Non chiamatelo “tecnico”, per favore. L’incarico a Draghi è quintessenza della responsabilità istituzionale. L’agenda è chiara: gestire l’emergenza sanitaria ed economico-sociale; fare le riforme per riallinearci alla UE; impostare razionalmente il PNRR. wallstreetitalia.com/video/linterve…
Non si tratta di un’agenda straordinaria e specifica per l’Italia: questi stessi tre punti sono nei programmi di tutti gli altri governi europei. Proprio qui emerge la profonda differenza di contesto e di momento storico rispetto alle altre esperienze di “governo del Presidente”.
Con Amato e Dini, per le tensioni sulla lira, e con Monti, per la crisi dello spread, l’Italia era sorvegliato speciale d’Europa, oggetto di “shock asimmetrico”, ovvero una difficoltà specifica ed endogena del Paese, che non coinvolgeva nella stessa misura gli altri Stati membri.
Oggi gli effetti esogeni della pandemia, insieme alla necessità di riformare le burocrazie e i modelli socio-economici per allinearli agli obiettivi di sostenibilità ambientale, digitalizzazione e inclusione sociale definiti da Next Generation EU, sono comuni a tutta Europa.
Ciò che rende difficile, ma non per questo impossibile, il compito di Draghi è la dimensione del gap da recuperare rispetto al resto d’Europa su produttività, concorrenza, partecipazione al lavoro, debito pubblico, funzionamento della macchina statale, pari opportunità sociali.
Oggi non possiamo sapere se Draghi riuscirà nell’intento di riportare l’Italia alla convergenza con il resto dell’Unione. Ma dopo la tragica stagione del populismo, prima sovranista e poi peronista, il suo compito è quello di uno statista non quello dell'ordinaria amministrazione
La supplenza del Quirinale alla litigiosità e all’inconcludenza delle forze politiche non può però essere considerata la regola. Il capolavoro di Draghi sarà semmai restituire presto all’Italia la piena funzionalità istituzionale di una democrazia parlamentare, liberale, europea
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La costruzione retorica dell’intervento di Mattarella è un’abile operazione didascalica.
Prima celebra la centralità democratica delle elezioni. Poi ne demolisce pezzo per pezzo la fattibilità pratica.
Più che un’indicazione istituzionale, la comunicazione di Mattarella è una lezione di retorica linguistica che sottende una lucida leadership politica. Altra scuola, altra classe.
Letizia #Moratti ha gettato - maldestramente - il sasso in uno stagno di ipocriti.
Da mesi scienziati e comitati etici discutono sui criteri di distribuzione dei vaccini. Se c’è un fatto certo, è che essi, a livello globale, sono stati finora allocati in base al... #PIL. /1
A livello subnazionale, invece, i criteri di distribuzione sono stati finora diversi. L’Italia, diversamente dalla Germania che ha vaccinato in maggioranza anziani, ha privilegiato criteri di esternalità e di organizzazione, dando priorità al personale sanitario. Chi ha ragione?
In termini di massimizzazione del social welfare, l’Italia ha fatto una scelta più razionale. Vaccinare prima i sanitari infatti, preserva il funzionamento di un’organizzazione utile alla società, con effetti esponenziali sulla preservazione di vite umane ed economia nazionale.
Vorrei riprendere l’argomento dell’ottimo @giudefilippi per capire che ne pensate.
In democrazia rappresentativa, quando è razionale giudicare positivamente le dichiarazioni -in spregio al principio di non contraddizione- di politici, solo perché convergono con le proprie idee?
Ci sono casi in cui è perfettamente razionale rallegrarsi del voto favorevole di chi ieri era nemico dichiarato e oggi si dice d’accordo: singoli atti legislativi, norme costituzionali, scelte internazionali a difesa dell’interesse nazionale. Qui vale il voto, più che l’idea.
Sono casi in cui non è necessario indagare sull’eziologia, ma basta accettare opportunisticamente la fenomenologia dell’atto politico. Nessuna verifica di coerenza né richiesta di spiegazioni è necessaria, e nemmeno opportuna. Gli incentivi reciproci convergono come nel mercato.
Fermi tutti. Sembra che la fonte delle citazioni non sia disponibile. Quindi meglio verificare che cosa davvero dicono sulla stampa internazionale. Cominciamo con la #FAZ: faz.net/aktuell/politi…
"Non c'è invece bisogno di piangere per il secondo gabinetto Conte fatto cadere da Renzi. I partner ineguali della coalizione del movimento populista 5 stelle hanno continuamente litigato e si sono paralizzati a vicenda da quando sono entrati in carica".
Proteggere #Trump da #Twitter? La sfida delle democrazie liberali è semmai il contrario: difendere gli strumenti che favoriscono libertà di espressione dall’interferenza dell’autocrate di turno. @claudiocerasa
I social media sono stati uno straordinario strumento di inclusione e partecipazione, nato nelle democrazie liberali e tuttora osteggiato dai regimi autoritari. Chi ama la libertà deve sforzarsi di garantirne il pluralismo e la trasparenza, contrastando gli abusi monopolistici.
Ma come il diritto pubblico deve prevenire l’abuso di posizioni dominanti, il diritto privato va applicato nei casi di abuso dei termini di servizio da parte di utilizzatori che attentino alle stesse regole democratiche che hanno consentito la nascita dei social media.
Domani in UK inizia la vaccinazione autorizzata da MHRA. La Germania sarà pronta dal 15/12, se EMA anticipasse l’OK, previsto “al massimo entro il 29/12” (link). L’Italia forse partirà a fine gennaio. Un mese e mezzo di ritardo, migliaia di vite a rischio. ema.europa.eu/en/news/ema-re…
Insufficiente, incompleto, tardivo.
Lo scarno piano del Governo sulla vaccinazione propone solo linee guida, senza un preciso GANTT con tempi e risorse. Un ritardo che costerà migliaia di vite. Ma intanto le opposizioni sbraitano sul pranzo di Natale.
Incongruenza o ammissione di incapacità? Sarebbe colpevole e drammatica.
I dati del “piano di vaccinazione” del Governo: le dosi attese nel 1Q21 sono 28,3ml (in alcuni casi serve doppia dose), ma il piano prevede di trattare solo il 5% della popolazione nello stesso periodo.