Thread by @strafui

Non so voi, ma io da piccola, quando arrivava Natale, iniziavo ad avere dubbi teologici. Cioè, belli i regali e tutto quanto, ma perché? Mi interessava il perché. Perché si festeggiava questo bambino, in particolare, con tutti i bambini che nascevano ogni giorno?

Risposta: per portarci la lieta novella.
Domanda: quale lieta novella?
Risposta: che ci libera dai peccati.
Domanda: come?
Risposta: morendo in croce.

Ora, lasciando stare che Novella era una mia compagna dell'asilo e anche piuttosto capricciosa (dunque tanto lieta non sembrava), una volta chiarito che novella stava per notizia, non mi sembrava una cosa lieta che qualcuno morisse per quello che avevo combinato.

Di nuovo, non so voi, ma io ero una bambina assolutamente normale, con tutto il brutto e il bello dei bambini. Ed ugualmente crescendo, non sono 'sta meraviglia, ma insomma, che una persona debba morire in croce per i miei peccati, mi pareva e mi è sempre parsa un'esagerazione.

Crescendo, ho imparato che in questi casi occorre ritornare al testo, nudo e crudo. Una semplice comprensione del testo, letterale. Soffiando via la polvere che si è accumulata per secoli.

I vangeli dell'infanzia si trovano in Matteo e Luca, che non erano storici, ma evangelisti. Cioè non interessava loro raccontare dei fatti, ma trasmettere un messaggio. Che non sia storia, si capisce perché la narrazione dei due vangeli entra quasi subito entra in contrasto.

Solo per dirne una, in Matteo la famiglia fugge da Gerusalemme in Egitto e salva il bambino dalla strage degli innocenti, in Luca Gesù è portato proprio al tempio di Gerusalemme, per la circoncisione rituale.

Secondo Matteo, cap. 1 e 2

Andiamo via veloci sul fatto che Gesù è generato da Maria e non da un uomo (elemento impensabile per un ebreo dell'epoca) e che nella sua genealogia sono citate altre donne, tutte in qualche modo irregolari: Tamar, Raab, Rut, la moglie di Uria.

Veloci anche sulla frase "Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla", che contiene una contraddizione in termini: il giusto, secondo la legge ebraica, avrebbe dovuto ripudiarla senza se e senza ma, pena non essere più annoverato tra i giusti (צַדִיקִים)

Arriviamo ai tre re magi che giungono guidati dalla stella, giusto? Non proprio. I magi non si sa quanti fossero, non erano re e la parola magi sul testo originale non c'è. C'è invece μάγοι (màgoi), plurale di μάγος (màgos). Cioè a dire mago, ciarlatano, truffatore.

Gli ebrei aborrivano i maghi. Nel Talmud la proibizione di esercitare la professione di mago sta tra il divieto di rubare e quello di abortire. Quindi l'esercizio della professione di mago era un peccato grande.

Scandalizzata dal fatto che la rivelazione fosse arrivata a dei peccatori di tal fatta e non ai giusti e ai sacerdoti, in tutta fretta la tradizione aggiunse un titolo regale pescato da chissà dove, tolse la 'h' alla parola maghi, in un maldestro tentativo di normalizzazione.

Infine, i magi portarono al bambino oro incenso e mirra (3 regali ---> 3 invitati)
In realtà quel che conta è il valore simbolico dei doni: l'oro indica la regalità del destinatario; l'incenso ricorda la divinità; la mirra, usata per la mummificazione, la mortalità dell’uomo.

La stella. Non si è mai vista una stella che indichi una casa, neanche un paese, forse nemmeno una nazione. Ci si richiama invece qui alla profezia di Balaam: "Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele"

Chi era Balaam? Un indovino, non israelita. Con tutti i profeti D.O.C. della tradizione, Matteo fa guidare dei pagani da un "profeta" pagano e ciarlatano, per di più.
Il messaggio è destinato ai più lontani dalla religione ebraica, quelli che si ritenevano esclusi dalla salvezza.

Qui, Balaam che indica la stella, Maria e il bambino (Catacombe di Santa Priscilla)

Secondo Luca, cap. 2

Gesù nasce e l'angelo l'annuncia ai pastori. Abituati a guardarli nel presepe, coi loro agnellini sulle spalle, non comprendiamo chi fossero i pastori, per un ebreo osservante del tempo di Gesù.

I pastori erano in realtà furfanti, contrabbandieri, senza alcun diritto. Per il Talmud i pastori non potevano testimoniare nei processi, né accedere al tempio, in quanto impuri a causa della loro convivenza con animali e delle loro violazioni dei confini territoriali.

Infatti, scrive Luca che al vedere l'angelo, i pastori "furono colti da grande spavento". Se l'angelo del signore appare a dei peccatori, è sicuramente per punirli, secondo la mentalità dell'epoca.
(⬇️un paio di esempi di angeli nell'esercizio della funzione)

Invece quell'angelo lì si reca proprio solo dai pastori, ignorando i giusti del popolo eletto e tutta la casta sacerdotale. E lo annuncia senza richieste di conversione, di sacrifici di penitenze di cambiamento: è nato per loro punto e basta.

Abbiamo ascoltato troppe volte la storia, per riuscire a stupirci, però per i primi ascoltatori doveva davvero essere un grande scandalo. Più scandaloso ancora che i pastori, dopo la visita alla grotta, se ne ritornino glorificando e lodando Dio.

Perché "glorificare" e "lodare" sono i due verbi propri degli angeli e delle persone pure, ammesse al tempio. Non di peccatori conclamati. Il Talmud afferma: “Il Messia tarda ad arrivare perché ci sono i dazieri (pubblicani) i pastori, le prostitute”

Insomma, ecco qui. Il messaggio che sembra vogliano passare gli evangelisti è che nessuno (ebreo o pagano) è talmente peccatore da essere escluso dalla notizia e dalla proposta. Anzi al contrario ("Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori")

Questo aprirebbe tutto il capitolo del disastro (soprattutto in termini economici, visto che l'economia di Gerusalemme si reggeva sul tempio e sui sacrifici per il perdono dei peccati) che un'idea del genere provocava, ma eventualmente ne riparliamo un'altra volta.