Nella #conferenzastampa di oggi #Draghi ha sostenuto che “i principali beneficiari della riforma fiscale sono i lavoratori e i pensionati a reddito medio basso”. Dati alla mano, quest'affermazione è falsa.
#Irpef
E non lo dicono faziosi articoli di giornale, ma l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che penso non possa essere accusato di partigianeria.
L’UPB nel suo rapporto del 20 dicembre sulla riforma (upbilancio.it/flash-n-5-20-d…) scrive testualmente: “In termini distributivi si può osservare che la riduzione di imposta in valore assoluto è maggiore nelle classi di reddito medio-alte, [...]
[...] con un beneficio medio di circa 765 euro per i contribuenti con reddito imponibile tra i 42.000 e i 54.000 euro, [...]
[...] fascia maggiormente interessata dalla operazione di regolarizzazione delle aliquote marginali per i lavoratori dipendenti e che consegue anche il beneficio massimo in termini relativi (2 per cento).”
Non regge dunque neanche la spiegazione secondo cui #Draghi avrebbe inteso dire che, anche se i redditi bassi ricevono minori benefici in valore assoluto, sono quelli che beneficiano di più in termini relativi (percentuali).
I redditi fra 42mila e 54mila euro ricevono il maggiore beneficio *sia* in termini assoluti, *sia* in termini relativi. Questo è.
Draghi ha smentito bruscamente e quasi con fastidio il giornalista che ha fatto la domanda, dicendo che quanto aveva detto (che la riforma beneficiava di più i redditi alti) non era vero. Invece è vero, ed è quanto affermato da #Draghi a essere falso.
Qui la tabella dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio che riassume quanto scritto sopra.
Per carità, ci sta di sbagliarsi. Però fa strano che Draghi possa commettere un errore così marchiano. Compito della stampa dovrebbe essere farglielo notare. Magari quando hanno finito di applaudire. Aspettiamo fiduciosi.

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25 Nov
Riguardo all'accordo sulla riforma #Irpef, mi pare di capire che:
– la fascia di reddito fino a 15k rimane invariata con aliquota al 23%;
– meno tasse per le fasce "di mezzo", con quella 15-28k che passa dal 27% al 25%, e quella 28-55k che diventa 28-50k e passa dal 38% al 35%;
– al posto delle due fasce più alte (55-75k e 75k+) ne avremo una sola (50k+) a cui viene applicata l'ex aliquota massima del 43%.
Quali risultati produrrebbe questa riforma?
Per i redditi bassi e medio bassi cambierebbe poco. Chi guadagna 20.000€ risparmia circa 100€ all'anno, chi arriva a 28.000€ risparmia 260€ all'anno.
Read 10 tweets
24 Nov
Nelle misure decise dal governo per contenere la risalita dei casi (tutte condivisibili) manca una seppur minima marcia indietro sul "tutti in presenza" per la pubblica amministrazione.
#Covid_19 #supergreenpass
Non vaccinati: niente cinema e ristoranti ma per favore continuate a comprarvi il tramezzino al bar. 🙏
Spicca anche, stando alle anticipazioni, che il sistema dei "colori" vada in pensione per sempre. Ogni regione libera di allentare e restringere come crede. Il rischio di un contenimento "a macchia di leopardo" cresce, e non è una cosa buona.
Read 4 tweets
28 Jul
Questo intervento, che critica quello delle allieve della #Normale alla cerimonia di consegna dei diplomi, mi sembra molto debole, sia nello stile argomentativo, sia nelle posizioni che sostiene. Provo a fare alcune critiche.
Gran parte del pezzo ruota intorno al fatto che le studentesse non avrebbero dovuto dire quello che hanno detto, nell'ordine:
– perché non in grado (paragonandole a persone che mettono benzina all'auto e pretendono di parlare di compagnie petrolifere);
– perché “quattro o cinque anni di frequenza universitaria come studentesse e studenti non bastano, di per sé, a mettere queste studentesse e studenti nella condizione di dire cose particolarmente profonde o interessanti sull’università” (neanche fossero delle adolescenti);
Read 25 tweets
15 Feb
Sul Financial Times, @MESandbu intervista @rodrikdani, che smonta pezzo per pezzo l'armamentario ideologico del "Washington consensus". Merita un riassunto, quantomeno dei punti principali:
Rodrik dice "I democratici di Clinton, il New Labour, l'SPD, i socialisti francesi negli anni 1990 erano così affascinati dal modello neoliberale da averlo essenzialmente adottato, e addolcito con un po' più di attenzione ai poveri".
Ancora: "Viviamo in un mondo dove il problema è che, per via di diverse tendenze (cambiamenti tecnologici e globalizzazione dei mercati) abbiamo una penuria cronica di buoni lavori. Penso che la scomparsa di buoni lavori stia alla base della crescita dei populisti di destra".
Read 17 tweets
5 Feb
Cosa ci dice la scienza politica su come si costruiscono le coalizioni e che performance ci possiamo aspettare da coalizioni più o meno larghe?
#GovernoDraghi
La teoria dei poteri di veto di George Tsebelis (riassunta nel suo libro del 2002 "Veto players: how political institutions work") ci dice che in un governo multi-partito ogni partito è "veto player", cioè può opporsi a politiche che sono troppo lontane dalle proprie preferenze.
Intuitivamente, al crescere del numero dei partiti, si restringe il numero di politiche in cui i partiti possono trovare compromessi. Tsebelis rappresenta i possibili punti d'incontro dei partiti graficamente così:
Read 13 tweets
4 Feb
Poi, quando la polvere si sarà depositata e il governo di salvezza nazionale sarà partito, spero potremo ragionare con calma di quanto anomalo sia stato che il capo dello stato abbia buttato un nome in mezzo senza consultare i partiti,
1/6
#Draghi
senza certezze su chi l'avrebbe sostenuto, senza uno straccio di prospettiva politica (anzi dicendo che il governo non avrebbe dovuto identificarsi "con alcuna formula politica"), niente.
2/6
Ora i partiti non devono solo posizionarsi, ma ovviamente devono pensare a che coalizione costruiscono (o rompono), che punti programmatici possono portare a Draghi, con chi possono farli avanzare. E tutto questo in un paio di giorni, perché signora mia bisogna far presto.
3/6
Read 6 tweets

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