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Avevo 13 anni, forse 14 quando entrai nel gineceo di Tai Zong come «concubina di talento».
Tranquilli, era uno dei gradi più bassi.
Ero nata nel 624 nell’odierna provincia di Shanxi, figlia di un piccolo funzionario militare, però molto stimato dall’imperatore Taizong.
Ero una delle tante e l’Imperatore non si occupò mai di me.
Approfittai per studiare. Studi classici, poesia, musica, filosofia.
Mi appassionavano anche la storia e la condizione politica del mio Paese.
E soprattutto la condizioni delle donne cinesi.
Fino alla fondazione della dinastia Han, la vita per noi donne era stata piuttosto difficile. Potevamo esse uccise alla nascita, non potevamo avere proprietà private ed eravamo escluse da qualsiasi forma di politica.
Poi qualcosina era cambiato.
Poca roba.
Avevano deciso che le donne non erano più obbligate a bendare i piedi.
Che teneri.
E potevamo pure imparare a leggere, a scrivere e a studiare musica.
Tenerissimi.
E io ne avevo approfittato.
Poi un giorno l’Imperatore Taizong morì.
Non avendo dato figli all’imperatore fui costretta a ritirarmi in un monastero buddhista.
Ci finivano non solo le concubine, ma anche le mogli che non avevano avuto figli da lui.
Io non ci rimasi molto.
Inaspettatamente il figlio Gaozong, nuovo imperatore, mi fece richiamare dal convento nominandomi sua prima concubina.
Di più.
Con l'approvazione dell'imperatrice diventai la sua consulente, la sua più stretta collaboratrice.
Per quei tempi un gesto impensabile. Inaspettato direi, quanto «una gallina che canta come un gallo al sorgere del sole». Tranquilli, è Confucio.
Comunque. Meglio che mi presenti.
Mi chiamo Wu e a quei tempi avevo 28 anni.
E’ vero. La mia scalata generò invidie di palazzo scatenando lotte interne infinite.
Ma io difesi con i denti la mia posizione privilegiata. L’imperatore era di salute cagionevole e io potevo assicurare stabilità alla Cina.
E così convinsi l’imperatore a ritirare il titolo alla sua cara consorte.
Quando nel 655 l’Imperatore, venne colpito da un ictus (o era un infarto?) perdendo parzialmente le sue facoltà, presi in mano le redini del potere.
E qui serve una precisazione. Su di me leggerete calunnie infamanti.
Dopo la mia morte si sono divertiti a scrivere cose molto brutte su di me.
Sulla mia presunta dissolutezza per esempio.
Il perché è presto detto.
Una volta arrivata al potere cambiai il volto della Cina.
Cominciando col mettere le donne in ruoli di potere.
Un giorno convocai Shangguan Wan’e, nipote del poeta di corte Shangguan Yi.
Suo padre e suo nonno erano stati giustiziati da mio marito, l'imperatore Gaozong, per aver pianificato di rovesciarmi.
La convocai a palazzo per un test.
Le dissi di scrivere un saggio in mia presenza.
Senza esitazione scrisse un saggio bellissimo. E io la nominai Primo Ministro dell’Impero. Una donna. Mai accaduto prima. Non vi dico le reazioni degli uomini.
Sotto il mio regno le donne diventarono protagoniste. Poetesse, pittrici, membri attive della società.
Non mi fermai lì. Inventai il servizio civile migliorando i rapporti commerciali coi paesi vicini.
E feci una cosa incredibile per quei tempi. Promossi solo i più meritevoli.
Un Paese in pace, prospero e forte.
Grazie a me. Wu Zetian, unica imperatrice donna della Cina.
Sono morta a Luoyang, il 16 dicembre 705 all'età di 80 anni. Sono sepolta accanto a mio marito Gaozong nel Qianling mausoleum.
Dopo di me sul trono è salito mio figlio Zhong Zong.
L’Imperatrice Wu, o Wu Chao o Wu Hou, fece grande la Cina. Contro il confucianesimo, che relegava la donna a oggetto, fece costruire templi per favorire la crescita del buddismo. Per i poveri costruì ospedali e dispensari di pubblica assistenza, imponendo nuovi costumi alla corte
Se passate dalla sua tomba noterete una cosa particolare. I sepolcri imperiali hanno una stele funeraria su cui sono scolpiti epitaffi elogiativi. Tutti tranne uno. Quello di Wu. In bianco, perché“i miei successi o errori dovranno essere valutati dalle generazioni successive”.
Trecento anni dopo le donne cinesi furono di nuovo escluse dalla società e dalla politica. Tutto tornò esattamente come prima.
Incluso il bendaggio dei piedi obbligatorio. Questa pratica disumana verrà abolita solo nel 1911.
Wu non era certo uno stinco di santo. Uccideva e torturava i suoi rivali facendoli ammazzare dai suoi sicari. Niente di diverso dai suoi predecessori maschi.
Ma gli storici cinesi non le perdonarono mai di essere una donna.
Una donna capace di diventare Imperatrice della Cina.
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