🦠🇮🇹 Mentre continuiamo ad azzuffarci su #AstraZeneca e #Pfizer, la nostra strategia vaccinale ci ha fatto perdere due mesi di tempo.
La riduzione di letalità di #COVID19 che raggiungeremo a fine marzo (-21%) la avremmo potuta raggiungere a inizio febbraio.
Ve lo spiego.
Ve ne parlo da mesi: la strategia vaccinale italiana si è concentrata molto sui sanitari, poco sui grandi anziani.
Ancora al 20 febbraio, mentre grandi paesi europei come Francia e Germania avevano vaccinato con prima dose più del 20% degli over-80, noi eravamo fermi al 6%.
Risultato? Dopo oltre due mesi di campagna vaccinale contro #COVID e milioni di dosi somministrate, la letalità della malattia si era ridotta di meno del 10%.
Per un mese e mezzo, la riduzione è stata inferiore al 5%.
Praticamente nulla.
E intanto arrivava la terza ondata.
Dalla seconda metà di febbraio abbiamo recuperato e persino accelerato: oggi gli over-80 che hanno ricevuto la prima dose sono più del 33%, uno su tre!
Un grande risultato. Che però dimostra che l'avremmo potuto fare anche prima.
Invece abbiamo temporeggiato.
Conclusione: sul vaccino abbiamo perso due mesi, ma quel che è fatto è fatto.
Adesso si tratta di continuare sulla nuova strada. Somministrare le dosi che arrivano a chi è più a rischio, per abbattere presto la letalità.
Prendete dicembre. Guardate la distanza tra riga gialla e azzurra, sopra, e l'altezza della riga rossa, sotto. Sembra quasi che l'eccesso sopra sia *meno* dei decessi #COVID19 ufficiali.
Ma non è così: semplicemente, negli anni passati l'inverno era il periodo dell'influenza.
Come mostra la sorveglianza settimanale di @istsupsan, quest'anno l'influenza l'abbiamo praticamente eradicata.
Questo ci dà la misura di quanto sia *forte* #COVID, malgrado le nostre misure di contenimento.
Ma ci dice anche che fare la differenza con 2015-2019 è sbagliato.
🦠🇮🇹 Non solo @Cartabellotta ha ragione a mettere in guardia sulla terza ondata di #COVID19 in Italia, ma la situazione è persino più grave di come la descrive.
Nino usa i dati dei ricoverati in terapia intensiva, ma il numero da seguire è quello dei nuovi ingressi.
Un thread.
Innanzitutto, è ovvio, le terapie intensive (TI) sono un numero che cambia in ritardo rispetto all'evoluzione dei contagi.
Ma precedono di diversi giorni i decessi.
E sono più robuste dei contagi, perché non risentono delle politiche di testing.
Giusto osservare quelle.
C'è un problema, però: i ricoveri gravi di un'ondata di #COVID hanno una "coda lunga".
Tante persone restano ricoverate in TI per settimane, creando uno stock di persone che esce dalle TI (perché migliorate o perché, purtroppo, decedute) piuttosto lentamente.
🇮🇹🦠 #COVID19 e vaccini in Italia: bene ma non benissimo.
Il numero di dosi di #VaccinoAntiCovid consegnate ma non ancora somministrate continua a crescere.
Da qualche giorno siamo stabilmente sopra ai due milioni (!).
Rispetto agli altri paesi UE restiamo verso il fondo della classifica, ma stiamo recuperando.
Speriamo che duri, ma a oggi l'andamento è nettamente diverso rispetto a due settimane fa, quando eravamo fermi al 6% degli ultraottantenni vaccinati.
Per chi se lo fosse perso, del grande ritardo della campagna vaccinale italiana verso le classi d'età più a rischio avevo scritto qui. ispionline.it/it/pubblicazio…
Vi parlo spesso dell'errore che abbiamo fatto tardando a vaccinare gli over-80, ma ciò non significa che la letalità del virus non stia calando.
Poteva calare più in fretta.
Ma già oggi ci attendiamo il 20% di decessi in meno.
🦠🇮🇹 UPDATE importante. Su suggerimento di @OpencovidM ho fatto un calcolo più complicato, ma anche più rigoroso, da cui traspare che in realtà è ancora troppo presto per parlare di "effetto vaccini".
Ve lo spiego.
Ma è importante segnalare che il tweet qui sopra è prematuro.
In sostanza, non sappiamo con certezza a cosa sia dovuto il calo di nuovo casi nella popolazione over-80.
Io do per scontato che si tratti di un "effetto vaccini", ma non è detto. Per capirlo si può sfruttare la differente penetrazione vaccinale negli over-80 per Regione.