#treccine #scampia
Ogni volta che nasce un discorso sul #dresscodescolastico partono i polemicozzi tra i fautori della libertà a tutti i costi e i moralizzatori che in ciò vedono l'ennesimo segno di decadenza dei propri tempi.
L'adolescenza è, o dovrebbe essere, una fase di transizione, in cui si dovrebbero poter "infrangere" quelle regole esclusive del mondo infantile, per potersi autodeterminare adulti, imparando al tempo stesso le regole di questo mondo e perché vadano rispettate, ovvero sfidate.
La maggior parte di storie di dress code scolastico riguarda l'abbigliamento eccessivamente sensuale. Gli adulti normalmente non hanno bisogno di regole scritte in quest'ambito: appartengono al dominio del buon senso e della consuetudinarietà.
Ad esempio, so bene alla mia età che se andassi in giro con magliette a rete, pantaloni in pvc e cipria bianca comunicherei una serie di messaggi —alcuni del tutto divergenti da ciò che volevo esprimere quando a 20 anni andavo a ballare gli Alien Sex Fiend alle serate dark.
Il ragazzino o la ragazzina invece non realizza ciò, ovvero se ne frega con la gioiosa incoscienza che solo gli adolescenti (purtroppo) hanno.
Ma sono gli adulti a dover valutar i rischi. Alcuni, per quanto drammatici, sono assai improbabili e andrebbero analizzati razionalmente.
Altri invece sono concreti. Possiamo convenire tutti che in una fase di esplosione ormonale sia ingiusto pretendere dai ragazzin* lo stesso autocontrollo di un adulto? È plausibile ipotizzare che certi abbigliamenti abbiano un impatto negativo sulla resa scolastica?
La valutazione della preside di #Scampia sulla non opportunità di treccine colorate e jeans strappati non la conosco. Ma mi piacerebbe che questo tipo di discussioni fossero affrontate non tanto DAGLI adulti, ma COME adulti. Con un atteggiamento razionale.
Che evidenzi rischi e opportunità di normare la libera espressione dei ragazzi in una fase delicata; dove attraverso il gioco e l' "infrazione pianificata" delle regole di infanzia li si conduca a conquistarsi il diritto alla partecipazione dei processi decisionali degli adulti.
Da questo episodio mi aspetto che al tredicenne qualche adulto illustri i vantaggi della democrazia partecipata, a partire dai rappresentanti di classe e di istituto, e ricordi ad esso la massima di Ippolito Nievo che tanto mi è cara:
"La libertà non si domanda ma si vuole: a chi la domanda vilmente è giusto rispondere con gli sputi".
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