Vent'anni fa, a #Genova, io non c'ero. Avevo 21 anni, avrei dovuto. Ma dove è stata messa a ferro e fuoco la mia generazione io non c'ero.
Perché? E che che cosa potevo fare? Avevo preparato un esame e stavo andando a darlo. Nel giorno più buio, mi ero fatto quasi tutta la giornata su un treno. Un Torino-Salerno che a Genova doveva passate ma era stato dirottato su Bologna
Per tutta la mia vita avevo imparato che quello dovevo fare: studiare era il mio contributo a creare un altro mondo possibile. Quello spirito di servizio che Gentile chiedeva ai suoi ragazzi, io potevo metterlo in atto per obiettivi per fortuna ben diversi dei suoi
Obiettivi diversi, stesso metodo. Quel metodo per cui in nome degli alti studi tanti normalisti in guerra e nella resistenza si erano imboscati. E man mano che mi arrivavano le notizie di quel che era successo a Genova avevo la sensazione di essermi imboscato anch'io
Io che non ero certo un movimentista, anzi, ma che sapevo di stare da quella parte. Fino a quando non ho trovato il modo di imboscarmi. E da allora so che studiare è necessario, ma non sufficiente
*dai suoi

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20 Jul
quando si propone questa contrapposizione (anche implicita) sia dove si va a finire. L'interesse "degli studenti" è sempre contrapposto a quello di qualcun altro che invece si vuole manganellare, con o senza manganello. Ci si potrebbe scrivere un saggio di lungo periodo.
Ma per scriverlo bisognerebbe essere studiosi specialisti nel settore. Se non lo si è si è vittime delle retoriche già trite, come in questo caso.
Resta comunque significativo che il blocco circolante attorno a LO sulla scuola sia riuscito a mobilitare al massimo questo qui. In pratica, ribadisco, NESSUNO che abbia contezza degli studi sul tema si presta a dire quel che vogliono loro.
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14 Jul
Il lavoro che ho appena licenziato su Diane Ravitch e le politiche scolastiche USA aiuta a capire quanto sia rischioso demandare le decisioni a meccanismi di VALUTAZIONE, e non di semplice messa a punto statistica delle informazioni relative al sistema
Se conoscere è necessario per deliberare (ma bisognerebbe capire bene cosa e come conoscere, e sul punto gli strumenti dell'INVALSI hanno ricevuto varie critiche per la pervicacia di misurare quello che i test standard non misurano, ma ora il punto non è questo...
...occorre capire chi delibera. L'INVALSI non è infatti un ufficio statistico (e come detto se lo fosse dovrebbe svolgere meglio questo compito, perché sono disponibili standard decisamente migliori), ma un istituto di valutazione
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30 Jun
THREAD 👇👇👇
noioso e tecnico sul ddl di riforma del reclutamento universitario, promosso da un gruppo di parlamentari PD e M5S approdato da 2 settimane in Senato. Questione apparentemente amministrativa ma con risvolti inquietanti
#universita #ricerca
senato.it/leg/18/BGT/Sch…
Tanto per cambiare, il tema che ha fatto più discutere è la possibilità o meno di profilare i bandi in modo, si dice, da favorire od ostacolare i concorsi "pilotati" che sembrano essere l'unico problema dell'università italiana
repubblica.it/cronaca/2021/0…
Come ho già detto, a me questo problema sembra i solito specchietto per le allodole (è davvero pensabile e auspicabile che un concorso sia vinto da un* sconosciut* privo di collaborazioni? Non sarebbe il caso di privilegiare fino in fondo la trasparenza?)
rivistailmulino.it/a/chiusure-e-a…
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15 Jun
0.THREAD 👇👇👇
in cui a grande richiesta raccolgo tutte insieme alcune osservazioni/perplessità sui temi del sistema educativo e del "capitale umano" che ho sviluppato leggendo l'interessante riflessione di @SMerler
1.Prima di tutto, la storia del confronto tra laureati e liceali mi è sempre parsa almeno in parte uno specchietto per le allodole perché in Italia fa comodo attaccare la parte più debole, cioè l'università, mentre nella scuola secondaria i docenti possono ancora sbranarti...
2....e quindi non dovrebbe essere presa in modo così acritico. Sarebbe meglio dire che le rilevazioni mostrano diversi livelli di abilità tra i nostri diplomati e quelli di altri paesi, e poi l'università non può intervenire perché non le è richiesto, non le sono stati dati...
Read 11 tweets
3 Jun
Secondo THREAD👇👇👇
su GENERE E SAPERE
Per secoli, fino a 200, 150 e per certi versi anche 100 anni fa, un tratto costitutivo dell'educazione delle classi dirigenti occidentali era la conoscenza delle lingue classiche: latino, greco, nei paesi protestanti a volte ebraico
Conoscere le lingue fondanti della cultura occidentale era essenziale per connettersi a una tradizione millenaria, per formare un'identità di riferimenti e valori che distinguesse dal volgo e permettesse di capirsi, e che soprattutto fosse genuinamente virile.
Le donne, a meno che non fossero altezze reali per cui si prevedevano incarichi di spessore, "non erano portate" per le lingue classiche, sapevano il latino per dire messa ed era già tanto. Tanto per dire, una biblista come Julia Smith era a tal punto un'eccezione...
Read 10 tweets
2 Jun
Appunti da qualche lettura che sto facendo per il corso di Storia sociale dell'educazione per la magistrale, in predicato di essere attivato quando con l'ormai prossimo passaggio di ruolo mi potranno liberamente caricare di altre ore... 👇
Nello studio dell'analfabetismo in Italia uno degli squilibri meno considerati, accanto a quelli socio-economici e territoriali ben noti, è quello di genere. Finché è un problema sociale, i maschi sanno leggere e scrivere più delle femmine, ovunque e in tutte le classi
Si tratta del resto di uno squilibrio tipico: nelle società in via di sviluppo, in cui l'istruzione è una risorsa scarsa, le agenzie sociali tendono a privilegiare l'accesso alla formazione di base dei maschi. E' storicamente uno dei tanti risvolti del dominio maschile
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