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DIARIO DI GUERRA (GIORNO 68): LAVROV E LA VITTORIA DI DRAGHI
Nell'intervista concessa da Sergej #Lavrov a #ZonaBianca, il passaggio più importante a livello geopolitico è quello in cui il ministro degli Esteri di Mosca ha ammesso la sorpresa provata al Cremlino dinanzi
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all'atteggiamento dell'Italia dall'inizio della guerra. Roma, ha detto, "è in prima fila tra coloro che adottano e promuovono le sanzioni anti-russe: per noi è stata una sorpresa".
Ammissione non casuale da parte di un esperto diplomatico come #Lavrov, segno inequivocabile
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che indietro non si tornerà. Non con questo governo. Ma soprattutto: medaglia al valore di Mario #Draghi, capace nel giro di un anno di invertire il destino all'apparenza segnato di una piccola potenza come quella italica, vigoroso nell'atto di schierare lo Stivale dal
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lato giusto della Storia. Nello stupore di molti. Di quanti credevano di poter facilmente "comprare" il nostro Paese, storicamente ventre molle della NATO. Non più.
Nelle ultime 24 ore sono accadute molte cose. L'amministrazione #USA fa sapere che per il viaggio di #Biden a
5/16 #Kyiv è solo "questione di tempo". Svolta impensabile fino a poche settimane fa. Utile a comunicare che Washington non è spettatore disinteressato rispetto a quanto accade tra #Ucraina e #Russia. Indicativa anche del clima che va creandosi in America, dove Adam Kinzinger,
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Repubblicano del Congresso, è arrivato a proporre che gli USA intervengano direttamente nel conflitto qualora #Putin utilizzi in #Ucraina armi chimiche, biologiche o nucleari. Probabile fuga in avanti per ottenere visibilità. La Casa Bianca tiene fermo l'indirizzo di non
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andare allo scontro diretto fra Russia e Paesi #NATO. Certo, nessuno può escludere l'ipotesi di un incidente. A maggior ragione se Mosca continuerà a violare l'altrui spazio aereo. Ultima violazione nei cieli della #Danimarca. dangelodario.it/2022/05/01/fla…
Paese NATO, per inciso.
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Sono provocazioni che restituiscono l'irritazione di Mosca, secondo l'Institute for the Study of War frustrata nell'ambizione di sfondare nel #Donbass.
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Di più, costretta a fare i conti con le frequenti esplosioni registrate sul suo territorio. Le ultime verificatesi questa notte a #Belgorod.
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Ciò non significa, attenzione, che #Putin abbia intenzione di cedere. Al contrario. Il leader del Cremlino sembra intenzionato ad allargare le sue mire non solo sul #Donbass, ma su tutto il Sud dell'#Ucraina. Un indizio in tal senso arriva dall'introduzione del rublo, da
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ieri, in quel di #Kherson.
Secondo le informazioni provenienti dal comando dell'esercito ucraino, i russi starebbero preparandosi a lanciare un'offensiva verso #Mikolayiv. Mossa spregiudicata, addirittura arrogante vista la situazione sul terreno.
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Allo stesso modo il tam-tam sulla #Transnistria suggerisce l'intenzione di mettere nel mirino la stessa #Odesa, secondo gli esperti militari attualmente operazione ardita nonché proibitiva, ma che in ogni caso non può essere esclusa.
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Di ieri la notizia (fonti ucraine), riportata dal Times, secondo cui #Putin avrebbe già deciso di invadere la #Moldova. A provarlo i movimenti registrati all'aeroporto di #Tiraspol, in #Transnistria, con possibili proteste a #Chisinau, pensate per destabilizzare il
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governo pro-UE di #MaiaSandu. Si tratta di una versione, è bene dirlo, che non coincide con le informazioni occidentali, secondo cui la #Russia non dispone attualmente della forza necessaria per lanciarsi in questa impresa.
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 Documenti pensati per restare segreti. Diapositive di piani ambiziosi, forse arditi, per cancellare lo Stato Ebraico dalle mappe. Verbali salvati su un computer che mai avrebbe dovuto finire tra le mani dei soldati israeliani. E invece, nel bel mezzo di una perquisizione in un centro di comando sotterraneo di Hamas a Khan Younis, nelle profondità di Gaza, ecco l'IDF nell'atto di scoprire informazioni esplosive, alcune così gravi da mettere nuovamente sotto accusa il lavoro dell'intelligence; altre capaci di riscrivere (almeno in parte) la storia della pianificazione degli attacchi del 7 ottobre rispetto al coinvolgimento dei nemici di Israele.
E allora: quali sono le novità più importanti? 👇
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 Iniziamo dai fatti. I verbali, recuperati in un'operazione risalente allo scorso gennaio, riguardano 10 riunioni di pianificazione tenute da un piccolo gruppo di leader politici e militari di Hamas. Ad ognuna di queste riunioni ha preso parte Yahya #Sinwar in person. Le informazioni provengono da 30 pagine di dettagli precedentemente non divulgati. Ma anche da lettere, registrazioni, presentazioni illustrate. A confermare l'autenticità dei documenti e la pratica di tenere traccia delle riunioni all'interno di Hamas è stato - tra gli altri - Salah al-Di al-Awawdeh, ex componente dell'ala militare dell'organizzazione terroristica, ora analista con sede ad Istanbul.
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 I primi riferimenti all'azione che avrebbe poi avuto luogo il 7 ottobre del 2023 vengono registrati molto tempo prima dell'attacco.
Nel gennaio del 2022 i leader di Hamas discutono della necessità di evitare di essere trascinati in scaramucce minori. Il motivo è chiaro: occorre concentrarsi su quello che i protagonisti definiscono in più di un'occasione il "grande progetto" di Yahya Sinwar.
🚨🇮🇱🇱🇧 Clamoroso. Si parla di decine di feriti tra i membri di #Hezbollah a #Beirut e in tutto il #Libano. Le ricetrasmittenti dei componenti dell'organizzazione terroristica filo-iraniana sarebbero esplose contemporaneamente per effetto di un hackeraggio eseguito a distanza. Il Blog apre la diretta.
2/n 🚨🇮🇱🇱🇧 Al-Arabiya citando una fonte della sicurezza libanese: #Hezbollah sta invitando la sua gente ad abbandonare le radioline dopo le esplosioni simultanee di diverse ricetrasmittenti. Potremmo essere in presenza di un attacco ad alto tasso tecnologico orchestrato da #Israele pensato per far saltare il coordinamento dell'organizzazione terroristica filo-iraniana. Anche in prospettiva di una guerra.
3/n 🚨🇮🇱🇱🇧 Immagini cruente dal #Libano. Molte delle quali non pubblicabili. Una fonte di #Hezbollah al quotidiano qatariota Al-Arabi Al-Jadeed: "#Israele ha hackerato le radio degli operativi di Hezbollah e le ha fatte esplodere; si tratta della più grave violazione di intelligence fin qui registrata".
🚨🇺🇸 Dinastia Cheney. Una promessa per fermare Trump. Kamala Harris e il rapporto con gli Ultimi Repubblicani (incluso George W. Bush)
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Il 26 dicembre 2020, la magia del Natale avvolge ancora Casa #Cheney. Ma Liz resta pur sempre la figlia di un Vicepresidente. E da terza repubblicana più alta in grado della Camera degli Stati Uniti sono pensieri cupi quelli che affollano la sua mente. Forse mai così cupi.
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Insieme a Phil, suo marito, un passato al Dipartimento di Giustizia, ha trascorso le vacanze lavorando a un documento che ritiene di massima importanza. Perché è chiaro che Joe #Biden ha vinto le elezioni. È chiaro, sì, ma a Donald #Trump, il leader del suo partito, non sembra interessare.
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La questione si trascina da settimane. Ma da qui a poco tempo non si tratterà più di spararla grossa su un social, di infiammare questa o quell'altra platea. Il passaggio del testimone incombe. La transizione da un'amministrazione americana all'altra è là da venire. Si tratta ora di assicurarsi che tutto avvenga in maniera pacifica. D'altronde non è per questo che Liz Cheney si trova nel suo studio il giorno dopo Natale?
🇸🇦 Mohammed bin Salman e il Gioco del Trono: gli intrighi di corte, l'anello avvelenato, il golpe. Dentro i segreti del Regno saudita - 1^ PARTE
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È un fatto: non si può prescindere dalla figura di Mohammed bin Salman per capire il Medio Oriente. Quello di ieri, quello di oggi, soprattutto quello di domani. Poche ore fa, la BBC ha presentato uno straordinario documento sull'uomo più potente del Regno saudita, il Principe della Corona, l'erede al trono di Re Salman. Lo ha fatto beneficiando delle rivelazioni del più importante dissidente saudita in esilio, un uomo vicinissimo al rivale per eccellenza di MBS, suo cugino, Mohammed bin Nayef, oltre che ai vertici degli 007 occidentali. E allora sul taccuino hanno fatto capolino alcune domande: chi è Mohammed bin Salman? Un "riformista" o un assassino? Un impostore o un visionario? Un alleato dell'Occidente o un suo nemico? Dal documentario della BBC trae ispirazione un approfondimento del Blog in due puntate denso di retroscena.
Altre anticipazioni sono forse superflue: benvenuti al Gioco del Trono. E buona lettura.
🇸🇦 2/11
Narra la leggenda che per estrarre dalle dune un Regno a propria immagine e somiglianza Ibn Saud attinse da carisma e abilità fuori dal comune. Una taglia imponente per incutere terrore ai nemici, valore in battaglia per meritare il rispetto dei propri, e talento politico in eccesso, per riunire innumerevoli tribù, rigorosamente sotto il proprio tacco.
🇸🇦 3/11
Giunto in età da pensione, chiamato ad indicare un erede, Saud optò da tradizione per il primogenito: unica garanzia di sangue puro.
Ma 22 mogli e 45 figli maschi imposero il pagamento di un dazio, la ricerca di una soluzione ingegnosa, pena la messa a repentaglio di già fragili equilibri coniugali, per ragioni facilmente intuibili.
Di qui la pensata: una volta scomparso il primogenito, il passaggio di testimone sarebbe avvenuto per via orizzontale. Non di padre in figlio, ma da un fratello all'altro, così da concedere una chance più o meno all'intera stirpe. Le madri espressero consenso, il compromesso fu raggiunto.
Eppure nemmeno una spartizione di potere così peculiare potrebbe spiegare oggi la presenza sul trono saudita del 26esimo figlio del Fondatore. Figurarsi l'influenza nazionale e regionale della sua discendenza diretta, ovvero del 38enne divenuto nel frattempo talmente celebre da essere riconosciuto (e temuto) al pronunciare tre semplici lettere: emme, bi, esse, semplicemente Mohammed bin Salman.
🚨🇻🇪Attenzione, importante. Il Consiglio Nazionale Elettorale dichiara Nicolas #Maduro vincitore delle elezioni presidenziali in #Venezuela con 5.150.09 di voti e il 51,20% contro il 44,02% (4.445.978 di voti) di Edmundo González. Estrema attenzione adesso alla possibile reazione della piazza, dinanzi a quello che appare l’ultimo colpo di mano del dittatore.
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🚨🇻🇪Prime dichiarazioni di Nicolas #Maduro da Palazzo Miraflores dopo la comunicazione del risultato elettorale: “Non hanno potuto con le sanzioni, con le aggressioni, con le minacce, non hanno potuto ora e non potranno mai con la dignità del popolo del #Venezuela”.
3/n 🚨🇻🇪🇨🇱 Il #Cile è il primo Paese a mettere ufficialmente in discussione il risultato delle elezioni in #Venezuela. Il presidente #Boric annuncia che non riconoscerà i risultati fino a quando non saranno resi verificabili con la messa a disposizione dei verbali dai seggi.