(mini #thread) leggerò certamente il volume di Tuccari, in particolare perché i maestri sulle cui spalle si dice che poggi (Weber e Polanyi) meritano tutta l'attenzione /1
tuttavia, la chiosa di Michele Salvati ispira immediatamente qualche considerazione. La tesi (di Salvati) è che il populismo è colpa del popolo bue che crede alle false promesse della politica a sua volta interessata al consenso elettorale. Un "vizio endemico delle democrazie"./2
Si può concordare o meno (in teoria), ma Salvati fa anche qualche esempio concreto di questa dinamica, e qui - absit iniura verbis - casca l'asino.
Cito: "nel caso italiano la grande inflazione e il grande debito pubblico degli anni Settanta-Novanta ne sono una prova evidente"/3
Ovvero (vulgata): negli anni '70 le classi politiche interessate al consenso hanno indebitato lo Stato e lasciato correre l'inflazione, per biechi interessi di bottega (il consenso)./4
Ora, come ognun sa (o dovrebbe sapere, se una martellante propaganda non avesse rimosso o fatto dimenticare questa circostanza di fatto), l'inflazione degli anni '70 è stata frutto di due shock esogeni, certo non imputabili ai biechi interessi elettorali di "aaaapolitica" /5
l'esplosione del debito pubblico, poi, come ognun sa (o dovrebbe sapere, se una propaganda etc. etc. ...), è - maxime - conseguenza del divorzio Tesoro/Banca d'Italia, con il che il Governo ha perso la possibilità di controllare i tassi d'interesse sul debito. /6
NB: divorzio voluto proprio da quelli che (ignari?! che un'alta inflazione costituisce un vantaggio per il debitore) hanno imposto il divorzio per combattere (a loro dire) l'inflazione, inflazione che - però - era stata provocata da uno shock esterno. /7
NB2: la subordinazione del mondo del lavoro, il disciplinamento salariale, la spinta deflazionistica, il mantra dell'austerità, vengono tutti da lì. /8
magari se "laggente" sono delusi ed arrabbiati dipende dal fatto che negli ultimi 30 anni hanno pagato più tasse di quanti servizi hanno ricevuto in cambio (avanzo primario), i loro salari sono crollati e la disoccupazione è esplosa (mentre l'inflazione scendeva, pensa te!) /9
se poi scoprono:
- che l'avanzo primario non è servito ad abbattere il debito pubblico (come veniva raccontato loro), anzi...
- che il divorzio è servito in effetti a metterli in ginocchio e con le spalle al muro,
c'è caso che si arrabbino ancora di più. /10
Cessare di raccontare la storia (più o meno consapevolmente) sulla base di una sequela di "lievi imprecisioni" credo sarebbe d'aiuto, sia per alleviare la rabbia (del tutto giustificata), sia per ricostruire un patto sociale credibile. /fine.
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1/ fin dall'inizio della pandemia, ha iniziato a circolare la tesi che il #COVID19 fosse il frutto di un esperimento di laboratorio (e non il "naturale" adattamento di un virus di origine animale)
2/ e fin dall'inizio questa tesi (e relative ramificazioni) è stata bollata come #fakenews, un caso da manuale di #disinformation, e pertanto meritevole del trattamento ad essa riservato - sui social in particolare: flaggatuura, curation, rimozione, etc.
#emergenza#Covid_19
allo scoppiare della pandemia, la richiesta di poteri e procedure eccezionali per far fronte all'emergenza era "nelle cose". In particolare perché - come poi è emerso chiaramente - il sistema era del tutto impreparato ad affrontare una simile evenienza. /1
In tali condizioni di impreparazione, e con un sistema sanitario sottodimensionato da 30 anni di tagli, la soluzione #lockdown ha finito per essere (giocoforza) l'unica disponibile /2
ma ormai è passato più di un anno!
C'è stato tutto il tempo, non dico per ripotenziare il SSN (se per demolirlo ci sono voluti 30 anni, per ricostruirlo non bastano certo pochi mesi), .../3
Ringrazio @CBlengio per questa prima parte della sua opinione in merito alla questione all'ordine del giorno (#TrumpTwitterBan e dintorni), perché ha il merito fondamentale della chiarezza. In attesa della seconda parte, provo a segnalargli cosa non mi persuade del suo discorso.
1. In generale, mi pare che Carlo sorvoli un po' troppo sulla grande distanza che separa il contesto giuridico europeo da quello statunitense, in modo particolare per quello che riguarda proprio la libertà di espressione (di seguito LdE).