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Da bambino volevo giocare a calcio. Come tutti i bambini.
Ma tirare calci al pallone non era facile per uno come me, e non solo perché gli altri bambini mi ignoravano.
E neppure perché mi prendevano in giro.
Il motivo era un altro. A tre anni avevo contratto la malaria.
E quando in Nigeria ti capita di prendere la malaria ti può andare anche peggio.
Per esempio venire curati in una clinica di fortuna e al risveglio ritrovarsi con il sistema immunitario compromesso.
Tornai a casa con la poliomielite che mi aveva paralizzato dalla vita in giù.
Sapete cosa accade ai bambini diversamente abili in Nigeria?
Di solito sono allontanati dalle famiglie e finiscono in strada a chiedere l’elemosina.
Non andò così per me, Dennis Ogbe, perché mio padre non avrebbe mai lasciato nessuno dei suoi figli a mendicare per la strada.
Cosa mi aiutò? La terapia peggiore: il bullismo degli altri bambini.
Quando volevo giocare a calcio loro mi rubavano le stampelle.
E allora correvo poggiandomi su una sola gamba, la destra.
Che diventò più forte.
A dispetto della sinistra che rimase paralizzata.
Mi chiamavano storpio mentre continuavo a cadere. Perché scelsi l’atletica? Praticavo di tutto, tennis, salto in alto e basket, sempre zoppicando.
Ma all’epoca le persone disabili praticavano solo il lancio del peso, il giavellotto, il sollevamento pesi e l'atletica leggera
Non avevo i soldi per comprare la sedia a rotelle per fare atletica e allora iniziai a lanciare il giavellotto. Riuscivo a lanciarlo lontano, molto lontano.
E scoprii che potevo lanciare qualsiasi oggetto pesante a oltre cinquanta metri di distanza con una forza quasi sovrumana.
Mio padre, Adolphus Adeyi Ogbe, mi ha sempre detto che non è importante come si comincia qualcosa, ma come si finisce. Non solo.
Mi ripeteva che in ogni disabilità c’è sempre un’abilità. Un vero inno alla vita. Che mi fece sopportare di tutto.
Il sollevamento pesi mi permise di rafforzare gli arti superiori.
Fu così che mi qualificai per le Paralimpiadi di Sydney nel 2000.
E alle Paralimpiadi mi notò un coach statunitense che mi propose una borsa di studio presso la Bellarmine University a Louisville, Kentucky.
E iniziò per me una nuova vita.
Il 12 febbraio 2010 mi è stata concessa la cittadinanza americana e l'onore di rappresentare gli Stati Uniti ai Campionati del mondo.
E nel 2012 ho partecipato ai Giochi Paralimpici di Londra con la maglia della nazionale americana.
Non sono più “lo storpio”. Detengo i record nazionali del lancio del disco e del peso. Ma non penso solo allo sport. Oggi mi occupo di promuovere l'eradicazione della polio e sono un ambasciatore per la campagna United Nations Foundation’s Shot@Lif.
shotatlife.org
La poliomielite è stata una delle malattie più temute del XX secolo.
Soprattutto per i bambini. Ma anche una malattia che era capace di paralizzare un giovanotto rendendolo permanentemente invalido, deforme e impossibilitato a respirare al di fuori di un cilindro metallico.
Le campagne di sensibilizzazione sono importanti, in un’epoca in cui la polio tende a ripresentarsi nei paesi poveri come la sua Nigeria.

Dennis Ogbe dimostra inoltre che essere disabili non significa la fine della vita.
Dennis Ogbe, l’uomo d’acciaio dal cuore d’oro.
E questa la storia di Dennis Ogbe. @dennisogbe
Una storia che ci deve far riflettere, perché la polio ha condannato troppi giovani alla paralisi e alla morte.
E ringraziare il cielo di essere nati e vissuti in un Paese dove l’accesso ai vaccini è alla portata di tutti.
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