Thread by @JohannesBuckler

#MdT 1978 - Genova è la città dei caruggi, del porto, dell’Italsider.
Dicono sia una città plumbea, protesa tra le montagne e il mare.
Di piombo sicuramente, almeno da quando le Brigate Rosse hanno ucciso il magistrato Francesco Coco e due uomini della scorta.

MdT 15/02/1978 – Mi chiamo Anna Maria e sono contenta. Dopo la riforma dei servizi di sicurezza e la chiusura dei nuclei anti terrorismo, il mio Antonio è stato trasferito a Nervi a dirigere il Commissariato.
Sono certo più sollevata, ma so anche che il mio Antonio non è felice.

Il mio Antonio è nato a Sarno il 30 novembre 1942 e ha servito a lungo nel nucleo antiterrorismo di Torino. Si è distinto in una serie di operazioni di contrasto al terrorismo. Anche grazie a lui sono stati catturati alcuni membri del cosiddetto "nucleo storico" delle BR.

Poi i nuclei antiterrorismo erano stati sciolti e lui, come spesso accade, era stato promosso a commissario-capo e…… rimosso dalla lotta al terrorismo. Trasferendolo.
Io lo avevo seguito, e da assistente di polizia, impiegata alla Questura del capoluogo ligure.

Antonio lo hanno mandato in riviera allontanandolo dalla lotta al terrorismo e lui ne ha sofferto. Non porta la pistola. Dice che è inutile. “Quelli ti prendono quando vogliono”.
Ha paura di quelli. E per andare a Nervi cambia sempre itinerario e autobus. Prende o il 15 o il 17.

#MdT 21/06/1978 – Io e Antonio siamo usciti di casa insieme per raggiungere entrambi il posto di lavoro.
Io verso la questura (sono tiratrice scelta), lui alla fermata dell’autobus che porta a Nervi.
So che Antonio raggiunse Corso Buenos Aires.
Alla fermata del 15.

#MdT 21/06/1978 – Mi dissero che l’autobus partì dal cinema Augustus. Antonio si era sistemato vicino alla porta posteriore.
Tre fermate, la salita di Albaro, poi altre 4 fermate.
Poi l’autobus imboccò il budello di Via Pisa.

Fu allora che due giovani si avvicinarono ad Antonio e aprirono il fuoco da distanza ravvicinata.
Sull'autobus fu il panico, l'autista fermò l'automezzo, aprì le portiere, mentre i due uomini continuarono a colpire il mio Antonio già caduto a terra.
Fu così che morì mio marito.

I due giovani che avevano ucciso Antonio approfittarono della confusione per scendere dall’autobus e salire a bordo di una Fiat 128 con un altro brigatista a bordo.
Lasciando dietro di loro un marito e un padre colpito da dodici proiettili.

Nel documento brigatista fatto ritrovare in un cestino di rifiuti avvolto in una pagina del quotidiano l'Unità, mio marito, Antonio Esposito, venne definito come "uomo di punta dell'apparato militare dello Stato Imperialista delle multinazionali".

Quello che seppi in seguito è che anch'io ero nel mirino delle Brigate Rosse. Non mi uccisero, perché pensavano che l’opinione pubblica non avrebbe accettato due orfani senza entrambi i genitori
Una cattiva pubblicità alla loro causa.

Quando il brigatista Patrizio Peci fu arrestato, spiegò i motivi della scelta di Antonio come obiettivo.
A Torino si era dimostrato uno dei più bravi, efficienti e preparati nel contrastarli.
Già. Proprio lui, Antonio. Il commissario che era stato rimosso e spedito in riviera.

Ricordate i due giovani che sull'autobus si erano avvicinati ad Antonio sparando a bruciapelo? Uno di loro era Riccardo Dura.
Lo stesso uomo che ucciderà Guido Rossa l'anno successivo.
Secondo un ex brigatista lui era solo d'appoggio. Non doveva sparare.
Ma sparò lo stesso.

Erano anni durissimi, vivevamo ogni giorno aspettandoci che sarebbe successo qualcosa.
Un clima veramente pesante.

Perché, per molte famiglie, quel qualcosa prima o poi avveniva.
A noi toccò quel 21 giugno 1978.

Da quel giorno, io Anna Maria Musso, agente di polizia e moglie di Antonio Esposito rimasi sola con i nostri due figli, Raffaella e Giuseppe, rispettivamente di 6 e 5 anni.

Per non dimenticare.