Thread by @ldibartolomei

Un lunghissimo thread che ho scritto invece di fare la lavatrice e pulire sotto al divano

E’ interessante quanto è mediaticamente accaduto fra il 30 aprile ed il 1° maggio sui principali schermi del nostro Paese.
Sto ovviamente parlando del monologo di #pioeamedeo e dell’intervento di #Fedez al concerto del #PrimoMaggio
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Quella che è andata in scena infatti è probabilmente una delle faglie che attraverserà la società e la politica italiana del futuro. In 24 ore di tv si sono scontrati due Paesi opposti per consapevolezze e prima ancora per anagrafe
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In prima serata #pioeamedeo hanno fatto un monologo di 15 minuti che in Germania gli sarebbe valso 5 capi d’imputazione diversi per crimini d’odio poi nascondendosi dietro l’insofferenza verso il politicamente corretto
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A difenderli sono immediatamente accorsi tutti quelli che si battono per un malinteso concetto di libertà di espressione che chiaramente prevede anche la possibilità di offendere una o più minoranze contemporaneamente
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Da San Giovanni #Fedez è scagliato contro quei politici che hanno espresso parole difficilmente catalogabili come “politiche” (“se avessi un figlio gay lo brucerei in un forno”) in occasione della calendarizzazione del #DDLZan
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La posizione di #Fedez era tra l’altro ben nota per cui suona ancora più maldestro il tentativo di censura da parte dei vertici RAI che sono riusciti nel miracolo di esser indicati come censori sulle loro stesse reti
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Più che nel merito mi sembrano interessanti due altri aspetti che queste performance evidenziano
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Per prima cosa il pubblico: #PioAmedeo sono l’ultima frontiera di una comicità che affonda le sue radici negli anni 80, nei cinepanettoni e che fa chiaramente presa su quelle generazioni adulte ed economicamente predominanti
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Generazioni definibili come #Boomer che oggi trovano nella televisione generalista e nelle reti #Mediaset un confortevole “all you can eat” che va dall’informazione all’intrattenimento spesso confondendosi
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Al contrario #Fedez si rivolge ad un pubblico trasversale (l’audience social dei #ferragnez è di circa 19.8 milioni di nostri concittadini), nato per metà nel nuovo millennio e che vive sui piattaforme non televisive
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(in questo infatti fece molto sorridere ma suona interessante come @GuidoCrosetto invocasse la par condicio in occasione di un dibattito sulla pagina #instagram qualche mese fa)
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Un pubblico politicamente poco schierato, economicamente non sempre autonomo ma che sta diventando consapevole di essere gruppo non soltanto per quanto riguarda i consumi ma anche per la realtà sociale nella quale intende rispecchiarsi
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Secondo: la divisione fra quegli artisti e personaggi pubblici che continuano a tenersi lontani dalle questioni sociali e i molti altri che provano a diventarne portavoce come fanno i #Ferragnez ed altri. Prendiamo ad esempio lo #sport
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Facciamo tre esempi: Colin #Kaepernick il giocatore della #NFL che si inginocchiava durante l’inno per protestare contro le ingiustizie subite dalle minoranze nere statunitensi
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Sportivamente è stato “messo in quarantena” ma è contemporaneamente diventato un esempio nella battaglia contro Trump ed il più importante testimonial #Nike
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Marcus #Rashford, il campione del @ManUtd che ha condotto una battaglia sulla povertà che di fatto è suonata come una formidabile campagna di opposizione al governo #Johnson
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E, se volete sull’altro campo, le parole di Zlatan #Ibrahimovic (“Non mi piace quando fa politica”) che criticava LeBron James per la maglietta con scritto “I can't breathe” o la creazione della struttura no-profit “More than a vote”
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Se pensiamo poi alle questioni che attengono alle tematiche fiscali ci troviamo nella ridicola situazione che a chiedere a gran voce di essere maggiormente tassati siano una buona parte dei tycoon mondiali
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Con una battuta scontata si potrebbe dire che una volta erano i partiti ideologici a dettare la linea ad artisti ed opinion leaders mentre oggi avviene l’esatto contrario
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In questo scenario la @Raiofficialnews rispecchia la realtà partitica italiana: dove gruppi dirigenti immobili restano in carica finché utili a rappresentare le cristallizzazioni di potere esistenti invece che le spinte di una realtà in divenire
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E dunque legittimo, se questo è il quadro, chiedersi quale è ma soprattutto quale può diventare il ruolo della politica?
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Perché se i partiti e le loro dirigenze non hanno la capacità di coltivare questo nuovo bacino elettorale dobbiamo quindi sperare che sia Fedez a condurci in Lamborghini verso il sol dell’avvenire?
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A destra è piuttosto chiaro: #Salvini si è buttato sul carro delle polemiche contro il “politicamente corretto”, espressione che ha permette a chi la pensa in quel modo di percepirsi non come un reazionario sessista ma come un liberale
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A #sinistra invece una classe dirigente vittima di spinte contrastanti nel quale la governance non interferisce ma anzi fotografa la realtà conflittuale negli equilibri dati che essa ha nel presente.

Se non si dovesse cambiare registro presto, con una leadership che guarda al futuro al di là delle componenti finirà che alle prossime primarie si presentano i #Ferragnez e le vincono.