Ci sono tante cose che vorrei raccontarvi in merito al rapporto di collaborazionismo tra armatori privati e Governi deportatori che noi attivisti siamo riusciti a spezzare nel Mediterraneo.
(SEGUE)
Il Mediterraneo centrale non è mare vuoto. È più come un'autostrada. Percorsa, però, da pochi tipi di veicoli: navi cargo, pescherecci, navi militari, barche di gente in fuga dalla Libia.
Negli ultimi decenni, nel Mediterraneo centrale, sono avvenute pesantissimi reati mai denunciati. Perché i pochi che guardavano si sono girati dall'altra parte.
Poi sono arrivate le navi delle ONG. Navi di salvataggio, ma anche dotate di occhi e orecchie.
Lo spartiacque di questa storia è la mattina del 30 luglio 2018, quando la nave @openarms_fund intercetta la conversazione tra la nave #AssoVentotto e la piattaforma #ENI: stavano compiendo un respingimento segreto illegale.
È l'inizio della fine del collaborazionismo delle navi private alle deportazioni in Libia.
Pochi ma significativi attivisti iniziano ad indagare. E viene giù tutto il sistema.
Sistema semplice e orribilmente efficiente: i Governi (primo tra tutti quello italiano) non possono effettuare direttamente deportazioni in Libia per non violare le loro stesse leggi.
Così ricorrono a "scagnozzi" che compiono il lavoro sporco al posto loro.
Scagnozzi ufficiali sono i libici.
Ma, ops, hanno pochi mezzi. Così i Governi li ricoprono di denaro e di motovedette.
Certe volte però non basta...
Su una motovedetta non è possibile caricare più di 150 persone e navigare agevolmente. Così i Governi ricorrono alle navi private, che sono più grosse.
Caso esemplare è #AssoVentinove.
Gli attivisti però scoprono e denunciano tutto.
Alcuni armatori privati decidono di interrompere le deportazioni illegali per non finire in tribunale, altri perché non gli va di finire nei libri di Storia come collaborazionisti di assassini.
Comunque smettono. Si ribellano.
Oggi gli armatori privati prima scagnozzi volenti o dolenti dei Governi, hanno cambiato bandiera.
Si sono riuniti e hanno deciso tutti assieme.
Da amici dei deportatori, sono diventati amici dei salvatori.
I Governi sono andati in puzza (come si dice a Roma)
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Abbiamo appurato che ci vuole mooolta fantasia per essere garantisti sul caso del #respingimentosegreto del 2 luglio 2018.
GARANTISMO FANTASIOSO.
(Thread semi-comico)
Siamo i soliti complottisti: scopriamo un respingimento segreto e subito pensiamo che dietro ci siano i militari italiani. E subito pensiamo che il Governo e le organizzazioni dell'ONU vogliano occultarlo.
Va bene che abbiamo le prove, ma magari c'è un'altra spiegazione...
La nave italiana #CaioDuilio magari passava di là per caso, senza sapere nulla, e si è fermata per una gomma a terra.
"Guarda, dei #migranti!"
"Noo, saranno libici"
"Ok, già che ci siamo, diamo ordini alla #AssoVentinove per riportarli subito a casa, che si perdono la partita".
Quando mai #IOM ha denunciato il respingimento segreto? E a chi?
Vorrei tanto saperlo.
È vorrei anche sapere:
- Se è vero che conosce i nomi delle vittime di Asso Ventotto e Ventinove
- Perché non ha MAI risposto alle pec dei loro avvocati
TUTTE le vittime del #respingimentosegreto hanno testimoniato che al momento dello sbarco, #IOM ha preso i loro nomi.
Ma quando i loro avvocati hanno fatto regolare accesso legale ai documenti di IOM... non hanno ricevuto risposta.
Perchè? fb.watch/3FiX2dADYF/
"#IOM e #UNHCR hanno tracciato e conosciuto la storia di queste persone” denuncia Giulia Crescini di ASGI “ma poi hanno coperto e affiancato l'attività delle autorità italiane. Sul molo,durante lo sbarco a Tripoli, IOM non solo era presente, ma addirittura identificò i respinti".
La mia ultima inchiesta pubblicata su @ilmanifesto
#Libia. Il racconto di Maryam, Samira e Fatima: dai lager alle case di Tripoli, vendute come domestiche, violentate e ridotte alla fame. Prive dello status di rifugiate...
Il lavoro per scrivere questo pezzo è stato lungo e molto delicato.
Mi sono ritrovata immersa fino al collo in un orrore totale e totalmente inascoltato dal mondo.
(Soprattutto da quel mondo che viene pagato per ascoltare: mi riferisco a @Refugees e @ONUmigration )
Ora che so, ora che sapete, nascono domande:
- cosa si può fare per aiutare queste donne?
- perché l'Italia (finanziando la #cosiddettaguardiacostieralibica) continua a fornire schiavi ai libici?
Stasera voglio parlarvi della comunità #LGBT di rifugiati in #Libia...
Ma c'è un problema:
In Libia non ci sono comunità LGBT, perché è pericoloso solo pensare ad una cosa del genere.
Ci sono, però, molti rifugiati omosessuali.
(SEGUE)
Perché?
Perché in moltissimi paesi l'omosessualità è illegale. Si finisce in prigione, o peggio.
Così le persone scappano, cercando un luogo dove poter essere se stesse e vivere in pace. Dove poter amare senza essere considerati criminali ed essere condannati...
A morte, come accade in Mauritania, Pakistan, Afghanistan, Qatar, Emirati, Brunei (il Sudan ha eliminato la pena di morte per gli omosessuali solo 3 mesi fa), oppure alla prigione, come succede in 68 paesi su questa terra. Compresa la Libia.
Lo sapevate?
I #bambini che avete abbandonato in #Libia non vanno a scuola, non mangiano tutti i giorni, muoiono di malattie curabilissime e subiscono violenze di ogni tipo.
Ce ne sono tanti. Piccolissimi.
(THREAD)
Non scrivo molto nella chat delle mamme della classe di mia figlia. I problemi, lì, ormai mi sembrano quasi un dono.
Vorrei che i genitori dei bimbi in Libia avessero gli stessi problemi di supplenti che non arrivano e riunioni di classe.
Invece i genitori dei bimbi abbandonati dall'ONU in Libia hanno figli che moriranno a breve perché non c'è un chirurgo che li operi e che non parlano più dopo essere stati violentati a 9 anni.
Questo thread si intitola #SCARPE.
Ma non ha nulla di futile.
Liliana #Segre racconta che ad #Auschwitz i nazisti assegnavano ai prigionieri scarpe spaiate e di misure diverse. Sadismo. Si camminava nella neve con una scarpa con il tacco ad un piede ed uno stivale all'altro...
... oppure si doveva lavorare per 20 ore con due ciabatte diverse. Ma questa non è una foto del 1944. È stata scattata un mese fa, in #Libia.
La volete proprio sapere la storia di queste scarpe e del ragazzo che le ha indossate per più di un anno?
La storia inizia nel Mediterraneo, quando una motovedetta della #cosiddettaGuardiaCostieraLibica (pagata da noi italiani!) cattura un gommone di rifugiati.
Nel gommone c'è gente che ha tentato il mare già 5 volte. C'è anche il giovane Sebastian...