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Oggi, #PrimoMaggio, é la festa dei lavoratori.
Nishanth Bejjanki ha 22 anni e consegna cibo a domicilio per pagarsi un master in studi giuridici internazionali alla Sapienza.
Quando è stato aggredito da 5 bulli a Torre Angela era in compagnia della fidanzata, anche lei indiana.
Puó darsi sia un caso ma Nishanth ha rischiato di perdere un occhio - aggredito a sassate - per studiare nel Paese con uno dei più alti tassi di persone prive di istruzione superiore. Un Paese che da un pó diffida di cultura e scienza.
In Italia solo il 4% ha una laurea triennale, contro il 17% dei paesi Ocse; proseguendo il 18,7% di laureati contro il 33%. Nel 2017, l'Italia ha solo 27 giovani di 25/34 anni su cento in possesso di laurea, contro una media Ocse del 44%, superando soltanto il Messico.
Non crediamo più allo studio come strumento di miglioramento della nostra vita attraverso la comprensione dei fenomeni o come chiave per un affermazione personale o economica. Eppure circa il 90% degli italiani si dichiarano spaventati proprio dall’insicurezza economica.
Leggendo @repubblica stamattina ho scoperto che a breve pubblicheranno anche in Italia il bellissimo rapporto di @BobbyDuffyKings “The Perils of Perception” che trovate citato tra le molti fonti di “Dritto al Cuore” e che affronta proprio il rapporto fra paura e percezione.
E ogni volta che mi fermo a ragionare sulle paure degli italiani a me torna in mente questo grafico dell’Ocse (@OECD_Stat - @ItalyatOECD_ESA) dal quale, meglio che da qualunque altra immagine, si puó secondo me capire cosa sia davvero quel senso di angoscia che ci stritola.
Nel mio piccolo - e pur conscio della mia fortuna - faccio comunque parte di quella generazione che è entrata nel mondo del lavoro negli anni in cui alla mia generazione veniva offerta la bellissima promessa di una flessibilitá immediatamente trasformatasi in precarietà.
Una generazione di spaventati a cui se ne sono aggiunte almeno altre 2 - precedente e successiva - al centro di una catena lavorativa fragile, in un Paese che offre risposte di cortissimo respiro, usando il debito per finanziare la spesa corrente invece che gli investimenti.
Mentre noi tutti, di grandi piani per lo sviluppo della risorsa umana - specie in un futuro dove il lavoro si presenterá come sempre più discontinuo e altalenante nella qualità - ne avremmo un maledetto bisogno.
Avremmo bisogno di una formazione permanente, di far studiare con maggior dettaglio il secolo scorso, e di far viaggiare i ragazzi in Europa.
Diversamente, con sempre meno istruzione e sempre più paura, proseguiremo con questo slittamento verso la violenza e la brutalità.
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