Per le istituzioni europee cercare di bruciare le tappe approfittando delle crisi è un po’ un riflesso condizionato.
E di recente le Istituzioni possono puntare a un esempio di successo: la crisi dell’euro.
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Allora i rischi per la tenuta finanziaria di piccoli ma anche grandi Paesi europei (inclusa l’Italia) portarono al rafforzamento dell’Unione economica e monetaria: il quantitative easing della Bce, la creazione del Mes, il quasi completamento dell’Unione bancaria.
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Insomma, la Seconda guerra mondiale ci ha portati alla Cee, l’implosione dell’Unione sovietica ci ha condotti all’Ue, la crisi delle monete nazionali dei primi anni Novanta ha imposto l’euro, la crisi dell’euro ha rafforzato la sorveglianza fiscale e la risposta monetaria.
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Giusto? Non proprio.
Brexit, una vicenda che mette in crisi il vero e proprio “destino manifesto” dell’Europa (quello di essere una “ever closer Union”, una Unione sempre più unita), non ha dato origine a maggiore integrazione tra i 27 Paesi restanti.
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E poi abbiamo l’esempio migliore di tutti: l’impennata dei flussi migratori del 2015.
Anche lì, la Commissione europea aveva fatto proposte ambiziose nella speranza che, se le cose fossero andate per il verso giusto, questo avrebbe significato maggiore integrazione.
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Pensateci: con i vaccini si trattava di negoziare “in blocco” con le case farmaceutiche, anziché andarci separati e rischiare una guerra per le forniture tra Stati membri; con i richiedenti asilo, nel 2015, di redistribuirli in maniera solidale tra gli Stati membri.
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Alla fine, in entrambi i casi è andata male: i ricollocamenti di richiedenti asilo sono stati un fallimento, mentre sui vaccini il Regno Unito della Brexit ha astutamente “raggirato” l’Europa e gli Stati Uniti ci hanno doppiato.
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E quindi, oggi, con che faccia l’UE può chiedere maggiori competenze per l’Europa?
E dire che di cose da “mettere insieme” ce ne sarebbero molte: (1) migliori e più omogenee politiche di testing e tracciamento;
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(2) più omogeneo sequenziamento delle varianti; (3) maggiori finanziamenti UE per la ricerca; (4) una “centrale” per coordinare gli acquisti di materiale sanitario e attrezzature e la loro distribuzione; (5) miglior coordinamento per gestire gli aiuti ai Paesi terzi.
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Perché non lo si fa?
Dobbiamo essere realisti e dircelo onestamente: ciascuno Stato membro è geloso del proprio sistema sanitario nazionale e non vuole rischiare che sorveglianza e coordinamento “europei” vadano a beneficio di altri.
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Ripeterci che “nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro” è un ottimo modo per ricordarci che esistono anche gli altri.
Ma, in situazioni di stress e di risorse scarse, l’istinto ci porta a dimenticarci del bene pubblico globale per guardare al nostro orticello.
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È accaduto con le migrazioni nel 2015. E così oggi, con gli sbarchi in ripresa nel Mediterraneo centrale, siamo punto e a capo.
Sarebbe tragico se, dimostrando di non aver imparato alcuna lezione, i governi europei lasciassero che lo stesso accada con la pandemia.
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🇮🇹⛔️ Dopo i duemila sbarchi di #migranti a Lampedusa di questo fine settimana, impazza l'hashtag #lamorgesedimettiti.
Chi lo usa probabilmente non ha capito nulla, o quasi nulla, di come funzionino le migrazioni nel Mediterraneo centrale.
Un thread.
Primo, da Salvini a Lamorgese il ruolo "attivo" dell'Italia nei soccorsi in mare non è cambiato.
Più dell'85% delle persone sbarcate in Italia lo fa in maniera autonoma, cioè non aiutato da nessuno.
Queste persone arriverebbero comunque, non ci sono "blocchi navali" che tengano.
Secondo, la "dissuasione" nei confronti delle navi Ong è ai massimi di sempre.
Da fine 2019 in avanti sono state tra 3 e 7 le navi bloccate in porto, tra sequestri e fermi amministrativi.
Dov'è lo strombazzato "effetto annuncio" che incoraggerebbe i #migranti a partire? 🤷♂️
Mascherine e distanziamento staranno con noi ancora per molto tempo.
Dovremo entrare in regime di sorveglianza permanente, continuare con i tamponi, non rilassarci sulla campagna vaccinale.
Ma quando potremo "ripartire", ovvero sentirci più sollevati e riprogrammare il nostro futuro?
Noi consideriamo il momento in cui, soprattutto grazie ai vaccini, la letalità di #COVID19 in Italia diventerà simile a quella dell'influenza, crollando da 1,1% a 0,1%.
Tragicommedia all’italiana.
Nel nuovo CTS uno dei membri sarà Alberto Gerli.
Quello per cui dopo 17 giorni di misure la pandemia farà il suo corso, non servono misure più forti e in 40 giorni le infezioni “si sgonfiano da sole”.
Mettetevi comodi, è una storia bellissima.
È il 2 aprile 2020 quando Gerli, imprenditore e startupper, scrive (su Twitter) all’allora Presidente del Consiglio @GiuseppeConteIT e a @zaiapresidente, Presidente della Regione Veneto.
Qui c’è il mio modello, scrive Gerli. “Vi tornano i numeri?”.
Temendo (a ragione) che il tweet a Conte e Zaia possa cadere nel vuoto, a pochi minuti di distanza Gerli scrive a @Fedez e a @ChiaraFerragni.
Target più plausibili.
Ho fatto un modello per prevedere la pandemia, scrive Gerli. “Mi aiutate a diffonderlo?”.
🇮🇹🦠Ieri ho ricevuto la prima dose di #AstraZeneca.
Ho 37 anni, ma sono uno dei fortunati: ho un contratto con un'università.
L'ho fatto per responsabilità: non trovo giusto ostacolare la campagna vaccinale, e #OgniDoseConta.
Ma quella dose non avrei dovuto riceverla.
Un thread.
Ho riflettuto fino all'ultimo se fare o meno il vaccino.
Come sapete l'utilità marginale di questa vaccinazione per me e per l'Italia, oggi, è bassa.
Con poche dosi a disposizione dovrebbero essere vaccinate per prime le persone anziane e fragili. ispionline.it/it/pubblicazio…
Non che la vaccinazione delle persone over-80 stia andando malissimo.
Dal 19 febbraio al 15 marzo le persone ultraottantenni che avevano ricevuto almeno la prima dose di vaccino in Italia sono cresciute dal 6% al 37%.
Prendete dicembre. Guardate la distanza tra riga gialla e azzurra, sopra, e l'altezza della riga rossa, sotto. Sembra quasi che l'eccesso sopra sia *meno* dei decessi #COVID19 ufficiali.
Ma non è così: semplicemente, negli anni passati l'inverno era il periodo dell'influenza.
Come mostra la sorveglianza settimanale di @istsupsan, quest'anno l'influenza l'abbiamo praticamente eradicata.
Questo ci dà la misura di quanto sia *forte* #COVID, malgrado le nostre misure di contenimento.
Ma ci dice anche che fare la differenza con 2015-2019 è sbagliato.