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Impeccabile, ma proverei a chiedermi perché. La mia ipotesi è che c’entri molto questo mezzo che stiamo usando e i suoi simili. Il diluvio di informazione di testi da leggere brevi e lunghi, affastellati. Le cosiddette classi dirigenti che passano il tempo su twitter (thread 1/9)
Twitter in cui si alterna la foto di un bambino morto in mare a una facezia qualsiasi della celebrity di turno alle lasagne della nonna alla spigolatura della filosofa di Londra. Non è la assenza di priorità e valori a caratterizzare questo flusso continuo (che su twitter
è più evidente ma vale per tutti i luoghi mediatici) è la *cancellazione* di priorità e valori. Questo ha prima generato la equivalenza di valore delle opinoni, con l’attore che parla dell’Euro e l’economista della qualunque. E poi ha portato all’inflazione della parola (3/9)
Come profetizzava Kurt Vonnegut in questo estratto de 1965, se tutti parlano di tutto in continuzione la parola non conta più niente. È come l’inflazione. Quando si stampa troppa moneta, ogni banconota non vale più nulla e per comprare il pane bisogna andare con la carriola (4/9)
di banconote. Le conversazioni sono talmente tante e continue che solo piccole nicchie seguono i discorsi nel tempo, la maggior parte di noi coglie solo frammenti. Quello del costo (di tempo) di informarsi e dunque della razionalità di essere ignoranti di cose pubbliche è
è un tema antico, sempre esistito. E i politici se ne sono giustamente sempre approfittati Ma oggi il costo è aumentato enormemente perché i discorsi sono sempre di più e la possibilità che la nostra non ignoranza abbia un effetto è molto diminuita (o almeno la sua percezione)
e di conseguenza, oggi, capiamo ancora meglio il “da oggi vale tutto” con cui @giulianode chiosò l’elezione di Trump. Vale per tutti.
Terminerei con una citazione dall’origine tragica. Ma ho sempre pensato che quando venne scritta in quell’ora buia, fosse in realtà un messaggio nella bottiglia pieno di speranza, per spronare a cercare vie d’uscite meno tragiche di quella che toccò a chi la scrisse:
”quando la parola è flessibile, non resta che il gesto”

Alla fine, io penso, sono i fatti che definiscono le persone. E vi lascio la curiosità di trovare l’autore, perché capire la nostra storia serve soprattutto in questi momenti di passaggio
Fine (10/9)
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