare a un governo che *non* è guidato da Conte e *non* è ristretto a questa maggioranza. Per questo è prevedibile che punti ad allungare la crisi, a dire che sì su alcune cose si può lavorare, ma su altre non ci siamo. #crisidigoverno corriere.it/politica/21_ge…
Renzi si è esposto molto e se chiude ri-accettando #Conte con qualche modifica al programma indubbiamente non ci fa una bella figura. Mentre se riesce a imporre un nuovo presidente, nuovi ministri, un profilo di governo completamente nuovo, ne esce vincitore.
Il problema è che ci sono gli altri partiti, che già stanno pagando un prezzo in termini di consenso e coesione interna *per il solo fatto* di aver accettato di parlare di nuovo con Renzi dopo quello che ha fatto. Quanto potranno concedergli?
Con il ballon d'essai di #Renzi del "#Conte non ora, prima incarico esplorativo, poi vediamo" entriamo nella fase "kick the can down the road" di questa #crisidigoverno.
Mattarella si trova M5s, Pd e Leu che dicono "Conte". Se Renzi non poneva veti su Conte, Mattarella avrebbe reincaricato l'attuale presidente del consiglio, che poi sarebbe andato a trattare con tutti. Questo sarebbe stato lo sbocco "lineare" della crisi.
Il problema di Renzi è che se mette un veto a Conte perde qualche senatore e rischia che il governo prosegua senza di lui; se apre a Conte fa la figura del fesso, e quindi è costretto all'ennesimo equilibrismo (chiudo ma non chiudo, apro ma non apro).
Questo punto meriterebbe una disamina a parte. Che lo faccia il M5s è abbastanza comprensibile, ma perché il Pd si è schierato sull'#avanticonConte? Secondo me per due ragioni. #crisidigoverno
La prima è che Conte è popolare, e questo fa gioco nell’immediato (buttare giù il politico più popolare d’Italia non contribuisce alla popolarità di chi lo fa, è evidente) ma anche se le cose deragliassero e si andasse a votare.
La seconda è che, nonostante ci sia una narrativa che dipinge IV e PD come “pappa e ciccia”, l’attuale maggioranza del PD sta sfruttando l’occasione per regolare un po’ di conti con #Renzi.
Non sono un retroscenista, e non ho accesso a informazioni riservate. Questo è semplicemente quello che credo di aver capito finora sulla #crisidigoverno.
1/N
1) #Renzi ha fatto la crisi (sì lo so, l’ho già scritto altre volte, ma repetita iuvant) per provare a “scomporre” l’attuale coalizione di governo (l’alleanza Pd-M5s in particolare) e “ricomporre”. Il suo problema? Non era chiaro cosa volesse ricomporre.
2/N
Un altro governo con Conte? Un altro governo (stessa maggioranza) senza Conte? Un governo che coinvolgesse anche pezzi della destra? La verità è che a #Renzi andava bene tutto. La sua scommessa? Tanto nessuno vuole votare, quindi qualcosa salta fuori.
3/N