🇮🇹🦠Ieri ho ricevuto la prima dose di #AstraZeneca.
Ho 37 anni, ma sono uno dei fortunati: ho un contratto con un'università.
L'ho fatto per responsabilità: non trovo giusto ostacolare la campagna vaccinale, e #OgniDoseConta.
Ma quella dose non avrei dovuto riceverla.
Un thread.
Ho riflettuto fino all'ultimo se fare o meno il vaccino.
Come sapete l'utilità marginale di questa vaccinazione per me e per l'Italia, oggi, è bassa.
Con poche dosi a disposizione dovrebbero essere vaccinate per prime le persone anziane e fragili. ispionline.it/it/pubblicazio…
Non che la vaccinazione delle persone over-80 stia andando malissimo.
Dal 19 febbraio al 15 marzo le persone ultraottantenni che avevano ricevuto almeno la prima dose di vaccino in Italia sono cresciute dal 6% al 37%.
Il Governo ha tuttavia deciso di non utilizzare #AstraZeneca per le persone ultraottantenni, anche perché il 17 febbraio @Aifa_ufficiale ha dato parere di alzare la soglia di somministrazione da 55 a 65 anni, non di più.
Eppure di dati ormai ne arrivano a iosa.
Uno studio dalla Scozia mostra che con la somministrazione di #AstraZeneca le ospedalizzazioni degli over-80 si riducono del 95% dopo 4 settimane.
E poi c'è la storia dei rischi di trombosi, con la Germania ultima tra i paesi europei ad aver bloccato le somministrazioni di #AstraZeneca, dopo Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda e Norvegia.
A dimostrazione che politica e scienza sono spesso lontane.
Insomma, io il vaccino l'ho fatto. Penso di aver fatto bene, ma ho dubbi.
Con me lo hanno fatto persone over-50 e over-60: si potrebbe fare meglio, ma quelle non sono dosi "perse".
Ma con me c'erano anche molti ventenni e trentenni.
Per noi, il vaccino *oggi* è poco utile.
Conclusione.
Il modo in cui portiamo avanti la campagna vaccinale in questa fase critica è cruciale.
Sì, vaccinare le persone giovani riduce (un po') il rischio di trasmissione di #Covid_19 a quelle anziane.
Ma con poche dosi l'effetto è basso.
Tragicommedia all’italiana.
Nel nuovo CTS uno dei membri sarà Alberto Gerli.
Quello per cui dopo 17 giorni di misure la pandemia farà il suo corso, non servono misure più forti e in 40 giorni le infezioni “si sgonfiano da sole”.
Mettetevi comodi, è una storia bellissima.
È il 2 aprile 2020 quando Gerli, imprenditore e startupper, scrive (su Twitter) all’allora Presidente del Consiglio @GiuseppeConteIT e a @zaiapresidente, Presidente della Regione Veneto.
Qui c’è il mio modello, scrive Gerli. “Vi tornano i numeri?”.
Temendo (a ragione) che il tweet a Conte e Zaia possa cadere nel vuoto, a pochi minuti di distanza Gerli scrive a @Fedez e a @ChiaraFerragni.
Target più plausibili.
Ho fatto un modello per prevedere la pandemia, scrive Gerli. “Mi aiutate a diffonderlo?”.
Prendete dicembre. Guardate la distanza tra riga gialla e azzurra, sopra, e l'altezza della riga rossa, sotto. Sembra quasi che l'eccesso sopra sia *meno* dei decessi #COVID19 ufficiali.
Ma non è così: semplicemente, negli anni passati l'inverno era il periodo dell'influenza.
Come mostra la sorveglianza settimanale di @istsupsan, quest'anno l'influenza l'abbiamo praticamente eradicata.
Questo ci dà la misura di quanto sia *forte* #COVID, malgrado le nostre misure di contenimento.
Ma ci dice anche che fare la differenza con 2015-2019 è sbagliato.
🦠🇮🇹 Mentre continuiamo ad azzuffarci su #AstraZeneca e #Pfizer, la nostra strategia vaccinale ci ha fatto perdere due mesi di tempo.
La riduzione di letalità di #COVID19 che raggiungeremo a fine marzo (-21%) la avremmo potuta raggiungere a inizio febbraio.
Ve lo spiego.
Ve ne parlo da mesi: la strategia vaccinale italiana si è concentrata molto sui sanitari, poco sui grandi anziani.
Ancora al 20 febbraio, mentre grandi paesi europei come Francia e Germania avevano vaccinato con prima dose più del 20% degli over-80, noi eravamo fermi al 6%.
Risultato? Dopo oltre due mesi di campagna vaccinale contro #COVID e milioni di dosi somministrate, la letalità della malattia si era ridotta di meno del 10%.
Per un mese e mezzo, la riduzione è stata inferiore al 5%.
Praticamente nulla.
E intanto arrivava la terza ondata.
🦠🇮🇹 Non solo @Cartabellotta ha ragione a mettere in guardia sulla terza ondata di #COVID19 in Italia, ma la situazione è persino più grave di come la descrive.
Nino usa i dati dei ricoverati in terapia intensiva, ma il numero da seguire è quello dei nuovi ingressi.
Un thread.
Innanzitutto, è ovvio, le terapie intensive (TI) sono un numero che cambia in ritardo rispetto all'evoluzione dei contagi.
Ma precedono di diversi giorni i decessi.
E sono più robuste dei contagi, perché non risentono delle politiche di testing.
Giusto osservare quelle.
C'è un problema, però: i ricoveri gravi di un'ondata di #COVID hanno una "coda lunga".
Tante persone restano ricoverate in TI per settimane, creando uno stock di persone che esce dalle TI (perché migliorate o perché, purtroppo, decedute) piuttosto lentamente.
🇮🇹🦠 #COVID19 e vaccini in Italia: bene ma non benissimo.
Il numero di dosi di #VaccinoAntiCovid consegnate ma non ancora somministrate continua a crescere.
Da qualche giorno siamo stabilmente sopra ai due milioni (!).