Le frasi di #Conte su #Renzi ("Venga senza scorta a parlare di Rdc") vanno oltre la dura ma legittima dialettica tra rivali. Scontano il rancore per un boccone mai davvero digerito e tradiscono una scarsa conoscenza non solo delle regole della politica, ma pure del vivere civile.
Riflessioni, queste, che destano inquietudine al pensiero che un uomo di siffatta caratura abbia guidato il Paese in uno dei momenti più complicati della storia.
Conte non solo non avrebbe mai dovuto diventare premier, ma alla luce delle dichiarazioni odierne è lecito domandarsi
se disponga delle credenziali per far parte dell'arco costituzionale, se non sia lecito invocare un cordone sanitario attorno a lui e ad una forza politica che dall'odio è sorta, nell'odio è cresciuta e che odio continua a seminare.
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Un'intervista profonda e importante quella rilasciata da Joe #Biden a "60 Minutes", storico programma CBS.
Profonda perché il presidente americano ha toccato argomenti molto personali.
E importante perché le sue parole sono destinate a tenere banco da qui ai prossimi mesi.
2/n Per analizzarla è necessario partire dalla risposta più "roboante" dell'intera intervista: un "Sì".
L'intervistatore, l'esperto Scott Pelley, chiede a Biden: "Le Forze USA difenderanno l'isola di #Taiwan?". Risposta: "Sì, se ci fosse un attacco senza precedenti". Attenzione.
3/n È dal 1979 che gli Stati Uniti adottano su Taiwan la politica della cosiddetta "ambiguità strategica", la zona che Washington ha mantenuto volutamente grigia riguardo a ciò farà di fronte ad un'invasione cinese. Non è allora un caso che un funzionario della Casa Bianca, dopo
1/n L'#Afghanistan di oggi è un Paese in cui una donna può essere percossa dai #Talebani attraversando la strada. La giovane accelera il passo, poi riprende a camminare con dignità.
Dignità, questa sconosciuta, per chi parlava di "atteggiamento abbastanza distensivo" del "nuovo
2/n corso" al potere. L'ultima speranza per l'#Afghanistan risponde al nome di Ahmad #Massoud, figlio di "quel Massoud", il Leone del #Panjshir.
Quando i Talebani hanno preso il potere approfittando della ritirata occidentale, il giovane figlio dell'eroe della resistenza
3/n ai sovietici, ha riorganizzato le milizie fedeli a suo padre, ha dato battaglia nelle valli, nelle pochissime province sfuggite al controllo degli "studenti coranici", e cercato (invano) di attirare l'attenzione della comunità internazionale per metterla in guardia: se non
🇺🇦🇺🇸🇷🇺 PAROLE IMPORANTI SULL'ASSE WASHINGTON-MOSCA
1/n "Non farlo, non farlo. Se lo facessi il volto della guerra cambierebbe".
Scelga il lettore se definire le parole di Joe #Biden sul possibile uso di armi chimiche o nucleari di Vladimir #Putin, una minaccia o un consiglio
2/n spassionato. Ma il presidente USA assicura in ogni caso: "La risposta americana sarebbe consequenziale".
Eppure c'è qualcosa di ancora più interessante rispetto all'intervista rilasciata dal presidente americano a "60 Minutes". Ed ha che fare con la risposta del Cremlino,
3/n arrivata per bocca del solito Peskov:
"Leggete la nostra dottrina, è tutto scritto lì".
Cosa dice la dottrina di Mosca? E qual è il messaggio che #Putin sta lanciando a #Biden?
Per capire bisogna analizzare il decreto firmato da Vladimir Vladimirovich il 2 giugno 2020:
1/n Pensavano di avere più tempo, a Taipei.
Era il 2049 l'anno che la #Cina aveva indicato per mettere le mani su ciò che ritiene di sua proprietà: l'isola di #Taiwan. "Riunificazione", è l'ordine di #XiJinping: se pacifica meglio, ma pure con la forza se servirà. Ed è questa la
2/n novità delle ultime ore: secondo il vicedirettore della CIA, David Cohen, il leader cinese avrebbe comunicato ai suoi militari che intende avere la capacità di prendere il controllo di #Taiwan con la forza entro il 2027.
Capacità non significa volontà di agire, vuol dire però
3/n poterlo fare. #XiJinping, ha detto il numero 2 dello spionaggio USA, "non ha deciso di prendere" #Taiwan con la forza entro il 2027, "ma ha chiesto ai suoi militari di metterlo in una condizione in cui, se sarà quello che vuole fare, sarà in grado di farlo".
1/n DOCUMENTO ECCEZIONALE.
Yevgeniy #Prigozhin, lo "chef di #Putin", fondatore del Gruppo #Wagner impegnato nel tentativo di arruolare detenuti per la guerra in #Ucraina.
Conferma anzitutto un dato: #Mosca non vuole la #pace, piuttosto si preoccupa di assoldare nuovi mercenari.
2/n "Rappresento una Compagnia Militare Privata", si presenta #Prigozhin, che ammette: "La guerra è difficile. Non è come la guerra afghana o la guerra cecena. Ho spese per le munizioni due volte e mezzo più alte che a Stalingrado".
Ai prigionieri che lo guardano in silenzio,
3/n l'uomo del Cremlino promette uno scambio che la stessa legge russa non consente: la commutazione delle pene detentive in cambio del servizio mercenario: "Nessuno tornerà dietro le sbarre", assicura #Prigozhin. Ma patti chiari amicizia lunga: "Il primo peccato è la diserzione.