Apro twitter e si parla quasi sempre di COVID e vaccini. Andrò controcorrente. Parliamo di topi nello spazio? E a che pro? Ora ve lo spiego. C'è un lavoro interessante pubblicato su Communications Biology. Spendo due parole in un thread. 1/14 
In uno studio congiunto della Japan Aerospace Exploration Agency e dell'Università di Tohoku, sono stati realizzati alcuni esperimenti su topi trasferiti presso la Stazione Spaziale Internazionale. 2/14
Mentre erano nello spazio, i topi hanno subito cambiamenti biologici simili all'invecchiamento, legati ad una proteina di nome NRF2, un noto regolatore che modula (attivando o disattivando) i meccanismi di difesa dallo stress fisico/chimico/biologico. 3/14
Con la microgravità e le radiazioni più forti rispetto a quelle sulla terra, si è visto che il volo nello spazio abbia contribuito a deterioramenti fisici simili all'invecchiamento, tra cui la perdita di densità ossea e di massa muscolare. 4/14
Secondo lo studio, 12 topi hanno trascorso 31 giorni nello spazio, dopo essere stati trasportati lì a bordo di un razzo SpaceX Falcon nella primavera del 2018. 5/14
Dei 12 topi, metà erano stati geneticamente modificati per non avere Nrf2 espresso, mentre l'altra metà no. 6/14
Studi comparativi sui due gruppi hanno mostrato che quelli senza Nrf2 hanno avuto un'accelerazione della variazione nei componenti del sangue simili a quelli indotti dall'invecchiamento, mentre gli altri sei non hanno mostrato alcuna trasformazione. 7/14
Tutti i topi avevano 11 settimane al momento del lancio e stavano prendendo peso. Ma quelli senza Nrf2 non hanno messo su alcun peso una volta nello spazio, nonostante non vi fossero differenze notevoli nell'assunzione di cibo e acqua tra i due gruppi. 8/14
I risultati evidenziano l'importanza del ruolo che Nrf2 svolge nell'attenuare l'impatto dello stress nell'ambiente spaziale. 9/14
Gli scienziati si aspettano anche che i risultati aiutino a sviluppare trattamenti per mitigare i rischi per la salute legati ai viaggi nello spazio. 10/14
È una figata lo studio perché 1) suggerisce come la variazione di alcuni componenti nel sangue, osservata nei topi geneticamente modificati, si verifica in modo simile tra le persone anziane. 11/14
2) Da ciò si deduce che, come suggerito dal team del prof. Yamamoto (che ha coordinato lo studio), l'Nrf2 potrebbe essere un agente chiave per aiutare a rallentare il processo di invecchiamento. 12/14
3) Risvolti: si spera che questi risultati possano aprire la strada allo sviluppo di farmaci per trattare un'ampia gamma di malattie associate all'invecchiamento, come l'Alzheimer e il diabete. 13/14
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