Più o meno all’altezza del cuore avevo un foro prodotto da un’arma da fuoco calibro 6.35. Secondo "loro" ero stata io a spararmi un colpo al cuore. Dovevo aver bevuto, perché lo mancai di diversi centimetri, perforando il polmone sinistro.
E poi Berlino, Amburgo, Weimar. Quando decisi di studiare medicina all’università Ludwig Maximilian mi trasferii in una pensioncina a Monaco.
Una bella stanza ammobiliata al civico n° 16 della Prinzregentenplatz, proprio sopra il suo appartamento privato. Avevo 19 anni.
E poi a teatro, ai concerti, a comprare vestiti e a fare lunghe passeggiate.
Non potevo uscire (se non accompagnata) e conoscere altre persone.
Mi impedì persino di andare a Vienna a studiare.
Cominciò a considerarmi una sua proprietà.
Helene Bechstein moglie del fabbricante di pianoforti, gli comprò i vesti per i comizi impegnando i gioielli di famiglia.
Sta a vedere che adesso la colpa è mia.
Io muoio e lo zio si arrabbia a tal punto da decidere di fare a pezzi il mondo. Mah!
E lo disse chiaramente ai suoi. “Dobbiamo turarci il naso e conquistare […] terreno elettorale. Ci vorrà più tempo che con le fucilate, ma prima o poi la Germania sarà nostra”.