Cosa ci dice la scienza politica su come si costruiscono le coalizioni e che performance ci possiamo aspettare da coalizioni più o meno larghe?
#GovernoDraghi
La teoria dei poteri di veto di George Tsebelis (riassunta nel suo libro del 2002 "Veto players: how political institutions work") ci dice che in un governo multi-partito ogni partito è "veto player", cioè può opporsi a politiche che sono troppo lontane dalle proprie preferenze.
Intuitivamente, al crescere del numero dei partiti, si restringe il numero di politiche in cui i partiti possono trovare compromessi. Tsebelis rappresenta i possibili punti d'incontro dei partiti graficamente così:
L'area tratteggiata, che Tsebelis chiama "winset of the status quo" rappresenta appunto lo spazio in cui tutti i partiti di governo sono disponibili a modificare lo status quo, cioè la legislazione vigente.
Che implicazioni ha questo per il #GovernoDraghi? Che più cresce il numero dei partiti e l'eterogeneità della coalizione, più difficile sarà trovare punti d'incontro fra i partiti.
Con una coalizione molto eterogenea, per alcune politiche i punti d'incontro potrebbero anche non esistere.
Ora, non sfugge che una coalizione da Pd a Lega, come sembra profilarsi in queste ore, sarebbe quella che in letteratura si chiama "oversized coalition" – il numero di partiti sarebbe superiore a quello minimo necessario per avere la maggioranza.
Una coalizione che invece fosse sostenuta solo dal numero di partiti necessario per avere la maggioranza sarebbe una cosiddetta "minimum winning coalition".
Razionalmente, sembrerebbe che a Draghi convenga una "minimum winning coalition", che renderebbe lo spazio d'incontro fra i partiti che la compongono più ampio. Ma Draghi sembra invece puntare a una "oversized coalition". Perché?
Una coalizione sovradimensionata restringe sì lo spazio di incontro fra i partiti, ma significa anche che alcuni partiti possono non essere veto players su certe politiche. Se non vogliono votarle, non possono impedire che passino comunque.
È vero che questo non avviene spesso nei governi con "oversized coalitions", ma permetterebbe a Draghi di poter ricorrere a maggioranze variabili, oppure poter assorbire l'uscita di un partito dal governo.
Tutto dipende da come si comporteranno i partiti: se non approvano politiche proposte da Draghi cosa faranno? Minacceranno di uscire dal governo? Si limiteranno a non votarle restando nel governo?
Difficile da dire ora, ma non è così scontato che una maggioranza molto larga sia nell'interesse di Draghi.

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4 Feb
Poi, quando la polvere si sarà depositata e il governo di salvezza nazionale sarà partito, spero potremo ragionare con calma di quanto anomalo sia stato che il capo dello stato abbia buttato un nome in mezzo senza consultare i partiti,
1/6
#Draghi
senza certezze su chi l'avrebbe sostenuto, senza uno straccio di prospettiva politica (anzi dicendo che il governo non avrebbe dovuto identificarsi "con alcuna formula politica"), niente.
2/6
Ora i partiti non devono solo posizionarsi, ma ovviamente devono pensare a che coalizione costruiscono (o rompono), che punti programmatici possono portare a Draghi, con chi possono farli avanzare. E tutto questo in un paio di giorni, perché signora mia bisogna far presto.
3/6
Read 6 tweets
31 Jan
Uno dei mantra più ricorrenti di chi sostiene #Renzi è che non sia mai stato accettato nel Pd, che gli abbiano fatto la guerra perché considerato un corpo estraneo. Ma mettiamo in fila qualche fatto.
#crisidigoverno
Renzi diventa segretario alla fine del 2013. I gruppi parlamentari sono prevalentemente stati scelti da #Bersani che era segretario al tempo delle elezioni.
Questi eletti di Bersani lo ostacolano talmente tanto che, passate poche settimane dalla sua elezione a segretario, promuovono l'avvicendamento con Enrico Letta e lo fanno direttamente presidente del consiglio.
Read 10 tweets
31 Jan
#Renzi continua a puntare a un governo che *non* è guidato da Conte e *non* è ristretto a questa maggioranza. Per questo è prevedibile che punti ad allungare la crisi, a dire che sì su alcune cose si può lavorare, ma su altre non ci siamo. #crisidigoverno
corriere.it/politica/21_ge…
Renzi si è esposto molto e se chiude ri-accettando #Conte con qualche modifica al programma indubbiamente non ci fa una bella figura. Mentre se riesce a imporre un nuovo presidente, nuovi ministri, un profilo di governo completamente nuovo, ne esce vincitore.
Il problema è che ci sono gli altri partiti, che già stanno pagando un prezzo in termini di consenso e coesione interna *per il solo fatto* di aver accettato di parlare di nuovo con Renzi dopo quello che ha fatto. Quanto potranno concedergli?
Read 9 tweets
28 Jan
Con il ballon d'essai di #Renzi del "#Conte non ora, prima incarico esplorativo, poi vediamo" entriamo nella fase "kick the can down the road" di questa #crisidigoverno.
Mattarella si trova M5s, Pd e Leu che dicono "Conte". Se Renzi non poneva veti su Conte, Mattarella avrebbe reincaricato l'attuale presidente del consiglio, che poi sarebbe andato a trattare con tutti. Questo sarebbe stato lo sbocco "lineare" della crisi.
Il problema di Renzi è che se mette un veto a Conte perde qualche senatore e rischia che il governo prosegua senza di lui; se apre a Conte fa la figura del fesso, e quindi è costretto all'ennesimo equilibrismo (chiudo ma non chiudo, apro ma non apro).
Read 4 tweets
17 Jan
Questo punto meriterebbe una disamina a parte. Che lo faccia il M5s è abbastanza comprensibile, ma perché il Pd si è schierato sull'#avanticonConte? Secondo me per due ragioni.
#crisidigoverno
La prima è che Conte è popolare, e questo fa gioco nell’immediato (buttare giù il politico più popolare d’Italia non contribuisce alla popolarità di chi lo fa, è evidente) ma anche se le cose deragliassero e si andasse a votare.
La seconda è che, nonostante ci sia una narrativa che dipinge IV e PD come “pappa e ciccia”, l’attuale maggioranza del PD sta sfruttando l’occasione per regolare un po’ di conti con #Renzi.
Read 5 tweets
17 Jan
Non sono un retroscenista, e non ho accesso a informazioni riservate. Questo è semplicemente quello che credo di aver capito finora sulla #crisidigoverno.
1/N
1) #Renzi ha fatto la crisi (sì lo so, l’ho già scritto altre volte, ma repetita iuvant) per provare a “scomporre” l’attuale coalizione di governo (l’alleanza Pd-M5s in particolare) e “ricomporre”. Il suo problema? Non era chiaro cosa volesse ricomporre.
2/N
Un altro governo con Conte? Un altro governo (stessa maggioranza) senza Conte? Un governo che coinvolgesse anche pezzi della destra? La verità è che a #Renzi andava bene tutto. La sua scommessa? Tanto nessuno vuole votare, quindi qualcosa salta fuori.
3/N
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