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Alcune domande sulla decisione di un tribunale italiano sulle regole di Facebook.
La circostanza che Facebook non possa, sulla base di proprie regole (e non di proprio arbitrio) escludere chi le violi perché "piattaforma 'pubblica' rilevante, rischia di apparire contraddittoria/1
Se è una piattaforma privata con proprie regole ma "rilevante" per il dibattito pubblico (effetti di rete, fear of missini out, etc) allora il tema è, semmai, la discriminazione di trattamento, se fondata, non il trattamento in sé/2
e non si comprenderebbe il rimedio di re-inclusione in assenza della verifica di discriminazione. Significherebbe che nessuna regola privata di esclusione potrebbe essere applicata dalla piattaforma/3
D'altra parte, se è una piattaforma di "funzione pubblica" o "interesse generale",come certe radio e tv private,per quanto la classica editorial activity sia in realtà filtro algoritmico di contenuti decentrati,allora essa andrebbe regolata/4
e le regole in quel caso punirebbero esattamente quei comportamenti ("hatespeech",ma non solo) che sembrano essere alla base della decisione della piattaforma di escludere alcune pagine, proprio in ragione della rilevanza pubblica della piattaforma /5
In questo secondo caso, in assenza di regole pubbliche, la piattaforma adotta propri codici di condotta che imitano (mimic) regole pubbliche (contrasto a hatespeech e rispetto dignità della persona) che si realizzerebbero nel caso di erogazione pubblica/6
Un rimedio che invece riconosce la natura "rilevante" o "pubblica" della piattaforma ma che impone come rimedio includere pagine che una regolazione pubblica escluderebbe, finisce per alimentare esattamente i rischi o i danni che una regolazione pubblica punta a prevenire/7
In altri termini se alla fine un giudice stabilirà che il contenuto delle pagine cancellate effettivamente violava disposizioni di legge e produceva un danno per qualcuno, il rimedio di reinclusione delle pagine come andrà considerato?/8
La complessità di questi temi, che richiede di soppesare vari interessi, pubblici e privati, in conflitto, non va affrontata nel merito,anziché basarsi su giudizi sommari e affermazioni che necessitano di analisi più solide (sulla rilevanza o natura pubblica della piattaforma)?/9
Come si concilia la questione pubblica dell'accesso ad una piattaforma 'rilevante' con la tutela del rispetto della dignità della persona discriminata (ad esempio nel caso di #hatespeech)? E in questi casi, il rimedio del mandatory access non alimenta il danno?/10
Mi sembra interessante una discussione "su Facebook su Facebook" ("su Twitter su Twitter")
p.s.:altra cosa è la trasparenza/verificabilità (di terzi) delle decisioni dei 'social' sulle proprie regole,tema sul quale le autorità indipendenti italiane sono già state molto critiche.
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